Assemblea Emilia Romagna: 'Gioco in calo grazie a legge 2013 e Covid'
Illustrata in commissione Salute dell'Assemblea dell'Emilia Romagna la relazione sull'attuazione della legge sul gioco, chiuse 155 attività in 255 comuni.
Diminuisce il numero di sale da gioco e apparecchi, diminuiscono anche le patologie dei giocatori stessi – soprattutto dopo la pandemia - e si specializzano i trattamenti personalizzati per chi ne soffre. Questi i dati presentati nella relazione richiesta dalla clausola valutativa sulla legge regionale 5 del 2013 su “Contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico” illustrata nella seduta di oggi, 1° dicembre, della commissione Salute dell'Assemblea regionale dell'Emilia Romagna dall’assessore alle Politiche per la salute Raffaele Donini.
Gli effetti della legge regionale, si legge in un comunicato dell'Assemblea, si vedono e hanno aiutato ad arginare il fenomeno, ma soprattutto è la stessa pandemia a far emergere alcuni dati interessanti", secondo quanto presentato in Commissione.
PICCININI (M5S): “SENZA IL NOSTRO LAVORO NELLA SCORSA LEGISLATURA LA LEGGE SULL’AZZARDOPATIA NON CI SAREBBE" - “Senza il pressing del MoVimento 5 Stelle nella scorsa legislatura oggi l’Emilia-Romagna non avrebbe una legge contro l’azzardo patologico. Per questo siamo soddisfatti che si comincino a vedere i primi risultati con la diminuzione di sale gioco, slot machine e numero di giocatori patologici”.
È questo il commento di Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo alla relazione richiesta dalla clausola valutativa sulla legge regionale sul “Contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico” illustrata oggi in Commissione Salute. “Il fatto che la chiusura delle sale slot vicino ai luoghi sensibili abbia avuto l’effetto di contrarre la domanda di gioco e che non abbia spinto i giocatori a riversarsi sull’online, dimostra come la crescita esponenziale dei centri scommesse negli ultimi anni avesse contribuito in modo determinante all’aumento del gioco patologico – spiega Silvia Piccinini – Certo, resta ancora molto da fare soprattutto per quel che riguarda la tutela delle persone più fragili come minorenni e pensionati, con i primi che nonostante i divieti dichiarano di aver giocato d’azzardo almeno una volta nella loro vita e i secondi che rappresentano la fascia che fa ancora molta fatica ad emanciparsi dal gioco quotidiano anche durante il periodo di lockdown”, conclude Silvia Piccinini.