Dovrebbe arrivare entro 24 ore il nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri per definire la lista delle attività economiche in cui, dal 1° febbraio, si potrà accedere senza dover obbligatoriamente mostrare il green pass base, che si ottiene con un tampone antigenico negativo (valido 48 ore) oppure molecolare (valido 72 ore), senza essere vaccinati o guariti.
Secondo le ultime ipotesi circolate, fra i pubblici esercizi per i quali invece sarà necessario ci saranno, un po' a sorpresa, le tabaccherie.
Come si ricorderà, infatti, nei mesi più duri della pandemia le tabaccherie erano state inserite fra i "negozi essenziali" e quindi con la possibilità di restare aperta anche in lockdown, e finora sembravano essere immuni da quasi ogni tipo di restrizione, ad eccezione dello stop al funzionamento degli apparecchi da gioco.
Ora però potrebbe non essere più così, perché gli articoli in vendita non rientrano tra quelli "essenziali per la cura della persona", stando alle stime ministeriali.
iL GIOCO COME MOTIVO DI RISCHIO - La motivazione di questo "cambio di categoria" andrebbe ricercata proprio nella natura accessoria di location di gioco, e quindi potenzialmente a rischio. Se per entrare nelle sale gioco e nei centri scommesse serve il green pass, oltre alla mascherina ovviamente, perché non attuare questa misura anche in una tabaccheria?
Un'equiparazione sensata e democratica, se non fosse che alcune di esse non hanno installati al loro interno gli apparecchi, ponendo al Governo un altro dilemma da risolvere per essere veramente equo.
I COMMENTI DI FIT, UTIS E UIT - Ma cosa ne pensano i diretti interessati? "Nelle tabaccherie italiane entrano ogni giorno 13 milioni di persone, circa 250 per ogni rivendita. Sarà un vero problema controllare il green pass ad ogni cliente, per questo speriamo che il Governo ci ripensi”. Queste le parole di Giovanni Risso, presidente nazionale della Federazione italiana tabaccai, in merito alla possibilità che le tabaccherie siano inserite nella lista delle attività commerciali in cui dal 1° febbraio sarà richiesto il green pass. “I tabaccai raramente hanno dipendenti ed inoltre per evidenti motivi di sicurezza non possono uscire da dietro il bancone. In queste condizioni, chiedere ad ogni cliente di esibire il green pass sarà davvero problematico. Tutti ricordiamo bene che le tabaccherie sono sempre rimaste aperte anche nel pieno lockdown perché servizi essenziali per i cittadini, anche per pagamenti, ricariche, marche, valori e servizi amministrativi”, continua Risso. “Imporre ora il green pass per entrare nelle 50 mila tabaccherie italiane sarebbe una complicazione ulteriore per la vita dei cittadini e per il servizio dei rivenditori di generi di monopolio. Speriamo davvero che il testo allo studio del Governo venga modificato e che decada l’obbligo di controllo del green pass per i tabaccai”.
Stefano Sbordoni, segretario generale dell'Utis - Unione totoricevitori italiani sportivi, si dice d'accordo sull'obbligo di green pass, "purché sia uno strumento di tutela delle persone e non crei discriminazioni fra gli esercizi commerciali. Se il green pass deve rappresentare un elemento di sicurezza deve essere obbligatorio per tutti, visto che il rischio contagio non fa distinzioni. Un altro punto critico è la verifica del possesso della certificazione verde da parte degli avventori: il controllo nei punti gioco e sempre stato rigoroso pur rappresentando un onere notevole e una sicura diminuzione di ricavi. Se si tratta di un esercizio in cui il cliente è stanziale - come un ristorante - è più agevole per il titolare verificare il possesso del green pass, mentre in uno in cui le persone entrano per pochi minuti ed escono praticamente subito il controllo diventa più oneroso per l’esercizio".
Molto critico Pasquale Genovese, presidente della Uit-Unione italiana tabaccai. “L’obbligo di esibizione e controllo del green pass nelle tabaccherie previsto dal nuovo Dpcm è qualcosa di aberrante. Pur essendo sostenitori della salute pubblica e di tutte le azioni contro la pandemia Covid-19 non possiamo non sollevare un grido di allarme per la decisione del Governo dell’obbligo di esibizione del green pass per acquistare generi di monopolio. Il Governo ha dimenticato che la stragrande maggioranza delle tabaccherie italiane sono a conduzione individuale, per la qual cosa il tabaccaio è oggettivamente impossibilitato a svolgere la funzione di controllore e di esercente. Come si può pretendere questa doppia funzione che creerebbe solo ed esclusivamente assembramenti e, in alcuni casi, possibili momenti di rissa proprio tra i clienti? Come si possono escludere le tabaccherie dalla deroga prevista dal Dpcm per altre attività considerate di primaria necessità?”. Il presidente dell'Uit quindi rimarca: “Delle due l’una: o c’è stato un errore in prima fase pandemica quando le tabaccherie furono considerate attività di prima necessità con relativa apertura e affronto del rischio contagio o l’esclusione dalle deroghe è sinonimo di non attività primaria e quindi lo stesso Stato ammette l’inutilità dei benefici derivanti dalla concessione che rilascia e monitora alle rivendite. Come Uit abbiamo sottoposto questo quesito al Governo e siamo in attesa delle sue decisioni. Sebbene siamo consci che molte delle decisioni vengano prese in modo raffazzonato e non sempre in linea con la realtà in cui i cittadini e gli operatori economici sono costretti a sottostare. Specialmente in questo momento storico dove sanità ed economia stanno mostrando tutte le loro deficienze”.
I NEGOZI ESCLUSI DALL'OBBLIGO DI GREEN PASS BASE - In attesa di conoscere le decisioni definitive del Governo, secondo le ultime indiscrezioni nella lista dei negozi in cui si potrà entrare senza green pass base dovrebbero esserci le rivendite di prodotti alimentari - sia al dettaglio sia i supermercati -, farmaci e prodotti medicali, giornali, carburante, articoli per gli animali. Via libera anche per i mercati e le edicole all’aperto, gli ottici.
Il green pass base invece sarà obbligatorio per entrare nelle librerie o comprare cosmetici.