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Legge Emilia Romagna su Gap, politica divisa sull'efficacia attuativa

14 marzo 2017 - 14:37

In commissione Politiche per la salute e gli affari sociali della Regione Emilia Romagna presentata la relazione sull'attuazione della legge regionale sul gioco patologico.

Scritto da Redazione

 Sono 30.880 gli apparecchi in esercizio (dati 2015) in Emilia-Romagna, in aumento rispetto al 2013, 6.500 le sale. Questo uno dei dati contenuti nella la relazione valutativa della legge sul contrasto del gioco d’azzardo patologico presentata oggi 14 marzo in commissione Politiche per la salute e gli affari sociali della Regione Emilia Romagna. 

Piacenza è la provincia con maggiore presenza di apparecchi in proporzione al numero di abitanti- uno ogni 131 residenti- a Forlì-Cesena si registra la situazione migliore, uno ogni 205 residenti (uno ogni 151 residenti a Ferrara, uno ogni 165 residenti a Reggio Emilia, uno ogni 167 residenti a Bologna, uno ogni 168 residenti a Ravenna, uno ogni 176 residenti a Parma e uno ogni 185 residenti a Modena). La tematica del gioco d’azzardo, si precisa nella relazione della Giunta, è stata inserita nei progetti già attivi di “Scuole che promuovono salute” realizzati in collaborazione con Luoghi di prevenzione, centro di riferimento regionale per la didattica e la metodologia in promozione della salute, con sede a Reggio Emilia. In diversi territori si sono costituiti tavoli integrati Ausl, Comune, associazioni sul tema del gioco d’azzardo patologico. Inoltre, con la legge regionale per la promozione della legalità, del 2016, è vietato l’esercizio delle sale da gioco e delle sale scommesse nonché la nuova installazione di apparecchi per il gioco d’azzardo lecito in locali collocati a una distanza inferiore ai 500 metri da luoghi sensibili, come ad esempio le scuole.

Si segnala inoltre, si legge nella relazione, il progetto di ricerca “Le implicazioni criminologiche e vittimologiche del gioco d’azzardo” che ha previsto la realizzazione di uno studio sulle caratteristiche e la diffusione del fenomeno. Dal 2011 al 2016 per sostenere questi progetti tematici la Regione Emilia-Romagna ha investito oltre 180.000 euro. Sono attivi in regione, si evidenzia inoltre, presso i Servizi per le dipendenze patologiche circa 40 punti di accoglienza, valutazione e trattamento dei giocatori patologici e dei loro familiari con sede in ogni Ausl in collaborazione con gli enti del privato sociale accreditati che già operano nel Sistema delle dipendenze patologiche. Nel 2015 sono stati trattati 1.310 giocatori d’azzardo con un incremento dell’utenza pari al 155,9 per cento sul dato del 2010. Circa l’80 per cento è di sesso maschile. Inoltre, in Emilia-Romagna sono attivi nove gruppi di giocatori anonimi e quattro gruppi per i familiari. È anche attivo un programma di tipo residenziale breve specifico per giocatori, denominato “Progetto Pluto”, gestito dall’associazione onlus Centro sociale Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia. In più, fino al primo semestre del 2016, sono stati realizzati 42 corsi a cui hanno partecipato 800 operatori di locali di gioco. Sono stati istituiti, inoltre, un numero verde e un sito internet per le informazioni ed è attivo un osservatorio regionale.
IL MARCHIO SLOT FREER - Prosegue anche la campagna per la diffusione del marchio SlotFreER. “A fronte di una diminuzione di oltre il 10 per cento degli esercizi pubblici nel triennio- è intervenuto sulla relazione Tommaso Foti (Fdi-An)-, abbiamo un aumento di macchinette del 7-8 percento: se l’obiettivo era quello di contrastare il gioco d’azzardo, evidentemente non è stato raggiunto”. Inoltre, ha rilevato il consigliere, “esiste una sproporzionalità della diffusione degli apparecchi nelle diverse aree del territorio regionale, così come sono disomogenei i numeri dei soggetti che si rivolgono al sistema sanitario, ci chiediamo per quale motivo”. La prevenzione nelle scuole, ha poi concluso, “è più annunciata che praticata”. “I territori- ha sottolineato Daniele Marchetti (Ln)- si devono sostituire allo Stato che non riesce a contrastare questi fenomeni, inoltre le disponibilità economiche sono limitate”. I dati, ha concluso, “non sono confortanti”. Anche per Andrea Bertani (M5s) “la legge non ha sortito gli effetti che si proponeva, il quadro è desolante”. Una norma seria, ha aggiunto, “si dovrebbe fondare su tre pilastri: cultura, cura e contrasto alla diffusione”. Il problema, ha poi evidenziato il consigliere, “sono i 10 miliardi che lo Stato ogni anno incassa dal gioco d’azzardo: questa sì è dipendenza patologica”. “Importanti sono i passi in avanti- ha riferito Marcella Zappaterra (Pd)- ma c’è ancora molto da fare, la legge non mirava a ridurre il numero di sale gioco, è stata approvata quando la diffusione del problema era già capillare”. La Regione, ha concluso, “sta facendo un lavoro considerevole di aiuto ai Comuni”. Raffella Sensoli (M5s) ha chiesto alla Giunta di prevedere uno studio per comprendere il rapporto tra la presenza di sale slot e le pratiche illegali. Il presidente Paolo Zoffoli, alla conclusione della seduta, ha ribadito il “costante l’impegno della Regione su questo tema”, annunciando che sarà calendarizzato un secondo incontro, per analizzare i dati del 2016, che saranno disponibili dal 31 marzo prossimo.

 

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