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Bitonci: “Il gioco resti legale”

10 maggio 2014 - 07:23

Il gioco non deve assolutamente essere consegnato nelle mani dell’illegalità, ma devono essere messe in campo delle azioni efficaci ed incisive per fronteggiare i rischi che sono connessi anche a quello legale.

Scritto da Anna Maria Rengo
Bitonci: “Il gioco resti legale”

Questo, in estrema sintesi, l’obiettivo che si è prefisso il senatore della Lega Nord Massimo Bitonci nel presentare, assieme ad altri colleghi, il disegno di legge recante ‘Misure di contrasto al fenomeno della ludopatia e razionalizzazione dei punti di rivendita di gioco pubblico’.

 

“Noi della Lega Nord – spiega - da sempre conduciamo una battaglia nei confronti del cosiddetto gioco compulsivo. C’è stato un cambiamento epocale nelle nostre città da quando sono stati introdotti nuovi punti gioco e/o di scommesse. E il fenomeno della ludopatia, purtroppo, è peggiorato. Si tratta di un’evidenza rilevabile nell’aumento del numero delle persone che si rivolgono ai servizi per farsi curare per una patologia che oggi si è accentuata rispetto al passato. Negli anni abbiamo presentato varie proposte di legge per cercare di trovare misure per contrastare e curare il gioco patologico. Non solo a livello nazionale ma anche regionale: penso alla proposta della Regioe Lombardia che va nel senso di contenere l’apertura di sale e di disincentivare la possibilità di giocare all’interno dei locali. Capisco bene che quello del gioco è un settore che ha avuto un grande sviluppo negli ultimi anni e che dà lavoro a moltissime persone, ma noi, com’è noto, abbiamo ottenuto l’approvazione di una mozione, di cui tra l’altro sono il primo firmatario, che ha avuto un’ampia adesione da parte del Parlamentino del Senato e che chiede una moratoria sull’introduzione di nuovi giochi. Questi ovviamente possono determinare un aumento del gettito fiscale ma, ed è opinione di molto, possono anche peggiorare, amplificandolo, il fenomeno del gioco patologico”.

 

I NUMERI DEL GIOCO LEGALE - Bitonci spiega ancora: “Il giro d’affari del gioco e delle scommesse legali in Italia è molto alto, quasi ottanta miliardi di euro annui, e ha avuto un incremento molto forte negli ultimi esercizi. Lo Stato e il governo devono dunque regolamentare bene la materia, senza incentivare l’introduzione di nuovi giochi, specie se online, dunque facilmente accessibili anche da parte di quelle categorie che vanno invece protette”. Altro obiettivo del disegno di legge è quello di intervenire sulla pubblicità: “Si tratta di un tema che deve essere affrontato. Quella che viene oggi effettuata sulle televisioni e sui giornali deve essere limitata. Non deve esserci un limite solo per quanto riguarda le fasce d’orario protette, in quanto ragazzi e giovani si trovano a contatto con questi media tutto il giorno”.

 

GLI OBIETTIVI - In sintesi, lo scopo del disegno di legge Bitonci è di “impedire la diffusione capillare di centri di gioco nel territorio. Anche se capiamo bene che è un settore che ha un certo sviluppo, bisogna stabilire una distanza delle location di gioco da centri sensibili come scuole e posti frequentati dai giovani. È vero – ammette – che il gioco esiste, è una realtà che sempre ci sarà e che non può essere vietata, anche perché questo può produrre fenomeni di criminalità organizzata, però lo Stato non può certamente favorire l’introduzione di una serie di nuovi giochi che naturalmente inducono a provarli e che colpiscono le famiglie, talvolta provocando episodi e conseguenze clamorose. Il gioco patologico è un fenomeno che va studiato, come una vera e propria malattia che uno Stato ha il dovere di contrastare e non di facilitare”.

 

LE LEGGI SUL GIOCO - Bitonci dà un giudizio critico su quanto in materia di protezione dei minori e pubblicità si è fatto in passato, a cominciare dalla legge Balduzzi: “Quelle adottate non sono state misure sufficienti. Noi abbiamo anche recentemente denunciato il fatto che la pubblicità dei giochi sui media non va proprio fatta. Se uno vuole giocare, lo faccia, ma questa sua scelta non deve essere sponsorizzata mediante il sistema radiofonico e televisivo… peraltro a volte tramite una pubblicità ingannevole. Un conto è giocare senza rischiare dei soldi e per trascorrere del tempo insieme, tutt’altro investire delle somme su un qualcosa che non produrrà mai una vincita equa”.

Non pensa che su queste materie potrà e dovrà intervenire la delega fiscale?

“Purtroppo i vari governi degli ultimi anni sono intervenuti sul gioco con il solo compito di far cassa e non hanno saputo gestire un problema che è diventato di carattere sociale e sanitario. Quando si esamina il gioco, non si può pensare che l’unico problema sia quello relativo alle entrate, ma bisogna valutare pure tutti gli altri che sono connessi”.

Lei ha fiducia che il governo guidato da Matteo Renzi metta ordine in materia di gioco?

“Auspico che qualsiasi governo metta mano al gioco, ma creando delle serie limitazioni all’accesso per tutte quelle fasce di categorie e popolazioni che sono molto deboli e sensibili rispetto a questa materia”.

Che cosa ne pensa di una tassa di scopo sul gioco, così da dare risposta alle richieste degli enti locali, che si lamentano di sopportarne solo i costi, senza averne i benefici che invece finiscono nella casse dell’erario?

“Personalmente sono contrario a qualsiasi tassa di scopo che abbia a che vedere il gioco. Il motivo è semplice: andremmo in questo caso a pescare in un bacino di entrate legate allo scommettere e al giocare, attività che, ripeto, in molti casi sono svolte in maniera deliberata, ma in altre in modo inconsapevole. Non si può basare una tassa di scopo su un problema di carattere sociale”.

Qual è invece la sua personale opinione sulla possibilità di aprire un casinò per regione, magari a fronte di un ridimensionamento dell’offerta di gioco pubblico?

“Parto dalla solita premessa: il gioco non può essere cancellato e c’è anche gente che lo fa consapevolmente. Trovo logico e accettabile tutto quello che porta a una regolamentazione e a una diminuzione dei punti territoriali. In questo senso, una concentrazione può essere una soluzione praticabile considerando comunque che i casinò ci sono sempre stati e che non ne va aumentato il numero. Ma quello principalmente su cui spingiamo è la diminuzione dei punti dove si può giocare alle slot, oltre che online, una modalità che sta creando problemi specie tra le giovani generazioni”.

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