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Riordino gioco, Barzotti (M5S): 'Gettito fiscale nodo da sciogliere'

01 luglio 2023 - 10:07

La deputata del Movimento 5 Stelle Valentina Barzotti critica l'obiettivo del Governo di riordinare il settore senza però incidere sulle casse pubbliche e auspica la massima tutela per i soggetti deboli. Parlando anche di esports.

Scritto da Daniele Duso
© Valentina Barzotti - Pagina Facebook

© Valentina Barzotti - Pagina Facebook

Indietro non si torna. Secondo Valentina Barzotti, che per la seconda legislatura consecutiva rappresenta il Movimento 5 Stelle alla Camera (dove è segretario e membro del comitato per la Legislazione, oltre che membro della commissione Lavoro), le limitazioni imposte al settore del gioco, in particolare sul divieto di utilizzo della pubblicità (fortemente voluto, nella passata legislatura, dal primo Governo Conte e contenuto nel decreto Dignità) sono scelte non rivedibili, e semmai da potenziare.

Partiamo proprio da qui, nell'intervista alla deputata pentastellata, pubblicata sul numero di giugno della rivista GiocoNews, consultabile integralmente online a questo link.

Ad anni di distanza dal decreto Dignità, pensa che siano possibili, anche grazie alla disponibilità di maggiori informazioni, delle scelte più ponderate?

“Le nostre scelte sono sempre state ponderate e orientate alla tutela dell’interesse pubblico e delle persone più fragili. Con il decreto Dignità nel 2018 abbiamo finalmente introdotto il divieto di pubblicità del gioco e, francamente, ne sono orgogliosa.”

Uno degli aspetti attualmente più critici del mercato italiano del gioco pubblico è il divieto della pubblicità per le aziende del settore che ha tuttavia limitato le opportunità per fare una corretta informazione sulle differenze tra gioco legale e illegale, a distanza di qualche anno lei pensa che sia un tema rivedibile?

“No, non credo sia rivedibile perché spesso e volentieri l’informazione resa dagli operatori del settore sostanzia pubblicità, diretta o indiretta.”

Con il disegno di legge delega per la riforma fiscale, e in particolare con l’articolo 13, interamente dedicato a questo tema, il Governo Meloni si appresta al riordino del gioco pubblico. Ha avuto modo di seguirne l’iter e pensa che ci sia qualche aspetto che avrebbe dovuto essere trattato diversamente?

I criteri e i principi riportati nell'articolo 13 sono condivisibili per alcuni aspetti, ma ovviamente parliamo di una legge delega, una legge quadro i cui dettagli dovranno essere esaminati ed eventualmente modificati in sede di decreti delegati. Coerentemente con la nostra posizione riteniamo si debba dare priorità alla protezione dei soggetti più deboli, in particolare dei minori, e limitare la diffusione incontrollata, indiscriminata e senza regole del gioco. Inoltre l'aspetto che preoccupa è la volontà di voler mantenere a tutti i costi lo stesso gettito, senza considerare che il gioco online è tassato pochissimo. Andando verso un aumento della percentuale di gioco online si rischia una corsa anche da parte dello Stato al gioco d'azzardo online in contraddizione con i principi indicati nella stessa delega, tra cui la diffusione incontrollata e senza regole del gioco d'azzardo.”

Con problemi nuovi anche per chi deve contrastare il gioco problematico...

“Sicuramente lo spostamento all’online complica i controlli, perché le occasioni di gioco sono praticamente infinite.”

Il mercato italiano del gioco pubblico, a detta di molti esperti del settore anche stranieri, è uno dei meglio regolamentati a livello mondiale. Per quella che è la sua conoscenza del settore vi sono aspetti ancora migliorabili?

“Mi pare che i margini di miglioramento siano significativi perché la normativa è disorganica e tocca vari settori e livelli del diritto, dall’amministrativo, al penale al tributario. La Corte di giustizia europea è, peraltro, intervenuta anche di recente.”

Tornando al problema del gioco patologico: a suo parere è possibile contrastarlo senza penalizzare troppo la filiera industriale?

“Fermo restando che come gruppo siamo contrari al gioco d’azzardo, la ludopatia è una dipendenza, come tale va trattata. Servono politiche di reale supporto alle persone e alle famiglie che non devono essere lasciate sole. Questo fatica a coesistere con l'interesse di chi lavora in questo campo e ancora di più di chi ci fa profitto. Se analizziamo per bene il termine notiamo che in inglese i due concetti sono ben distinti: se con il termine ‘gioco’ si fa riferimento a ogni attività che abbia come scopo la ricreazione e lo svago, quando si parla di ‘gioco d’azzardo’ si intendono attività in cui non rientra più l’abilità del giocatore ma soltanto la sorte, il fato e lo scopo di lucro. Soffermarsi su questa distinzione è prioritario: play - in cui spiccano la capacità e l’abilità del soggetto, e gambling - in cui prevalgono l’azzardo e il fine di lucro. Ricordo inoltre che realizzare un codice di comportamento e di contenimento con relativa formazione degli operatori rispetto alle situazioni eccedentarie, associato ad interventi normativi più stringenti anche sulle pubblicità online indirette e di tracciabilità della filiera dal singolo giocatore potrebbe consentire una riduzione del danno.”

Parliamo di tematiche delle quali si è occupata di recente: il settore esport anche in Italia si sta evolvendo rapidamente e necessita ormai di una regolamentazione: quali sono a suo parere le problematiche che necessitano di essere affrontate?

“Sicuramente si tratta di un settore relativamente nuovo, che necessita di studio e approfondimento. Mossi da questa consapevolezza, come gruppo politico, da sempre sensibile ai cambiamenti e all’innovazione abbiamo deciso di dedicare per la prima volta un momento di approfondimento degli esports in Parlamento. Nel corso delle due giornate alla Camera dei Deputati (nelle quali si è parlato di esports in un evento pubblico Ndr) sono emerse come urgenze preminenti sicuramente l’individuazione di una regolamentazione per il settore, al quale oggi si applicano norme tipiche di altri settori che mal si conciliano con le caratteristiche intrinseche di queste attività. Occorre individuare regole per i contratti dei player e delle figure professionali che operano negli esports, che ne identifichino diritti e tutele, soprattutto per i minori che ne fanno parte. Serve poi uscire in modo rapido dal problema delle sale Lan, consentendo agli imprenditori che intendano investire in queste attività di farlo in sicurezza. Dal punto di vista culturale, è quanto mai urgente gettare le basi per una maggiore inclusione e parità tra i generi. Le donne costituiscono una community molto numerosa tra i videogiocatori, ma troppo spesso vengono vessate e discriminate. Poi, come emerso con forza durante il convegno, è assolutamente urgente predisporre misure per il sostegno agli sviluppatori indipendenti di videogiochi, individuando modalità ad hoc per questa categoria, come accaduto durante il Governo Conte con il Firts Playable Fund. Sono loro che rappresentano gli artigiani dei videogiochi in Italia.”

Dopo l’ultimo incontro realizzato in ambito parlamentare, peraltro non il primo in cui i videogame arrivano nelle stanze della politica che conta, pensa che sia possibile dire che il videogioco, come media, si è sdoganato da una certa reputazione che lo voleva come un divertimento poco sano, quasi da contrastare?

“Non ricordo un confronto pubblico del genere sul tema in Parlamento, anche scorrendo gli archivi degli eventi online sul sito istituzionale non ho trovato nulla, quindi direi che si è trattato di un evento di portata storica. Credo che gli esports siano ormai da considerare un settore a sé, indipendentemente dal macro tema dei videogiochi. Insieme all’Osservatorio italiano esports abbiamo organizzato questo evento anche per uscire dalla narrazione del videogame come attività dannosa da contrastare. Il mondo dei videogiochi produce posti di lavoro, rappresenta un importante mercato dal punto di vista economico, è un linguaggio di comunicazione che avvicina le giovani generazioni e rappresenta una cultura che in generale appassiona milioni di cittadini. Redigeremo un Libro Bianco con le proposte emerse nel corso dell’evento, sarà uno strumento che andrà a valorizzare proprio questa nuova narrazione.”

Continuando a parlare di esports, anche in quest’ambito, oltre a irregolarità nei contratti proposti ai player, vi sono criticità come la presenza di minori nelle competizioni, il match fixing, ma anche fenomeni di dipendenza (gaming disorder) e talvolta l’uso di sostanze illegali. Il fatto che la politica stia ora guardando con maggior attenzione a questo settore potrà stimolare un confronto più sereno e portare un miglioramento anche nelle strategie con le quali si affrontano questi temi?

“Come ogni settore, anche gli esports scontano delle problematiche. Tutti i temi elencati nella domanda sono dei problemi da affrontare e risolvere con regole chiare e trasparenti. La narrazione invece legata ai disordini e agli abusi del gaming è un aspetto culturale; dobbiamo distinguere e non fare di tutta l'erba un fascio. Quindi: sì, occorre un confronto sereno e privo di pregiudizi sui videogiochi, così come abbiamo fatto con il nostro convegno, un precedente che resterà nella storia di questo settore.”

 

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