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Governo al capolinea: il premier al Quirinale, pronto scioglimento delle Camere

21 luglio 2022 - 07:51

Mario Draghi annuncia alle Camere la salita al Colle per comunicare le dimissioni: prima data utile per le elezioni il 2 ottobre. Salvo colpi di scena.

Scritto da Redazione GiocoNews.it
Governo al capolinea: il premier al Quirinale, pronto scioglimento delle Camere

Dopo aver ottenuto la fiducia del Senato con appena 95 voti favorevoli, il premier Mario Draghi annuncia questa mattina alla Camera le sue dimissioni, per poi salire al Colle e spiegare le sue ragioni al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il quale, a sua volta, potrà procedere con lo scioglimento delle Camere, decidendo tempi e modi per poter arrivare alle prossime votazioni.

Nonostante il presidente della Repubblica abbia provato fino all’ultimo a riportare tutti i leader al buon senso, come raccontano le cronache di palazzo, a un certo punto si è capito che non c’erano più spazi di manovra e che si era giunti davvero al capolinea. Prendendo atto di uno scenario ormai logorato, tra vari risentimenti da un lato, e desideri di rivalda dall’altro, tra chi vuole tornare alle urne.

Non c’è dunque più alcuna possibilità per continuare la legislatura, terminando così l'esperienza del governo politicamente “neutro” che lo stesso Mattarella aveva creato per fare in modo di reggere l’urto della pandemia, affrontando la campagna di vaccinazione e avviando il lavoro (enorme) sul Pnrr, che ora è destinato ad arginarsi, con la crisi di governo e – soprattutto – con l'eventuale campagna elettorale. Ed è proprio questo il tema più scottante e delicato e la maggiore preoccupazione del presidente della Repubblica, di fronte a uno scenario internazionale ancora fortemente complesso e messo a dura prova dalla guerra in corso in Ucraina. Con l'uscita di scena di Draghi che preoccupa fortemente anche l'intera Unione europea, che ne esce inevitabilmente indebolita, insieme ai suoi mercati.

Ma a quanto pare, non sembrano esserci alternative allo scioglimento delle Camere che Mattarella potrà disporre dopo aver sentito i presidenti di Camera e Senato. Mentre Draghi resterà in sella per gestire gli affari correnti. Ciò significa che si potranno fare comunque decreti legge, anche schemi di decreti legislativi e assolvere gli obblighi comunitari, ma con poteri spuntati. Ma la preoccupazione del Capo dello Stato, stando a quanto fuoriesce dal Quirinale, è quella di tutelare il Paese durante una campagna elettorale che si andrebbe a svolgere nel periodo più difficile dal punto di vista economico e sociale. Per questo, è probabile che Mattarella vorrà intervenire in prima persona, con un messaggio agli italiani, iper spiegare la sua scelta di andare al voto, magari offrendo il suo punto di vista sulla crisi di governo e spiegando che non ci saranno vuoti di potere, illustrando le fasi successive che accompagneranno al voto.

LE DATE DEL VOTO – Nel frattempo i partiti stanno già discutendo sulla data del voto che potrebbe essere il 2 ottobre. Oppure il 9, o ancora più avanti, come vorrebbero alcuni del Pd o dei 5 Stelle che hanno bisogno di tempo per affrontare le urne. Ma al Colle pensano solo a garantire al più presto un nuovo Governo per non bruciare la sessione di bilancio e non lasciare nell’incertezza gli italiani. Questo significa tuttavia, calendario alla mano, che tra i tempi di indizione delle elezioni, di insediamento delle nuove Camere e quindi della nascita di un nuovo governo, tenendo conto dei tempi lunghi e rigidi, scanditi dalla Costituzione, il nuovo esecutivo si insedierebbe in autunno inoltrato, tra fine ottobre e i primi novembre, nella migliore delle ipotesi, cioè in piena sessione di bilancio. E questo pone già un primo problema, visto che la Legge di Bilancio va presentata alle Camere entro il 15 ottobre.

 

COSA PREVEDE LA COSTITUZIONE - L’articolo 61 della Costituzione italiana stabilisce che “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”. Del resto, gli adempimenti per i partiti sono molti, sia per la campagna elettorale che per la presentazione delle liste che devono essere accompagnate da un notevole numero di firme (almeno 1.500 per ogni circoscrizione). Lo stesso articolo della Costituzione stabilisce poi che la prima riunione delle Camere ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni, quindi si arriverebbe a una data tra il 15 e il 22 ottobre. Una volta eletti i Presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, Mattarella aprirebbe le consultazioni, il cui esito dipende dalla chiarezza del risultato elettorale. Nel 2018 il governo Conte I giurò 90 giorni dopo; nel 2013 il governo Letta giurò dopo 63 giorni; nel 2008, il giuramento del Berlusconi IV arrivò appena 25 giorni dopo il voto, ma in quel caso si trattò di un risultano di pieno consenso.
LE CONSEGUENZE PER IL GIOCO PUBBLICO – Non c'è dubbio che per il comparto del gioco pubblico lo scenario che si sta delineando in queste ore è senz'altro quello più preoccupante e sconveniente. Sì, perché con la caduta dell'attuale esecutivo si interrompono sul nascere tutti quei lavori di riforma annunciati dal sottosegretario all'Economia per provare ad arrivare all'emanazione delle varie gare per il rinnovo delle concessioni in scandenza o già scadute. Non ci sarà quindi l'avvio della legge delega e il suo approdo in Consiglio dei Ministri, non ci potrà essere una discussione tra governo e Conferenza Stato-Regioni e neppure ogni altro lavoro provato ad avviare dal governo Draghi. A meno che la gestione degli affari correnti che verrà affidata a Draghi per un periodo ancora da definire, non possa portare qualcosa di buono in questo senso, consentendo di mettere qualche toppa a una coperta già fin troppo rammendata come quella dei giochi. Ma di certo non si potrà avviare un processo di riforma generale.

 

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