Altro che riapertura dei giochi. La discussione principale di questo momento, dentro e fuori al governo, è legata a una decisione da prendere che va nella direzione decisamente opposta: cioè quella di chiudere tutto. Di nuovo. Esattamente come un anno fa, o giù di lì. I nuovi contagiati appena sotto quota 20mila (19.749) ma soprattutto l’altissimo numero di vittime (ancora 376 ieri), non sembrano lasciare alternative. Il Comitato tecnico scientifico ha tracciato la strada, e ora il governo si riunisce per cambiare il Dpcm entrato in vigore il 6 marzo. La decisione finale, forse, potrebbe già arrivare oggi, ma non è neanche detto, con Palazzo Chigi che non conferma – per ora - che la stretta arriverà prima del weekend.
In ogni caso, tuttavia, ciò che è certo è che scatteranno nuovi divieti, probabilmente già dal prossimo week-end, anche nelle regioni in fascia gialla, mentre altri lockdown locali saranno istituiti in quelle aree dove le varianti creano focolai.
Nel governo si fronteggiano almeno due linee: quella del ministro della Salute Roberto Speranza, che farebbe anche più di quello che “raccomanda” il Cts, ovvero zone rosse dove si superano i 250 casi a settimana ogni 100mila abitanti, e quella più sensibile alle tematiche economiche e alle riaperture invocate dalle categorie. Soprattutto quelle più colpite e meno ristorate, tra cui quelle della filiera del gioco pubblico: anche se di questo, ad oggi, si continua a non parlare apertamente, nel governo. Anche se il tema, come spiegato nei giorni scorsi, sembra essere entrato nell'agenda del Parlamento, ma non ancora in quella dell'esecutivo.
Del resto, il Cts è stato piuttosto netto: le misure in atto non sono sufficienti per allentare la morsa del Covid-19. Serve dunque una nuova stretta, rendendo automatico il passaggio in zona rossa se ci sono 250 casi settimanali su 100 mila abitanti, come del resto avevano già chiesto l’8 e il 12 gennaio senza che questa raccomandazione fosse però raccolta al momento di stilare il Dpcm. Ma soprattutto, dicono, adesso bisogna limitare gli spostamenti delle persone, i contatti. Mentre la curva epidemiologica sale e la soglia critica dei 40 mila contagiati al giorno sembra sempre più vicina, con la terza ondata che arriva poprio nel pieno della campagna vaccinale. Per questo il presidente del Consiglio Mario Draghi e i ministri della salute Roberto Speranza e degli Affari Regionali Mariastella Gelmini — sono consapevoli che in un momento così delicato non sono possibili errori o sottovalutazioni. Da qui la revisione del provvedimento, che rappresenta ormai l’ultima carta da giocare per evitare il lockdown nazionale.
IL TEMA ILLEGALITA' - Ecco quindi che in uno scenario di questo tipo appare
impensabile l'idea di ampliare la platea delle attività consentite, per esempio facendo riaprire quelle di gioco, quando si vorrebbe chiudere molto di più. Anche se i ripetuti
warning lanciati da diversi soggetti istituzionali sul tema della ripresa del mercato illegale, non possono continuare a rimanere inascoltati. Invitando pertanto ad analizzare il problema nella sua complessità. Per quanto difficile possa essere. Su questo fronte, sul quale
si espresso di nuovo anche ieri il Direttore generale di AdM, Marcello Minenna, in audizione presso la Commissione Antimafia, i dati sono a dir poco impietosi. E vale la pena ricordarli.
Come emerso dal primo bilancio del CoPreGi, il Comitato per la repressione del gioco illegale coordinato da AdM, che rappresenta lo strumento di vigilanza e intervento sul territorio nazionale e di coordinamento fra tutte le Forze di polizia impegnate in tale obiettivo, in poco più di sei mesi sono state scovate 250 sale illegali, sono state chiuse oltre 100 bische clandestine, sono state sequestrate oltre 2mila slot illegali e comminate sanzioni per oltre 1 milione di euro. Per un totale di oltre 22 miliardi di euro stimati che sarebbero finiti in mano all'illegalità, con il fisco che ha già perso 4,5 miliardi di entrate.
Inoltre le recenti indagini della Dda di Catania svolte con l'operazione "Doppio gioco" hanno portato all'accertamento di una piattaforma illecita di scommesse con cui sono stati raccolti 32 milioni di euro per un'evasione di oltre 30 milioni di euro di imposte. Mentre altri scenari inquietanti sono emersi dal maxi processo sulle infiltrazioni mafiose a Carmagnola, in provincia di Torino, dove si parla ancora di slot illegali. In un territorio, questo, già compromesso dalla legge regionale che ha espulso l'offerta di gioco legale. Una serie di dati che certificano la forte riemersione del gioco illegale, che non può e non deve passare inosservata.
COSA DICONO GLI SCIENZIATI - Nel verbale trasmesso al governo dopo la riunione di ieri mattina gli scienziati sottolineano “il peggioramento della curva epidemiologica e una rapida diffusione delle varianti a maggiore trasmissibilità”. Per questo evidenziano la necessità di rafforzare le misure della fascia gialla, che “servono a contenere ma non a mitigare la circolazione del virus”, per poter riportare l’Rt nazionale sotto la soglia dell’1. È il livello minimo oltre il quale si va in fascia arancione, mentre se va oltre l’1,25 si passa in fascia rossa. Del resto la scorsa settimana, dopo aver esaminato i dati trasmessi da tutte le Regioni, l’Istituto superiore di sanità aveva già chiesto “l’immediato rafforzamento e innalzamento delle misure associate a ciascun 'colore' in considerazione della necessità di contrastare la maggior trasmissibilità”.
FINE SETTIMANA BLINDATI - Si torna così alle regole già in vigore durante le scorse festività natalizie con le chiusure in vigore il sabato e la domenica. Ma oggi si riunisce la “cabina di regia” per mettere a punto i dettagli, mentre prevale l’idea di procedere subito alla correzione del Dpcm in modo che le nuove regole entrino in vigore il prossimo fine settimana, il 13 e 14 marzo. Ma bisognerà decidere se impedire gli spostamenti delle persone come avviene in fascia rossa (eccetto quelli per lavoro, salute e urgenza) oppure lasciare maggiore libertà di movimento, come accaduto appunto durante le festività natalizie, quando si era optato per la fascia arancione che impedisce di uscire dal proprio Comune ma consente di uscire di casa dalle 5 alle 22. Gli scienziati puntano alla seconda opzione, e il governo dovrà decidere, sempre se non opterà per una stretta ancora maggiore.
BAR E RISTORANTI - In ogni caso nel fine settimana anche in fascia gialla saranno chiusi tutto il giorno i bar e i ristoranti, consentito soltanto l’asporto (fino alle 18 dai bar) e la consegna a domicilio. Mentre il vero e proprio lockdown scatterà nelle zone rosse, dove saranno chiusi locali pubblici e negozi, vietati gli spostamenti, consentita l’attività motoria soltanto nelle adiacenze della propria abitazione. L’indicazione del Cts non lascia spazio alle scelte dei governatori perché fissa il parametro che rende automatico il passaggio nella fascia di maggior rischio, secondo i numeri sopra indicati.
CINEMA, TEATRI E GIOCHI – La nuova stretta, dunque, fa saltare i sogni di gloria di quelle categoria che si stavano preparando per la riapertura – come
cinema e teatri – e spostano ancora più avanti le lancette per quelli che auspicavano in uno sconto nelle tempistiche, come i giochi. Le chiusure nel fine settimana rendono infatti più difficile la possibilità di riaprire cinema e teatri il 27 marzo, come era stato invece stabilito dal Dpcm in vigore, anche se i tecnici del
ministero guidato da Dario Franceschini sono al lavoro per proporre la stessa regola già applicata a musei e mostre: cioè quella di consentire l’ingresso del pubblico in sala dal lunedì al venerdì. Una ripartenza limitata, ma pur sempre uno spiraglio in una situazione che appare ancora drammatica. Ed
è proprio ciò che chiedono, e da tempo, gli operatori del gioco legale, che non vorrebbero altro che tornare a rialzare le saracinesche, sia pure in giorni e orari limitati, non in tutte le zone e non a piena capacità.
Ma a differenza di quanto avviene per il fronte della cultura, a quanto pare, non c'è nessuno che stia facendo lo stesso lavoro del Mibact nei confronti del gioco. Al punto che il Cts continua a non esprimersi e non essersi mai espresso su questo tema.