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Crisi di governo: quattro scenari (con o senza Draghi) in vista di mercoledì

16 luglio 2022 - 07:57

Mercoledì 21 luglio il premier dovrà riferire alle Camere i motivi delle dimissioni: si delineano quattro diversi scenari, con diverse conseguenze per il gioco.

Scritto da Redazione GiocoNews.it
Crisi di governo: quattro scenari (con o senza Draghi) in vista di mercoledì

Tutto cambia perché nulla cambi. Sembra essere questa, in estrema sintesi, la situazione che sta vivendo la politica in queste ore e, forse, un possibile auspicio. Dopo lo strappo del Movimento 5 Stelle che ha scatenato la crisi di governo e portato il premier Mario Draghi alle dimissioni, le forze politiche che compongono la maggioranza provano a recuperare la situazione, o a posizionarsi in vista di una nuova compagine o delle future (ma non più remote) elezioni. In tutti i casi però, la “soluzione” politica che si andrà a ricercare, dovrà essere meno impattante possibile rispetto alle sorti del paese e dell’economia in un momento altamente delicato come quello che si sta vivendo, dentro e fuori i confini nazionali. Perciò, all’interno di questo “grande cambiamento” provocato dal terremoto politico dei giorni scorsi, si cerca di individuare alternative che consentano di cambiare meno possibile lo scenario di parziale stabilità che si stava vivendo in questi giorni, proprio grazie al governo Draghi, nonostante i vari smottamenti e qualche piccolo maremoto.

Ma mentre si avvicina l’appuntamento con le comunicazioni di Draghi in Parlamento, previste per il prossimo mercoledì, le ipotesi sul futuro del Governo e della legislatura sono al centro di ogni conversazione politica. E anche se il premier, a dire il vero, ha già tracciato la “sua” strada, lasciando lo spazio a poche interpretazioni, da tutte le parti si cerca di limitare i danni di questo scossone. Mentre lo stesso Draghi rimane a tutti gli effetti il Capo del Governo, dopo che il presidente della Repubblica ha respinto le sue dimissioni rinviandolo davanti alle Camere, per la cosiddetta “parlamentarizzazione della crisi”. Ma cosa potrà accadere ora, dopo l’annuncio di mercoledì e la nuova salita di Draghi al colle? Sulla carta ci sono quattro possibili scenari aperti, diversamente probabili, ognuno dei quali potrebbe avere conseguenze diverse sulla stabilità del paese e, in particolare, anche per l’industria del gioco pubblico.

SCENARIO 1: TUTTO COME PRIMA – Una delle possibili situazione che si possono delineare nei prossimi giorni è che le forze politiche dell’attuale maggioranza - a partire da M5s - dichiarino di essere pronte a mantenere il sostegno al governo. Il premier ne può prendere atto e accettare di rimanere a Palazzo Chigi, magari dopo la presentazione di un nuovo programma da sottoporre a un voto di fiducia. Ed è questa l’ipotesi che sembra suggerire il Partito democratico, oltre al Capo dello Stato. Ma non è così semplice, viste le spaccature continue all’interno del Movimento 5 Stelle e i movimenti interni al centro destra, con Lega e Forza Italia in particolare che hanno già manifestato la loro contrarietà a mantenere l’alleanza con M5s dopo quanto accaduto. Questa soluzione, tuttavia, potrebbe essere auspicabile per gli addetti ai lavori del gioco pubblico, perché potrebbe garantire quel minimo di continuità nelle operazioni dell’esecutivo, che potrebbe portare sperabilmente anche all’attuazione del riordino del comparto o comunque alla conclusione dei lavori già avviati, come per esempio quello della commissione di indagine in parlamento o la moral suasion tentata dal sottosegretario all’economia con le Regioni.
 
SCENARIO 2: VIA AL “DRAGHI BIS” – Un altro scenario possibile è quella della conferma delle dimissioni del premier, seguite però dal conseguimento di un nuovo mandato dal Capo dello Stato per formare il Governo che potrebbe avere la stessa maggioranza oppure una diversa, più o meno ristretta. Il cosiddetto “Draghi bis”, come già avvenuto in precedenza. Questa ipotesi però era già stata considerata impraticabile proprio da Draghi, che aveva sempre escluso la possibilità del bis, tanto più con una maggioranza senza M5s. Ma in tempi di crisi, ora accentuata anche da questo scenario di instabilità politica nel paese, bisogna sempre ricorrere a un grande senso di responsabilità, che potrebbe portare anche a ripensamenti di vario genere. Anche di fronte a personalità ferree come quelle del premier. Soprattutto se lo chiede il Capo dello Stato. Ebbene, tale scenario, pur rappresentando un incognita, potrebbe comunque rappresentare quello tecnicamente più appetibile per il gioco pubblico, visto che la nuova maggioranza, “alleggerita” dalla presenza del 5 Stelle o da un suo depotenziamento, potrebbe portare a una compagine più ragionevole nei confronti del gioco. Ma non è detto.
SCENARIO 3: NUOVO GOVERNO E NUOVO PREMIER – Nel caso in cui il premier Mario Draghi non dovesse invece sentir parlare di un suo secondo mandato, confermando in via definitiva le dimissioni, allora il Capo dello Stato potrebbe affidare l’incarico a un'altra figura, per arrivare almeno fino alla fine dell’anno, e alla stesura della prossima Legge di Bilancio, oppure fino alla fine della legislatura di marzo. A sostituire Draghi potrebbe essere un tecnico (per esempio il ministro dell’Economia Daniele Franco o una figura istituzionale come il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato, secondo gli esperti). Ma si tratta di una soluzione piuttosto improbabile, anche perché il centrodestra difficilmente accetterebbe questa scelta, come del resto anche il Pd aveva detto chiaramente: o Draghi o il voto. Questo è lo scenario più difficile da interpretare, in termini di opportunità, soprattutto per il gioco. Visto che la riforma del gioco potrebbe anche trovare qualche spiraglio, ma il nuovo esecutivo dovrebbe evidentemente svolgere le varie priorità e non è detto che si possa o voglia occupare di altro.
SCENARIO 4: ELEZIONI A SETTEMBRE – Lo scenario più estremo e, forse, anche più improbabile, è quello delle elezioni anticipate. Se Draghi confermasse che non ci sono più le condizioni per proseguire, Mattarella, nel prenderne atto, potrebbe sciogliere le Camere, con l’attuale esecutivo che resterebbe quindi in carica solo per gestire l’ordinaria amministrazione, per poi tornare alle urne. Anche se in un momento di totale straordinarietà, questa “ordinaria amministrazione” consentirebbe (imporrebbe) di approvare decreti legge, anche delicati, presentando anche la nota di aggiornamento del Def se non la stessa legge di Bilancio. Prima che infatti si insedi il nuovo parlamento e poi il nuovo ci vorrà oltre un mese, quindi non prima di settembre/ottobre. O al massimo a novembre. E questo sì che sarebbe forse lo scenario più temibile per il comparto del gioco pubblico. E, forse, anche per l’intera economia e industria. Al punto da essere considerato il più improbabile, pur essendo ragionevolmente quello più possibile. Ma tenendo conto delle fibrillazioni del momenti e dei repentini cambiamenti, anche i quattro scenari appena delineati, in termini di probabilità, potrebbero mutare notevolmente già nelle prossime ore.

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