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Divina: ‘No a puritanesimo sul gioco, sì a tessera anti-ludopatia’

12 aprile 2013 - 08:19

Il settore del gioco gli sta particolarmente a cuore e ne è attento osservatore. Tant’è che proprio nel giorno inaugurale, al Senato, della nuova legislatura, il senatore della Lega Nord Sergio Divina è tornato a ripresentare quel disegno di legge in materia recante ‘Misure urgenti sul gioco d’azzardo per la tutela dei minori, per il contrasto del gioco compulsivo e sul divieto della pubblicità dei luoghi di gioco’ che le elezioni anticipate, e tante altre varie ed eventuali, hanno portato in quella passata alla mancata ultimazione del suo iter, che pure era cominciato in sede referente.

Scritto da Anna Maria Rengo

LA RIPRESENTAZIONE DEL TESTO - “In realtà – spiega nell'intervista pubblicata sul numero di aprile della rivista Gioco News - la legge Balduzzi ha già recepito numerose disposizioni contenute nel testo che avevo presentato l’8 marzo 2012. Il tassello mancante, e che mi ha spinto a ripresentarlo, è il collegamento alla Carta regionale dei servizi, ossia al cosiddetto tesserino sanitario”.

Divina guarda con grande favore, visto che era stato tra i primi a sollevare la proposta, al fatto che per giocare alle slot di nuova generazione sarà necessario introdurre la tessera sanitaria, o qualcosa di similare, così da impedire il gioco ai minorenni: “Stiamo davvero andando sulla strada giusta, adeguandoci alle disposizioni che già vigono per i distributori di sigarette”. Ma si spinge oltre: “Oltre a monitorare l’età del giocatore sarebbe opportuno che la tessera sanitaria contenesse, ovviamente in forma criptata, dei dati sensibili come la situazione patrimoniale del possessore, e che dunque si potesse avviare un meccanismo di controllo tale che la macchina informi, e si blocchi, una volta che si sta giocando oltre le proprie possibilità economiche. Tutto ciò ovviamente nella massima discrezione e rispettando la privacy. Sono tutt’altro che un bacchettone, né sono fuori dalla realtà. Ma penso che occorra concepire un gioco responsabile e consapevole, e impedirne la diffusione non solo ai minori, ma anche a quei ludopatici che rischiano di compromettere non solo se stessi, ma anche di recare nocumento alla propria famiglia e figli. Una dissipazione esagerata, fuori dalle reali disponibilità finanziarie, pregiudica la tenuta, la sopravvivenza della famiglia. Una Carta dei servizi, che oggi contiene determinati contenuti, integrata anche con una parte fiscale, eviterebbe di giocare cifre eccessive e che vengano intaccati interessi legittimi del nucleo familiare”.

IL GIOCO RESPONSABILE - Verso quali direttrici si augura che si muovano il governo e il Parlamento in materia di gioco?

“Non sono un puritano, credo che occorre ricondurre il gioco entro limiti accettabili, in quanto lo stato ne è responsabile. Sono convinto che il gioco faccia parte della nostra cultura e sulla base di ciò bisogna promuovere quello ‘normale’ e bloccare quello che rischia di ingenerare fenomeni patologici. Ma come facciamo a individuare il soggetto ludopatico? Ecco che torna il senso della mia proposta, quindi che le macchine da gioco possano fare un rilevamento automatico, il che consentirebbe anche di avere qualche elemento in più per valutare e quantificare l’incidenza di queste patologie”.

Di vedute ampie e senza sposare facili moralismi, Divina si dice poco convinto del fatto che le nuove mille sale da poker live, già previste dalla legge comunitaria, servano davvero a colmare una domanda inevasa: “Ci sono tanti di quei siti online dove giocare che mi chiedo se servano davvero dei luoghi dove praticare il poker live. È pur vero che in una sala ci sarebbero più controlli e anzi ben venga il gioco che non rovina nessuno. Non me la sento di fare una battaglia, di essere il paladino contro il gioco, se non crea problemi sociali”.

Divina esprime la sua opinione anche sul tanto discusso federalismo fiscale in materia di gioco, richiamando l’esempio dei casinò: “Oggi ne esistono solo quattro autorizzati. Se dessimo risposte alle esigenze degli enti locali, qualcuno in più, specie nelle località turistiche e come completamento alla loro offerta, non guasterebbe. Inoltre la ricaduta positiva ci sarebbe non solo per il comune ospitante, ma per l’intero comprensorio, visto che oggi i casinò ripartiscono parte dei loro incassi anche ad altri enti locali. La stessa impostazione potrebbe valere per le altre sale da gioco. Oggi tutto è incamerato dallo Stato, con l’unica eccezione rappresentata dalle regioni a Statuto speciale, penso al Trentino Alto Adige che tratteneva i sette decimi dei proventi del lotto, poi diventati nove decimi. È opportuno che ciò possa valere per tutte le regioni, tanto più che si tratta di ‘tasse’ spontaneamente versate dai cittadini”.

Crede che occorra conferire maggiori poteri ai sindaci nel controllo sul settore del gioco, così come richiesto anche dall’Anci, per prevenire comportamenti patologici?

“È una cosa basilare, le sale da gioco possono creare disguidi di varia natura e per esempio dovuti alla loro frequentazione ed è giusto che i Comuni debbano e possano dire dove allocarle o dove proibirle per evitare disagio ai residenti”.

Che cosa ne pensa della proposta, lanciata in campagna elettorale dal presidente del Pdl Silvio Berlusconi, di togliere l’Imu dalla prima casa e di trovare i fondi che verrebbero meno anche attraverso un inasprimento della tassazione sul gioco? Ritiene, per esempio, che questa decisione potrebbe far perdere di appeal il gioco legale, finendo dunque per beneficiare il circuito illegale?

“Temo che il gioco illegale ci sarà sempre, e chi lo gestisce lo fa per motivi diversi e con strumenti diversi da quelli rappresentati dalla tassazione sul gioco. Quanto al primo aspetto, se dobbiamo mettere sullo stesso piano un’imposta che devono pagare persone che fanno una fatica enorme e una tassa che la gente non è obbligata a pagare, ma che piuttosto versa spontaneamente nel momento in cui decide di giocare, anch’io penso che sia meglio cercare di trovare fondi dai pagatori spontanei. Non trovo dunque scandalosa la tassa sul gioco, certo, lo è molto meno che quella sulla prima casa”.

 

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