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Commissione inchiesta su gioco pubblico, volata finale in Aula

22 giugno 2021 - 16:44

L'Aula del Senato approva il documento che propone l'istituzione di una commissione parlamentare di indagine sul gioco pubblico.

Scritto da Anna Maria Rengo
Commissione inchiesta su gioco pubblico, volata finale in Aula

Dopo il via libera in sede redigente, la sesta commissione Finanze, la proposta di istituzione di una commissione parlamentare di Inchiesta sul settore del gioco pubblico in Italia e sul contrasto del gioco illegale approda all'esame dell'Aula del Senato, per il suo via libera finale, arrivato poco prima delle 19,30 con 186 voti favorevoli, nessuno contrario e 7 astensioni.

Il documento, che reca come prima firma quella del senatore di Iv-Psi Mauro Maria Marino, punta all'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul settore del gioco pubblico in Italia e sul contrasto del gioco illegale, che si rende necessaria, come spiegato nella introduzione della proposta stessa, "alla luce dell’incremento verticale del fenomeno del gioco, favorito anche dal forte aumento dell’offerta, con una crescita conseguente sia della percentuale dei consumi delle famiglie destinati al gioco, sia del gettito statale".

In particolare, desta particolare preoccupazione "la dimensione crescente del gioco illegale, nell’ambito del quale, peraltro, si radicano direttamente o indirettamente gruppiappartenenti alla criminalità organizzata. Le organizzazioni mafiose ricavano infatti ingenti profitti da questo settore, anche perchéesso consente il riciclaggio di denaro; inquesto ambito, peraltro, queste organizzazioni ricorrono in maniera massiccia anche ad attività illegali quali, a titolo esemplificativo, la manipolazione delle macchinette per ridurre la tassazione sui ricavi o l’alterazione del sistema di gioco e della probabiità di vincita del giocatore".

Secondo Marino, "è sempre più evidente la stretta correlazione tra gioco lecito e gioco illecito, in quanto parte dei giocatori risultano attratti da offerte illegali, che si presentano come apparentemente più allettanti, finendo poi per cadere nella rete dell’usura".

C'è poi "la necessità di fornire una disciplina pubblica in relazione alla tutela dei soggetti più deboli e vulnerabili per contrastare fenomeni di dipendenza e ludopatia, ma anche in riferimento alla tutela della correttezza dell’offerta di gioco e di rispetto del principio di concorrenza tra tutti gli operatori".

La Commissione, secondo la proposta, "nello svolgimento delle sue funzioni, si avvale dei poteri tipici dell’autorità giudiziaria" e "ha il delicato compito di dare seguito alle esigenze esposte, prestando attenzione alla dimensione complessiva del comparto, che abbraccia la produzione, la commercializzazione, ma anche la gestione degli apparecchi da intrattenimento, così come la gestione del settore delle scommesse e delle lotterie istantanee".

Tale indagine "dovrà avere un più ampio respiro,nell’ottica di una razionalizzazione e revisione completa dell’intera disciplina, tenendo conto, tra i tanti aspetti, anche delle trasformazioni tecnologiche del sistema". Gli indirizzi così formulati dalla Commissione potranno "altresì essere resi disponibili per la redazione di un testo unico delle leggi in materia di gioco pubblico".

LA RELAZIONE DI PITTELLA - Nell'intervenire in Aula, il relatore del Pd Gianni Pittella sottolinea che "non deve sorprendere l'istituzione di una Commissione di inchiesta nella materia del gioco. Anzi, testimonia la grande attenzione della politica rispetto ad un settore caratterizzato da molti aspetti, che giustificano punti di vista differenziati, se non addirittura antitetici. Il mestiere della politica è proprio questo: ascoltare, verificare diverse posizioni e poi tentare di fare una sintesi. Questo schema operativo è già stato messo in campo dalla Commissione finanze nell'esaminare il documento presentato dai senatori del Gruppo di Italia Viva, a prima firma del collega senatore Marino".

La Commissione ha condiviso da subito l'iniziativa, "concentrando la fase emendativa su quelle disposizioni che potevano indurre in un errore di prospettiva. L'oggetto dell'inchiesta non è il gioco pubblico in Italia, ma il gioco illegale e le eventuali disfunzioni del gioco pubblico. Infatti, è opinione prevalente e condivisa, anche tra i Gruppi parlamentari più critici e sensibili alle conseguenze sociali della diffusione del gioco d'azzardo, che il comparto del gioco è una componente economica e produttiva importante, con profili occupazionali e di gettito erariale meritevoli di grande attenzione e certamente non può essere oggetto tout court di un'inchiesta parlamentare o amministrativa, anche in relazione all'esecuzione delle concessioni, anche verificando l'eventuale verificarsi di sovrapposizioni e antinomie nell'azione di contrasto al gioco illegale".

Pittella assicura che "particolare attenzione sarà posta nell'evitare che i compiti dell'istituenda Commissione possano sovrapporsi a quelli di altri organismi di inchiesta, in particolare con la Commissione antimafia, il cui lavoro di approfondimento è precipuamente indirizzato all'azione alla criminalità organizzata. È stata poi prestata attenzione ad alcune preoccupazioni sollevate in particolare da alcuni colleghi del Gruppo del MoVimento 5 Stelle". In conclusione, "la proposta che è venuta fuori, sulla base di quella originaria di Italia Viva, è molto equilibrata e sicuramente ci consentirà di fare un lavoro serio, laico, equilibrato e attento alla dimensione e a tutti i profili del gioco illegale, ma anche alle eventuali disfunzioni del gioco legale".

L'ILLUSTRAZIONE DI MARINO - Nell'intervenire in Aula dopo l'approvazione, uno per uno, dei singoli articoli, e in sede di dichiarazioni di voto finali, Marino sottolinea come "con questo provvedimento riprendiamo idealmente un percorso interrotto nella scorsa legislatura; un percorso irto di ostacoli nel quale si sovrapponevano sensibilità diverse: c'è chi optava per una riforma sistemica e chi invece preferiva l'analisi settoriale. Quindi si sovrapponevano anche competenze diverse, che potevano afferire alla Commissione finanze o alla Commissione sanità, nell'affrontare i problemi con sensibilità che erano diverse esse stesse".

Come testimoniato "dai due gruppi di disegni di legge presentati sia al Senato sia alla Camera dei deputati nella scorsa legislatura, i due profili prioritari erano quelli che afferivano alla Commissione finanze e al tema della Commissione sanità. In realtà, il percorso era molto più lungo e partiva dalla legge di delega fiscale, la legge n. 23 del 2014, dove, all'articolo 14, si davano indirizzi perché vi fosse una raccolta sistematica della disciplina in un codice di disposizione dei giochi.

Si ipotizzava poi il riordino del prelievo erariale, interventi volti a tutelare i minori dalla pubblicità dei giochi, interventi volti a recuperare dal disturbo del gioco d'azzardo, il Dga, quello che noi volgarizziamo in ludopatia, le persone maggiormente esposte. Cito solo questi, perché sono alcuni dei temi più significativi".

Tuttavia, prosegue Marino, "questa norma fu uno dei cinque punti inattuati della delega fiscale, insieme a quello del catasto, della giustizia tributaria, della fiscalità ambientale e della riscossione degli enti locali. La delega scadeva il 27 giugno 2015. Preso atto del fallimento dell'attuazione della delega in materia, la legge di stabilità del 2016 interveniva, all'articolo 1, comma 936, dando disposizioni che, in sede di conferenza unificata Stato-Regioni, venissero definite: le caratteristiche dei punti di vendita dove si raccoglie il gioco pubblico; i criteri di distribuzione e di concentrazione territoriale dei punti di vendita, ma anche la tutela della salute, la tutela dell'ordine pubblico, la tutela della pubblica fede dei giocatori e, naturalmente, la tutela dei minori di età".
Il 5 maggio 2016, ricorda il senatore, "iniziò un confronto sulla regolazione dei giochi, con gli enti locali e con la Commissione antimafia: sensibilità particolari, anche rispetto alle mozioni che erano state approvate dal Parlamento e ai disegni di legge parlamentari. In altre parole, lo Stato voleva ragionare sulla distribuzione dell'offerta e regolarla, perché l'aumento dell'offerta, che era la risposta che veniva data al gioco illegale, trovava una reazione, da parte degli enti locali, che ravvisava un effetto di emergenza sociale.

Su tutto, chiaramente, dominava la mancanza di un quadro regolatorio nazionale, a fronte del fatto che nel 2016 il gettito per l'erario fosse di ben 10,5 miliardi di euro. Contemporaneamente, a fronte di quello che veniva vissuto come un procedere claudicante da parte dell'esecutivo di allora, vennero presentati diversi disegni di legge, che, fondamentalmente, solo al Senato si aprirono in due filoni: uno faceva riferimento al disegno di legge presentato dal senatore Mirabelli, che chiedeva anche la procedura d'urgenza ex articolo 77 del regolamento del Senato e che aveva un carattere ampio, trattandosi di disposizioni in materia di riordino dei giochi".

Ma, aggiunge Marino, "ve ne erano altri. Per citarne solo alcuni, quello del senatore Endrizzi, che è presente in Aula, ma anche quelli della senatrice Albano e del senatore Crosio, che invece ragionavano più sulla pubblicità dei giochi. Si apriva addirittura un conflitto di attribuzioni tra Camera e Senato, che veniva risolto dai due Presidenti delle Camere ponendo la trattazione della materia in capo al Senato.

Quando sembrava che, finalmente, l'iter parlamentare fosse sulla rampa di lancio, questo veniva interrotto, su richiesta specifica dell'esecutivo. L'esecutivo sosteneva: visto che ci siamo portati più avanti e che stiamo procedendo nel rapporto con la conferenza unificata, sarebbe saggio sfruttare l'occasione migliore. Dopo un dibattito parlamentare su questo tema, il Parlamento decise di fare un passo indietro e di lasciare mano libera al Governo, il quale firmava l'intesa in conferenza unificata il 7 settembre 2017. Intesa che, però, non veniva rispettata proprio da parte di alcuni sottoscrittori. Io ho fatto questo breve quadro perché esso fa capire il livello di anarchia sotto il profilo del percorso legislativo e quale sia la necessità di mettere ordine tra le norme".

I RILIEVI DI DE BERTOLDI - Da parte sua, il senatore di Fratelli d'Italia Andrea De Bertoldi sottolinea "gli aspetti fondamentali e pregnanti di una tale Commissione, che credo possiamo sostanzialmente individuare in tre passaggi e in tre problematiche: la problematica delle ludopatie, che certamente è presente in tutti noi, la problematica dell'illegalità e delle mafie", e le problematiche "del gioco pubblico. Tali problematiche hanno riguardato un settore composto da decine di migliaia di piccole imprese e da oltre 150.000 occupati, che stanno soffrendo per gli oltre tredici mesi di lockdown. Non dimentichiamoci che i sacrifici che sono stati spesso erroneamente imposti, come abbiamo più volte sottolineato, a tante imprese italiane, ai bar, ai ristoranti e alle palestre, sono sacrifici che vedono negli operatori del gioco pubblico, cioè nei concessionari dello Stato (non dimentichiamocelo), coloro che più sono stati colpiti e meno sono stati aiutati.

Quindi ricordiamoci - anche la Commissione se lo dovrà ricordare - di decine di migliaia di operatori del gioco pubblico e di oltre 150.000 occupati nel settore".

L'APPELLO DI MIRABELLI - Il senatore del Pd Franco Mirabelli evidenzia che "Manca una riforma organica del settore e stiamo parlando di un settore importante, che garantisce otto miliardi all'anno di entrate allo Stato italiano, ma che è anche fortemente permeabile alla criminalità e alla illegalità. Molte sono le inchieste che abbiamo visto susseguirsi da Nord a Sud in questi mesi e in questi anni, che hanno visto la criminalità organizzata penetrare il gioco legale o gestire il gioco illegale. Rispondere a tutto questo significa valorizzare, come è giusto fare, l'importanza del gioco legale, mantenere un gioco legale anche per contrastare l'illegalità, ma bisogna sapere che ciò non è sufficiente. Bisogna verificare i capitali delle società legali: chi investe nel gioco legale? Bisogna creare regole più ferree e più forti rispetto al gioco on-line, che oggi è un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più. Bisogna stabilire regole ferree come quelle che hanno garantito, con il provvedimento che abbiamo approvato nella scorsa legislatura, la possibilità, come era necessario, di collegare tutte le slot machine e tutti gli apparecchi Vlt da remoto, per impedire quelle truffe ai consumatori che venivano perpetrate modificando le schede macchina per macchina".

E ribadisce che "non possiamo neanche pensare di tutelare un settore economico importante come quello delle aziende che offrono gioco d'azzardo al di là di quanto accaduto a causa della pandemia. Negli ultimi dieci anni queste aziende si sono trovate a fronteggiare una situazione di incertezza costante, di cambio continuo delle regole e di impossibilità di prevedere il loro futuro e anche di trovare uno Stato che le aiuti nel momento in cui si chiede loro di riconvertirsi e fare altro proprio per ridurre domanda e offerta di gioco.

Penso che per queste ragioni serva una riforma di riordino complessivo del settore e mi auguro che il Sottosegretario che ha la delega su questo sia d'accordo con me. Abbiamo bisogno di una legge di riordino perché le questioni da affrontare sono tante. L'accordo trovato alla fine della scorsa legislatura in sede di Conferenza Stato-Regioni era importante e buono, ma è morto - o è stato ucciso - pochi giorni prima della nuova legislatura, quando, dopo un lungo lavoro, si era trovata una quadra.

Chiederei al Sottosegretario di ripartire da lì, sapendo che questa è una cosa che possiamo fare in fretta e che in Senato ci sono proposte di legge che vanno in questa direzione".

L'ALLARME DI LANNUTTI - Secondo Elio Lannutti, del gruppo Misto, "In Italia il gioco d'azzardo coinvolge circa 10 milioni di persone: dalle scommesse online fino alle slot machine. I malati di ludopatia sono 1,3 milioni, come acclarato dall'osservatorio nazionale sul contrasto al gioco d'azzardo. La ludopatia è una piaga sociale anche peggiore dell'alcolismo e della tossicodipendenza". 

Lannutti ritiene che "va bene quindi" indagare "sul settore del gioco pubblico e sul contrasto al gioco illegale, ma la ludopatia ed i costi sanitari e sociali con il gioco che si accanisce sui più deboli con la complicità dello Stato avrebbe meritato maggiore attenzione". A suo dire, "certamente è stato ottenuto qualche miglioramento dell'impianto iniziale, anche grazie alla discussione che c'è stata e ai nostri emendamenti, ma non è ancora sufficiente".

LE CRITICHE DI BINETTI - Paola Binetti (Udc) ritiene che "Tutti noi avremmo voluto una legge quadro sul gioco d'azzardo; tutti noi avremmo voluto poter discutere su una legge nella sua struttura organica. Oggi, invece, con la Commissione d'inchiesta ci troviamo a intervenire in maniera chirurgica o comunque più simile al lavoro che fa un medico quando interviene su un corpo che considera già malato, infettato. Istituire una Commissione d'inchiesta, infatti, significa assumere già in premessa che ciò che c'è non va bene; significa assumere in premessa una visione in cui gli elementi di pericolosità di quello che in questo momento noi stiamo facendo sono insiti nella struttura stessa, quella che possiamo considerare l'infrastruttura del gioco d'azzardo".

LE OSSERVAZIONI DI BORGHESI - Stefano Borghesi, della Lega, prende la parola per osservare che "Lo Stato deve farsi carico di garantire correttezza nell'offerta e una leale concorrenza tra gli operatori autorizzati. Ci rendiamo conto della diversificazione delle varie attività e della complessità della normazione di ciascuna. Il settore, infatti, è assai vasto: si pensi, a titolo esemplificativo, alla produzione, alla commercializzazione e alla gestione degli apparecchi di intrattenimento, ma anche alla gestione del settore delle scommesse e a quello delle lotterie istantanee. Non è semplice, ma lo Stato deve farsi carico anche dei più deboli. In questo quadro assume importanza prioritaria e va assolutamente sostenuto il ruolo dell'azione pubblica di prevenzione, di cura e sostegno per i soggetti a rischio o affetti da ludopatia, svolta in particolare dagli enti territoriali e dai servizi sanitari".

LE CRITICHE DI DI PIAZZA - Critico nei confronti del settore, il senatore del M5S Stanislao Di Piazza: "Oggi, in tempi di pandemia, dobbiamo parlare di uno Stato che premia le imprese che creano valore e avviarci verso un modello economico sostenibile, che genera ricchezza e benessere.

L'economia dell'azzardo, invece, è costruita su una mega macchina sociale, che estrae valore e non genera ricchezza. Il gioco d'azzardo è un'operazione finanziaria in sé, non dispone di progetto industriale e di economia reale sottostante. Chiediamoci, allora, quali sono i costi reali da computare per rimanere nei temi dell'etica. Ben venga una Commissione di inchiesta che mostri intransigenza sugli affari della criminalità e che abbia una forza generatrice di idee innovative per le politiche sociali correlate. Riflettere sul gioco, dunque, come strumento, riconoscendone le ricadute negative nell'utilizzo illegale e non controllato".

Di Piazza aggiunge: "Non siamo convinti che sia utile arrivare al proibizionismo, perché, avendo raggiunto il gioco d'azzardo volumi notevolissimi, ciò determinerebbe fratture sociali e nuovi spazi di crimine. Riteniamo, invece, utile rafforzare le riforme restrittive, nel segno della tutela della salute dei cittadini e delle comunità. Regioni ed enti locali hanno avviato iter legislativi significativi, che a regime prevedranno misure operative e formative.

Limiti agli orari di apertura delle sale da gioco, distanziometro ovvero il divieto di apertura di sale da gioco e/o servizi commerciali che ospitano slot machine entro una distanza, in genere circa 500 metri, da luoghi definiti sensibili, quali scuole, luoghi di culto, ospedali, centri ricreativi e sportivi, luoghi frequentati soprattutto dai soggetti più a rischio, in primo luogo giovani e anziani".

Ma questo "non basta: c'è bisogno di procedere con un'azione coordinata a livello parlamentare e governativo, per individuare le fasce che distinguono i tipi di gioco per categorie, individuate per persone coinvolte e rischi connessi; bisogna formare addetti al lavoro e pubblicizzare il rischio dell'azzardo, studiando nuovi equilibri, che non trasformino il tempo libero di un giocatore in tempo da liberare per consegnarlo ad una ossessione distruttiva. Con lo stop imposto dal Covid-19 anche su alcune aree del gioco d'azzardo, cogliamo l'occasione per ripartire in un modo nuovo, che abbia un valore guida assoluto: la protezione di ciascuna persona da catene di sofferenza da cui è difficile e improbabile venire fuori".

 

 

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