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Comune Genova, Nicolella: 'No Delega, Governo estenda nostro distanziometro in tutta Italia'

21 aprile 2015 - 10:04

Per conoscere i contenuti definitivi del decreto legislativo sulla Delega fiscale bisognerà attendere il mese di giugno, ma non si ferma la battaglia delle amministrazioni locali contro le norme che potrebbero azzerare le leggi regionali e i regolamenti comunali approvati fino ad oggi. L'ultimo 'grido di dolore' arriva dalla Liguria, e precisamente dal consiglio comunale di Genova che oggi discuterà una mozione - sottoscritta dai consiglieri Clizia Nicolella (Lista Doria) e Matteo Campora (Nuovo Centrodestra) - per chiedere l'estensione dei parametri di distanza dai luoghi sensibili (pari a 300 metri)  contenuti nel Regolamento su sale da gioco e giochi leciti a tutto il territorio nazionale.

Scritto da Fm
Comune Genova, Nicolella: 'No Delega, Governo estenda nostro distanziometro in tutta Italia'

 


"Il nostro regolamento - commenta a Gioconews.it Clizia Nicolella - ad oggi ha raggiunto l'obiettivo che si era prefissato: ha vietato nuove aperture di sale da gioco e ha resistito ai ricorsi presentati al Tar dagli operatori. Un risultato che potrebbe essere compromesso dal decreto legislativo della Delega fiscale che non mantiene gli indirizzi contenuti nella legge approvata nel marzo 2014 dal Parlamento e, anzi, non prevede il mantenimento dei provvedimenti anti slot presi a livello locale e toglie potestà ai sindaci in questa materia".

 

TRASPARENZA E TUTELA MINORI - Inoltre, la mozione "impegna il sindaco e la Giunta di Genova a promuovere attraverso i parlamentari liguri l'adozione di un impianto normativo che introduca misure a tutela dei minori in materia di pubblicità e accesso alle sale da gioco, regole uniformi su tutto il territorio nazionale, l'istituzione di un fondo finalizzato al contrasto del gioco patologico anche in concorso con la finanza regionale e locale (che oggi è solo di 250 milioni di euro), il riordino e il rafforzamento della disciplina su trasparenza, requisiti soggettivi e onorabilità dei soggetti che controllano o partecipano al capitale delle società concessionarie dei giochi pubblici", conclude Nicolella.


L'APPELLO DEI SINDACI DI IMPERIA - Dalla Liguria si leva anche la voce dei sindaci della provincia di Imperia che, guidati dal primo cittadino di Ventimiglia Enrico Ioculano hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi per chiedere "massimo potere decisionale in capo alle comunità locali, uniche istituzioni realmente impegnate a porre un freno al modello di liberalizzazione controllata del gioco d’azzardo in Italia". Una richiesta sottoscritta anche dai sindaci Carlo Capacci (Imperia), Giacomo Pallanca (Bordighera), Vincenzo Genduso (Arma di Taggia), Adriano Biancheri (Olivetta San Michele), Fulvio Gazzola (Dolceacqua), Davide Gibelli (Camporosso) e Ferdinando Giordano (Vallecrosia).


NON GETTARE AL VENTO LEGGI - "La nuova normativa in materia di gioco d’azzardo non mortifichi il lavoro svolto a tal proposito da parte dei Comuni, ma sappia invece recepire tanto le istanze che provengono dalla società civile, quanto le indicazioni che provengono dalla Corte Costituzionale, dal Consiglio di Stato e dai Tribunali Amministrativi Regionali, i quali hanno ripetutamente riconosciuto la validità e la legittimità dei provvedimenti di regolamentazione del gioco d'azzardo da parte delle amministrazioni locali", scrive Ioculano. "E' necessario anche sobbarcarsi tutte le iniziative opportune, reperendo risorse adeguate, per la riabilitazione dei giocatori ‘dipendenti’; prova ne sia il fatto che lo stesso Governo discute da tempo della necessità di inserire il gioco d’azzardo patologico nei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Peraltro, è obiettivo parimenti ineludibile impegnare risorse per l’introduzione nelle scuole di percorsi specifici volti ad informare ed educare i giovanissimi ai rischi connessi ai vari tipi di giochi. E’ pur vero che il divieto di giocare, come quelli di consumare alcool e droghe, scoraggiano solo alcuni gruppi di popolazione e funzionano comunque in modo parziale, ma sono un indispensabile volano di sensibilizzazione per formare persone responsabili e consce dei rischi e dei danni ingenerati dalle ludopatie".

 

"SPEGNERE TUTTE LE SLOT" - "A nostro avviso - prosegue il sindaco - nel rispetto della doverosa autonomia dell’azione di governo del proprio territorio e delle proprie comunità, non è accettabile impedire agli enti locali di assumere provvedimenti che vietino l’apertura delle sale da gioco, ovvero locali commerciali con slot, vicino ai luoghi definiti sensibili (quali scuole, ospedali, farmacie, luoghi di culto, ecc.), o che determinino un preciso rapporto tra il numero dei locali adibiti al gioco ed il numero degli abitanti residenti, onde non diventare – indesideratamente e proprio malgrado – una sorta di Las Vegas di provincia; a tale scopo, non è sufficiente la sola leva economico-fiscale, cui si impronta l’approccio al problema da parte del Governo. Quando leggo che a Vienna le slot sono spente per legge dal 1° gennaio 2015, per l’entrata in vigore di una norma che mette al bando tutti i tipi di apparecchi da intrattenimento a vincita, oltre che ad esserne felice, deduco che l’azione 'forte' è quindi comunque possibile ed auspico che anche lo Stato italiano permetta di farlo a me, come ad ogni altro sindaco che intenda avvalersi di tale facoltà, assumendomene la piena responsabilità; se avremo sbagliato, se la decisione risultasse sgradita e non condivisa, sarà diritto/dovere dei nostri concittadini/elettori – e solo loro – chiedercene conto. Di contro, quando leggo invece che la volontà del legislatore nazionale è quella di bilanciare gli interessi delle amministrazioni comunali con quelli delle aziende concessionarie, non posso esserne felice".


QUALI REGOLE? -  "Che cosa significa voler ridefinire le regole inerenti l’offerta di gioco nei Comuni, impedendo la conferma di quelle disposizioni contenute nelle ordinanze sindacali relative a luoghi sensibili e limitazioni orarie, che “modificano la geografia del gioco autorizzato, relegandolo ai margini delle aree urbane?”, si chiede ancora Ioculano. "Non sfugge il fatto che, in nome di una presunta sostanziale uniformità dei provvedimenti adottabili, le amministrazioni comunali vedrebbero ridotta la propria autonomia regolamentare, sinora mai negata".

 

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