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Riordino nazionale del gioco, il punto di vista dei Comuni

31 luglio 2021 - 07:39

I Comuni commentano le ipotesi di riordino nazionale del settore promosse da Minenna (Adm), che prevedono anche la loro compartecipazione al gettito erariale derivante dai giochi.

Scritto da Fm
Riordino nazionale del gioco, il punto di vista dei Comuni

Ne parliamo ormai da tempo e lo dicono anche tutti gli stakeholder del settore - dai rappresentanti dell'industria ai politici, passando per il ministero dell'Economia e delle finanze, che lo ha inserito anche fra gli obiettivi di politica fiscale 2021-2023: il riordino nazionale del gioco pubblico non è più rinviabile.

Ad avere un ruolo centrale nella riforma sarà senza dubbio l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che da mesi con il direttore generale Marcello Minenna torna costantemente sulla necessità di regolamentare il comparto, e proprio dal Mef è stata chiamata in causa per “fornire il supporto tecnico necessario al Governo per la regolamentazione del settore dei giochi".
Fra le proposte messe in campo finora da Adm c'è l'azzeramento delle leggi regionali esistenti - protagonista di uno speciale pubblicato sul numero della rivista GiocoNews di luglio e agosto, consultabile nella sua interezza a questo link - ma non solo: la compartecipazione degli Enti locali al gettito erariale derivante dai giochi.

A rispondere su questo tema, in rappresentanza dei Comuni, Sara Seccia, vice presidente dell'Assemblea capitolina e referente comunale sul tema del Gap, e Domenico Faggiani, responsabile del Tavolo sulle problematiche dell'Osservatorio sul gioco d'azzardo patologico per Anci - Associazione nazionale Comuni italiani.
 
SECCIA (ROMA CAPITALE): "SI A NORMATIVA UNITARIA, NO A COMPARTECIPAZIONE AL GETTITO" - "Dispiace dover constatare che si è speso molto tempo, anche anni, ed energie per l'approvazione di leggi regionali e regolamenti comunali che potrebbero venire neutralizzati. Nel contempo, però, sarebbe un buon segnale se si addivenisse ad una normativa finalmente unitaria su tutto il territorio nazionale, perché ad oggi le varie leggi regionali indicano distanziometri diversi tra loro e rendono la disciplina disomogenea per ogni singolo territorio". Così la consigliera di Roma Capitale Sara Seccia (Movimento cinque stelle), vice presidente dell'Assemblea capitolina e referente comunale sul tema del Gap.
"Personalmente, sono sempre stata contraria ad un gettito erariale proveniente dal gioco con vincita in denaro, seppur razionalizzato. Ci sono altre fonti di entrata che possono essere ricercate, ad esempio, la puntuale tassazione sui grandi colossi dell'e-commerce che in Italia riversano cifre troppo esigue rispetto al fatturato che producono. Credo fermamente – e coerentemente con il lavoro portato avanti – che le entrate per lo Stato e per gli Enti pubblici non debbano originarsi tramite l'azzardo. Lo trovo eticamente scorretto.
Si dice di voler combattere la patologia del Gap e poi si lucra su di esso, addirittura estendendo gli introiti agli Enti locali? Una contraddizione in termini".
Quanto ai capisaldi che "dovrebbe contenere" un riordino nazionale del gioco davvero efficace e capace di contemperare la tutela della salute con la salvaguardia della libera iniziativa economica, Seccia non ha dubbi.
"Sommessamente, mi permetto di rilevare che sarebbe necessario in via preliminare un tavolo di lavoro serio tra le Autorità governative, gli Enti locali tutti e i protagonisti del settore, gestori compresi. I distanziometri retroattivi non li condivido, ma sono d'accordo nel disciplinare, non vietare, tutti gli aspetti, compreso il gioco online o la tassazione in zone fiscali 'franche', e in generale tutte le tipologie di gioco esistenti. Sarebbe opportuno prevedere un distanziometro univoco per tutto il territorio nazionale per non concentrare le attività in zone specifiche ed, eventualmente, valutare incentivi seri per chi intende disinstallare apparecchi e riconvertire la propria attività. Infine, occorrerebbe il controllo dell'importo giocato in base alle entrate mensili di ciascuno, magari con determinazione di un importo massimo utilizzabile. Si potrebbe pensare all'attivazione del gioco attraverso un dispositivo per la rilevazione del dato biometrico (impronta digitale), con tutte le cautele del caso relativamente al trattamento dei dati personali e sensibili. È chiaro che questo lavoro non può farlo un consigliere comunale ma va demandato alla sensibilità e all'attenzione del legislatore".
La consigliera capitolina quindi interviene anche sulla proposta di proroga all'entrata in vigore della normativa regionale sul gioco nell'ambito al Collegato di bilancio - per la quale è atteso il voto in Consiglio il 2 agosto - e la possibilità che successivamente si arrivi alla redazione di una nuova normativa in materia.
"Non credo ci sia bisogno di una nuova legge regionale, quella attuale è completa e può essere applicata, nonostante il distanziometro sia stato inserito solo nel 2018, cinque anni dopo l'approvazione della L.R. 5/2013.
Tuttavia, non so come si determinerà il consiglio regionale del Lazio in merito all'entrata in vigore del distanziometro che la stessa Regione ha inserito e che doveva trovare applicazione da settembre 2021. Distanziometro, tra l'altro, retroattivo e che non tiene conto degli investimenti già effettuati dai gestori.
Credo che sarebbe stato più corretto se la Giunta Zingaretti si fosse impegnata in un confronto serio con il settore e avesse previsto dei correttivi maggiormente progressivi nel tempo. Mi chiedo come mai Roma Capitale subì tredici feroci ricorsi al Tar, e poi al Consiglio di Stato, avverso l'ordinanza sindacale 111/2018, mentre dopo l'approvazione del 'distanziometro retroattivo' della Regione Lazio nessuno ha avuto nulla da eccepire, almeno a livello giudiziario".
 
FAGGIANI (ANCI): "RIVEDERE LE LEGGI REGIONALI E DARE MAGGIORI RISORSE AGLI ENTI LOCALI" -  "Premesso che il riordino di tutta la materia non è più rinviabile, e che questo riordino è anche propedeutico alle decisioni relative al rinnovo delle concessioni, il percorso più lineare potrebbe essere proprio quello della delega al Governo".
Ne è convinto Domenico Faggiani, responsabile del Tavolo sulle problematiche dell'Osservatorio sul gioco d'azzardo patologico per Anci. "Si potrebbe così arrivare alla emanazione di un testo unico, attraverso un processo che veda il contributo di tutte le parti coinvolte, a partire dalle autonomie locali, al fine di pervenire a soluzioni che siano il più possibile condivise. È evidente che, una volta emanate le norme di riordino di tutta la materia, creata cioè una cornice nazionale, le leggi regionali andrebbero riviste e adeguate.  
Le ipotesi sulle quali l'Agenzia delle dogane e dei monopoli sta lavorando, e che sono state presentate dal direttore Minenna, sono condivisibili. Nel riordino è importante porre, come uno dei punti centrali, il contrasto alla dipendenza da gioco. Per questo occorre prevedere l’assegnazione di maggiori risorse agli Enti locali.
Da un lato incrementare il fondo nazionale Gap, con il quale vengono finanziati i piani regionali di prevenzione e cura della dipendenza da gioco. Dall’altro destinare risorse direttamente ai Comuni perché possano essere messi in condizione di svolgere il loro ruolo a tutela del cittadino, e quindi anche della sua salute, e di contrasto ad ogni forma di illegalità, compresa quella nel settore del gioco con vincita in denaro".
Anche Faggiani poi offre la sua ricetta sulla riforma nazionale del settore: "Dovrebbe provvedere a riordinare, ridurre e riqualificare tutta l'offerta di gioco pubblico. Con un testo unico si darebbe ordine alla materia, raccogliendo tutte le disposizioni relative al gioco con e senza vincita in denaro, e certezza per chi opera nel settore.
Riprendendo quanto indicato nell'Intesa, sottoscritta in sede di Conferenza Unificata nel settembre 2017, si dovrebbe prevedere una riduzione di tutta l'offerta di gioco e, al contempo, una riqualificazione della stessa.
Lo Stato, ovviamente, dovrebbe mettere in conto una contestuale riduzione delle entrate. Un consistente recupero di risorse sarebbe però assicurato da un più efficace contrasto all'illegalità e da un inasprimento delle sanzioni, viste le cifre stimate per l’illegale. In questo un contributo importante potrebbe arrivare dal coinvolgimento dei Comuni, attraverso la polizia locale. E, soprattutto, norme che consentano una adeguata prevenzione, attraverso attività di informazione, di educazione e di formazione. Informazione e educazione rivolta a tutti, ma soprattutto alle fasce più fragili, a cominciare dai giovani, nelle scuole, sia in tema di gioco fisico che di quello online, compresi i videogiochi. E poi attività di formazione per gli addetti al settore del gioco, una formazione obbligatoria e ben fatta. Tutte attività da programmare con le leggi regionali adeguatamente riviste, come dicevo prima. Ai Comuni, nel rispetto delle normative nazionali e di quelle regionali, spetterebbe  il compito di adottare regolamenti attraverso i quali, tra l'altro, programmare una omogenea distribuzione, all'interno del territorio comunale, della propria quota di offerta di gioco pubblico".
 

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