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M5S: 'Riforma calcio, no a ritorno pubblicità indiretta del gioco'

04 marzo 2025 - 12:50

Durante il convegno l’Azzardo non è un gioco M5S esprime posizione contraria in merito al possibile imminente ritorno della pubblicità indiretta sui giochi.

Scritto da Redazione
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“Siamo disponibili a votare favorevolmente questa risoluzione se la previsione sulle sponsorizzazioni che riguarda le scommesse verrà stralciata. Avremmo voluto maggiore collaborazione da Agcom, una presa di posizione più netta e invece la norma è stata elusa. Al netto della piaga della ludopatia che rappresenta un'emergenza sociale profonda, credo che ci sia un messaggio sbagliato.” A pronunciare queste parole è Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato, nel corso del convegno “L’azzardo non è un gioco” discusso oggi 4 marzo in Senato.

In questo modo il capogrupo del Movimento 5 Stelle rimarca la netta opposizione del partito riguardo lavori portati avanti in Commissione Cultura in merito all’affare “Prospettive di riforma del calcio italiano", che dovrebbe dare il via libera alla possibilità per gli operatori di gioco di tornare a esporre i propri marchi negli stadi, con banner o cartellonistica, e a sponsorizzare eventi sportivi.

Nel corso del convegno Patuanelli sottolinea come il Decreto dignità rappresenti la posizione del Movimento Cinque e rimarca: “Mi piacerebbe avere la lega calcio a nostro fianco in questa battaglia perché il calcio è uno sport che ha un grande valore sociale, rappresenta un potenziale profondissimo e viene alterato dalle scommesse solo per interessi economici.”

Luca Pirondini del M5S sottolinea invece come ora, a un passo dalla votazione, il tema della ludopatia “sia stato affrontato poco in questo percorso ed è nostro dovere rimarcare questo aspetto”. Tra le motivazioni per cui il Decreto Dignità è stato superato c'è quella in base alla quale "viene raggirato. Tuttavia se “la norma viene aggirata va rafforzata per impedire che venga elusa. Se l’obiettivo è combattere la dipendenza dal gioco e proteggere i fragili deve essere cancellata”.

Francesco Silvestri del Movimento 5 Stelle aggiunge che senza dubbio conviene “mantenere il Decreto dignità e che Agcom ha tentato di aggirare la norma sulle pubblicità dirette e indirette, un tentativo che di fatto ha depotenziato quello per cui il Movimento 5 Stelle si era battuto.”

Marco Croatti senatore del Movimento 5 Stelle aggiunge che “il punto centrarle è che il mondo dello sport deve essere un esempio per le nuove generazioni. Qui si apre un dibattito, uno spaccato che creerà delle criticità. Il fair play viene messo in discussione perché l’azzardo scalza questo tema dello sport; abbiamo dei tifosi e nuove generazioni di ragazzi che si nutrono di immagini distorte dei loro idoli”.

Carolina Morace, europarlamentare sempre del Moivmento 5 Stelle spiega anche lei che la posizione del partito è chiara: "Contrastare la lupdaptia e proteggere i fargili. Abbiamo visto anche dei giocatori finire nel tunnel della dipendenza".

Maurizio Fiasco, presidente di Alea – associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio spiega invece che la “dipendenza arriva a causa del bombardamento da parte di un sistema”. Per questo parlando delle nuove tecnologie occorre imporre “alcuni criteri essenziali che vanno a mettersi di traverso a questa combinazione di tecnologica vietando le scommesse nel corso dell’evento e procedendo gradualmente a riportare una necessaria e vigile critica nell’opinione pubblica sul fenomeno" soprattutto per "tutelare le giovani generazioni”.

Beppe Dossena ex calciatore e ora dirigente sportivo afferma: “Le scommesse ci saranno sempre ma tutto ciò ha bisogno di correttivi, le distorsioni del sistema vanno regolamentate e a me il tema sta a cuore; rappresento un’associazione del terzo settore che si occupa di sostegno ad ex atleti in difficoltà. L’incapacità di ricollocare degli sportivi è terreno fertile per dipendenze e per noi la ludopatia è un problema”

Massimiliano Dona, presidente Unione Nazionale Consumatori aggiunge in ultimo che in questo caso non si parla di “proibizionismo ma di pubblicità”.

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