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Elezioni in Calabria ed Emilia Romagna, il gioco nei programmi dei candidati

24 gennaio 2020 - 10:34

C'è attesa per i risultati delle elezioni del 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria e le possibili ripercussioni sul gioco. E dal passato di Borgonzoni riemerge l'impegno No slot.

Scritto da Fm
Elezioni in Calabria ed Emilia Romagna, il gioco nei programmi dei candidati

Mancano solo due giorni al D-day elettorale del 26 gennaio, da cui usciranno i nomi dei nuovi governatori dell'Emilia Romagna e della Calabria.

Figure che potrebbero avere ripercussioni importanti anche per il settore del gioco pubblico, con il mantenimento delle normative vigenti in materia o, al contrario, il loro completo stravolgimento.

 

Lo sanno bene gli operatori dell'Emilia Romagna, che "sperano" in una vittoria del centrodestra – a sostegno del candidato presidente Lucia Borgonzoni – per vedere la modifica della legge sul gioco varata nel 2013 dalla giunta a traino Partito democratico guidata dal governatore uscente – e di nuovo candidato - Stefano Bonaccini.

 

Sebbene gli aspiranti presidenti non abbiano fatto dichiarazioni esplicite in tema di gioco, bastano i loro comportamenti, o le dichiarazioni degli appartenenti alle loro liste, per farsi un'idea di cosa potrebbe aspettarsi il settore dalla loro elezione.
 
Su Bonaccini campeggia il punto interrogativo, dopo la volontà di "riflettere su una possibile proroga della normativa" annunciata in piena campagna elettorale, poi rafforzata da una possibile firma su una delibera di giunta in materia, ventilata nelle ultime ore di dicembre, poco prima della scadenza del termine del 31 dicembre, che ha segnato l'entrata in vigore del distanziometro regionale anche per i corner di scommesse, e poi sfumata.
 
Un "dietrofront" che ha evidenziato la volontà di non toccare un argomento indubbiamente "scomodo", ma che potrebbe anche essere ribaltato nella prossima legislatura. Non si sa mai, visto che il candidato di centrosinistra, in qualità di presidente della Conferenza delle Regioni, è stato anche uno dei principali artefici dell'intesa sul riordino dei giochi raggiunta in Conferenza unificata nel settembre 2017.
 
Da Lucia Borgonzoni sembra lecito aspettarsi qualcosa di più, a favore del settore ovviamente, dopo le esternazioni degli aspiranti consiglieri regionali Giancarlo Fiorentini e Alberto Ancarani, entrambi di Forza Italia, scesi in campo per chiedere di eliminare la retroattività della legge regionale, così come già fatto in Puglia, e come potrebbe avvenire in un prossimo futuro anche in Piemonte.
 
Ma scorrendo le cronache degli anni passati, saltano agli occhi le numerose prese di posizione della candidata di centrodestra "contro" il gioco. Da consigliera del Comune di Bologna, infatti, Borgonzoni ha proposto vari atti per ridurre le aliquote Tasi per i locali slot - free e per dare più poteri ai sindaci nella lotta al Gap, lanciando, nel 2013, pure una campagna web e un referendum "per chiedere al Governo di abrogare la normativa vigente per il rilascio di concessioni per l'installazione di slot e Vlt". 
 
Ben più chiare le intenzioni dell'altro sfidante per la poltrona di governatore: Simone Benini del Movimento cinque stelle, che ha postulato la riconversione del settore del gioco con vincita in denaro in quello del puro intrattenimento, fra calciobalilla e flipper, e chiesto l'intoccabilità della normativa vigente, invitando Bonaccini e Borgonzoni a sottoscrivere un impegno preciso in tal senso. 
 
Domenica 26 gennaio sarà una data importante anche per gli abitanti della Calabria, chiamati ad eleggere il nuovo consiglio regionale ed il successore di Mario Oliverio (Partito democratico).
Anche se un po' snobbata dai media, la campagna elettorale non è priva di spunti per il settore del gioco.
Dei quattro candidati in lizza per la presidenza - Francesco Aiello (Movimento cinque stelle), Pippo Callipo (Partito democratico), Jole Santelli (Forza Italia) e Carlo Tansi (liste civiche Tesoro Calabria, Calabria Pulita, Calabria libera) – nessuno ha preso posizione esplicitamente in materia, sottolineando che ci sono altre "questioni urgenti da affrontare". Ma non è detto che tale intendimento cambi presto.
La Calabria, in effetti, una normativa sul gioco l'ha approvata solo due anni fa inserendo delle norme ad hoc nel testo sulla legalità (la legge "Interventi regionali per la prevenzione ed il contrasto della criminalità organizzata e per la promozione di una cultura della legalità e dell'economia responsabile"), prevedendo per i Comuni la facoltà di limitare l'apertura delle sale da gioco e scommesse e di tutti i locali pubblici con offerta di gioco per otto ore giornaliere, e non oltre le ore 22, un distanziometro di 300 metri per i Comuni con popolazione fino ai 5mila abitanti e di 500 per quelli con popolazione superiore e un piano integrato per il contrasto e la prevenzione del Gap.
Una legge, stando ai rilievi del suo primo firmatario, il consigliere Arturo Bova (al tempo presidente della commissione contro la 'Ndrangheta), che non viene pienamente attuata, e al centro di un confronto con l'associazione Sapar per la sua modifica, a tutela dell'occupazione del settore.
In soccorso degli operatori, sul finire della legislatura, è arrivato Franco Sergio, presidente della commissione Affari istituzionali del consiglio regionale della Calabria, che ha evidenziato l'esigenza di contemperare la salvaguardia dei lavoratori con "un impegno anche culturale ed educativo - non solo giudiziario e repressivo - specie nei confronti delle categorie deboli e dei più giovani".
 
Una sfida che ora dovrà raccogliere il prossimo governo regionale.
 

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