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Mugnai (VI): 'Disposizioni nazionali più chiare faciliteranno il lavoro contro il Gap'

26 agosto 2022 - 08:19

Secondo l'esponente di Vinciamo Italia anche per le amministrazioni locali è fondamentale superare la frammentazione normativa esistente in tema di gioco pubblico.

Scritto da Dd
Mugnai (VI): 'Disposizioni nazionali più chiare faciliteranno il lavoro contro il Gap'

A fine giugno, come rappresentante di Coraggio Italia, è intervenuto con decisione nella querelle relativa al calcio balilla. Poi il passaggio a Vinciamo Italia - Italia al Centro con Toti e infine, nelle ultime settimane, la decisione di non ricandidarsi alle prossime elezioni politiche. Un impegno ultraventennale, quello di Mugnai, che ha incrociato varie volte il settore del gioco, sempre a tutela dei giocatori, contro il Gap, ma lontano da idee proibizioniste.

Per quanto riguarda la questione relativa al calcio balilla ha ammesso che "la mia interrogazione è stata sollecitata da mio figlio" definendo "profondamente diseducativo" confondere un biliardino con una slot. Siamo tornati a parlarne con lui a distanza di qualche tempo, dopo che la questione si è assopita con una determina dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. “Se diamo una lettura in termini sociali e sanitari", commenta Mugnai, "penso che il riordino dei cosiddetti ‘Comma 7’ non fosse prioritario, si tratta di apparecchi senza vincita in denaro che per loro natura non sono i maggiori responsabili dello sviluppo della patologia da gioco d’azzardo in Italia. Credo che questo sia il vero motivo per cui una larga parte del terzo settore ha mosso osservazioni rispetto a questa delibera direttoriale, esasperati da una vera legge di riordino che non arriva mai, della quale si sta parlando da anni ed alla quale ci siamo avvicinati ormai nel lontano 2017 quando in Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti Locali si arrivò ad un accordo per revisionare non solo la distribuzione territoriale ma anche promuovere strumenti di controllo sanitario, ‘fiscale’ e di legalità: accordo a cui non è mai stato dato seguito con strumenti attuativi ed al quale si sono susseguiti ormai altri Governi”.

Pensa che la questione avrebbe dovuto essere trattata diversamente? “Certamente. Una maggiore chiarezza sin da subito non avrebbe guastato ed avrebbe evitato l’inevitabile polemica che ne è scaturita e che certo ha contribuito, a torto o a ragione, a dare l’idea di uno Stato lontano dai reali problemi dei cittadini”.

Al di là della questione relativa ai biliardini e a quelli che Adm definisce “apparecchi meccanici ed elettromeccanici” che consentono il gioco senza vincita di denaro, l’intero settore del gioco pubblico vive un periodo di apprensione, con la legge delega per il riordino del gioco pubblico che dapprima procedeva a rallentatore, e ora finirà in qualche cassetto in attesa che la nuova legislatura la riporti a galla. Lei ha avuto modo di seguire la vicenda? “Quello del gioco pubblico e dei problemi ad esso collegati è un tema molto sentito dalle comunità locali e di conseguenza dalle amministrazioni che le rappresentano, i Comuni, che devono gestire gli impatti sociali dovuti alle dipendenze, ma anche quelli più prettamente di ordine pubblico dovuti, ad esempio, a fenomeni di concentrazione delle sale gioco in alcuni quartieri o zone delle città. Ho avuto modo di capire che il tema dell’azzardo patologico coinvolge migliaia di persone in Italia e con loro, le loro famiglie. Io vivo in una realtà, quella aretina, che grazie all’intuizione ed alla preparazione dell’allora Direttore del SerD, tratta questa patologia attraverso reti di supporto sanitarie e sociali ormai da più di dieci anni, prima ancora che arrivasse in Regione la prima legge sul tema. È importante superare la frammentazione normativa attualmente esistente tra le Regioni e pervenire a disposizioni nazionali più chiare ed omogenee, che possano anche rendere meno complicato il compito dei Sindaci che mossi dalla volontà di tutelare la salute pubblica dei propri concittadini emanano Regolamenti ed Ordinanze spesso impugnati e respinti nei Tar”.

Nella sua interrogazione lei ha sottolineato come “la burocrazia a volte abbia questo istinto rapace e punitivo”. Ritiene che ci sia un modo alternativo per essere autoritari e far rispettare la legge? “Chi fa le leggi, i legislatori, e chi opera perché vengano attuate magari interpretandole, i burocrati, hanno, o meglio avrebbero il dovere di non chiudersi in una sorte di torre di avorio e non perdere la connessione con l’idem sentire delle comunità amministrate. Dopo le elezioni di settembre si tornerà a lavorare nuovamente, ma con meno tempo a disposizione, sulla questione del riordino”.

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