Mentre prosegue l'esame delle commissioni V e VI del Senato al Dl Ristori, accorpato al testo bis tramite modifica governativa, con relativo pacchetto di emendamenti e subemendamenti, dalla commissione Finanze della Camera, grazie all'interrogazione del deputato Pd Gian Mario Fragomeli, sono emersi i primi risultati relativi all’erogazione dei contributi a fondo perduto in favore degli operatori delle attività economiche interessate dalle restrizioni introdotte a causa della pandemia da Covid-19.
In un dettagliato report del sottosegretario all'Economia Alessio Mattia Villarosa, suddiviso per tipologia di attività interessate ai ristori, ma anche per regioni e province d'Italia a vari livelli interessate dalle restrizioni dell'ultimo Dpcm tuttora in vigore, appare evidente come in nove giorni il governo sia riuscito a stanziare circa un miliardo di euro a favore di 211.488 imprese, le più colpite appunto dalle misure di contenimento della seconda ondata dell’epidemia.
Come certificato dall’Agenzia delle Entrate, i bonifici sono stati disposti lo scorso 6 novembre, ossia decorsi nove giorni dall’emanazione del decreto-legge n. 137 del 2020, avvenuta il 28 ottobre 2020. I contributi sono stati erogati in soli nove giorni dall’emanazione del decreto Ristori, grazie alla procedura informatica gestita dal partner tecnologico Sogei, e senza richiedere alcun adempimento ai contribuenti coinvolti che vedranno accreditarsi le somme maggiorate direttamente sul conto corrente indicato nella domanda relativa al primo contributo a fondo perduto previsto dal decreto.
A ricevere i contributi sono anche 154 mila bar, pasticcerie, gelaterie e ristoranti per un importo di oltre 726 milioni di euro e 25 mila operatori dell’ospitalità per 106 milioni di euro. Sono, invece, circa 9 mila i beneficiari che operano nelle attività sportive e di intrattenimento e nel trasporto.
Con riferimento al territorio di appartenenza, sono 32 mila i beneficiari con sede nel territorio della Lombardia, più di 20 mila nel Lazio, 17 mila circa in quattro regioni (Veneto, Campania, Toscana ed Emilia Romagna), circa 13 mila in Sicilia e Puglia e oltre 5 mila in Calabria e Marche.