Scommesse: Bando 2016 e l'ipotesi proroga, quanto vale per lo Stato e quanto costa al settore
Il governo pensa a una proroga della gara sulle nuove concessioni betting: ecco quanto costa e cosa ne pensano gli operatori
Con l'avvicinarsi della scadenza delle concessioni per l'attività di raccolta scommesse in Italia che prevede l'emanazione di un nuovo bando di gara entro il prossimo anno, inizia a farsi largo l'ipotesi di uno slittamento della procedura, attraverso una proroga degli attuali titoli abilitativi per gli operatori oggi in attività. Un'ipotesi sempre più concreta che, come GiocoNews.it ha rivelato in anteprima nei giorni scorsi, comincia a prendere piede in ambiente politico e istituzionale, e per varie ragioni. Al punto che, nel documento inviato dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli al Mef (una relazione tecnica di 8 pagine in cui si propongono e illustrano una serie di misure di cui tenere conto in luce della prossima Legge di Stabilità per il 2016, per recuperare nuove entrate dai giochi), vengono fatti i conti rispetto ai due possibili scenari: da un lato, quello che accadrebbe in caso di emanazione di un bando di gara durante il 2016 e, dall'altro, nel caso in cui si volesse effettivamente puntare a uno slittamento dei termini, ma a titolo oneroso. Visto che la logica dietro a ogni decisione deve essere inevitabilmente di carattere erariale.
La decisione spetta ora al governo (e, come spiegato più avanti, dovrà essere presa entro metà ottobre), ma all'indomani delle prime indiscrezioni trapelate sul bando e sulla possibile proroga, arrivano inevitabilmente le reazioni degli addetti ai lavori.
La precedente gara del 2012 per l'assegnazione dei duemila diritti prevedeva una base d'asta minima di 11mila euro per una concessione di durata inferiore a 4 anni: considerato che le nuove concessioni dovrebbero essere di durata novennale, la base d'astapotrebbe essere fissata, per i negozi/agenzia, almeno ad euro 30mila, e alla metà per i corner. L'importo potrebbe essere poi maggiorato nel caso in cui la somma da pagare per l'aggiudicazione potesse essere rateizzata. Sulla base di questo le previsioni di entrate dalla gara potrebbero essere di 450milioni una tantum per il 2016 (tenendo conto di 30mila euro versati per i 15mila negozi) a cui si aggiungono altri 105 milioni di euro dai corner (considerando 15mila euro per 7mila diritti). Per un totale di 555 milioni da incassare durante il prossimo anno. Se invece si tiene conto dell'ipotesi di pagamento rateizzato, considerando un interesse del 25 per cento, gli importi a base d'asta aumenterebbero a 40mila euri per i negozi e a 20mila per i corner, per un incasso totale che, in quel caso, arriverebbe 150 milioni in più per il 2016 e altri 56 milioni per il 2017 dai negozi e altri 35 milioni in più dai corner nel 2016 e altri 13 milioni durante gli anni successivi.
L'ipotesi, dunque, sarebbe quella di optare per una "proroga a titolo oneroso" – cioè facendo pagare ad ogni operatore una quota per il mantenimento dei propri diritti fino alla prossima procedura di selezione – ma naturalmente previa "interlocuzione con gli organi comunitari" per ottenere il necessario nulla osta dal regolatore comunitario. Una soluzione che potrebbe essere presa in considerazione per una serie di ragioni: in primis, per dare alle autorità politiche più tempo per il confronto con gli enti locali, salvaguardando nel contempo gli interessi dei concessionari alla prosecuzione delle attività, considerando che alcune leggi regionali limitative del gioco legale trovano applicazione a partire dalle nuove concessioni. Inoltre servirebbe a risolvere la questione del gioco illegale in materia di raccolta scommesse tramite Ctd, mediante una riapertura della regolarizzazione fiscale. Infine una proroga permetterebbe di allineare la scadenza della pluri-concessioni (apparecchi, scommesse, bingo e gioco a distanza), per una più coerente normazione del comparto oltre a reperire risorse per il bilancio dello Stato o degli Enti locali.
LE PREOCCUOPAZIONE DEL LEGISLATORE - Il mercato delle scommesse è caratterizzato dalla presenza, accanto ad oltre 7000 punti di vendita, che costituiscono rete dei concessionari di Stato (di cui oltre 2000 di recente regolarizzazione), di una consistente rete di raccolta del gioco gestita da operatori privi di concessione statale (circa 5000, operanti sul territorio dello Stato mediante Centri di Trasmissione dati 'Ctd'). Tali Ctd esercitano, di fatto, una forte concorrenza nei riguardi dei concessionari statali, tanto più efficace se solo si considera che i Ctd non sono collegati al totalizzatore nazionale dell'Agenzia dogane e Monopoli, gestite da Sogei, dove tutte le singole scommesse vengono registrate, memorizzate e conservate; non versano imposte all'erario sulla raccolta, non sono tenuti a sopportare oneri di concessione; possono offrire ai giocatori, giacché svincolati dal rispetto di regole predeterminate al riguardo, un palinsesto di gioco molto più ampio e variegato; offrono la possibilità di effettuare giochi online che, invece, sono vietati per i punti vendita di scommesse fisiche della rete legale; hanno costi di gestione dei singoli punti di raccolta irrisori se confrontati con quelli tipici di un negozio di gioco appartenente alla rete istituzionale dei concessionari di Stato; non hanno alcun onere, specie economico, conseguente alla attività di controllo e di sanzione tipica della amministrazione competente, a differenza di quanto invece accade nei riguardi di un concessionario di Stato. Tali operatori hanno avviato un ampio contenzioso nelle sedi giudiziarie per vedere riconosciuto il diritto alla raccolta del gioco anche senza la previa acquisizione di una concessione statale.
Il contenzioso in essere non si è ancora concluso e si è in attesa dell'ennesima pronuncia del giudice comunitario che dovrebbe intervenire nei primi mesi dell'anno 2016 da pubblica udienza in Corte di Giustizia Europea che si è celebrata il 17 settembre 2015. Sino ad allora la situazione descritta permane incerta, a danno della rete legale del gioco.
LE REAZIONI – Nonostante le ragioni che potrebbero portare il legislatore a optare per una proroga delle attuali concessioni per il betting, la rete del gioco legale è piuttosto divisa rispetto a un intervento di questo tipo. In particolare c'è chi trova la soluzione prospettata problematica per la salute del mercato poiché, nonostante si vuole tenere conto della salvaguardia dei concessionari attuali, non solo i grandi operatori che già operano senza concessione continueranno ad operare sino alla prossima gara, ma il rischio è che altri operatori non regolarizzati o di nuova costituzione potranno seguire la scia. Anche in virtù del fatto che, secondo indiscrezioni provenienti da Strasburgo, la prossima sentenza della Corte Ue non si prospetterebbe favorevole per lo Stato italiano, almeno in parte. Il rischio, dunque, è quella di arrivare alla prossima gara con un mercato sempre più falsato con una incidenza ancora maggiore delle reti irregolari o abusive.
I centri sanati trarrebbero un beneficio da tale slittamento, dato che la sanatoria in origine aveva la durata di anno, e quindi fino al bando 2016. Cosa ne pensa? “Da quello che si sente dire, anche la proroga è onerosa, anche se forse meno onerosa di una partecipazione a una nuova gara. Comunque ci potrebbe essere un ampliamento della sanatoria. Lo Stato in questi anni ha diminuito il valore di tante aziende concessionarie e questo ha prodotto anche delle fusioni per ritornare al valore precedente. Il cambiamento in corso d’opera delle regole di concessione che gli operatori hanno dovuto subire non ha portato di certo al benessere delle aziende concessionarie. Mentre per le società transfrontaliere si è generato nuovo valore con la sanatoria, perché sono state autorizzare e quindi sono diventate appetibili per altre società”, conclude.
“Da quanto abbiamo potuto apprendere, il documento di AdM riporta la possibilità soltanto per i singoli centri di regolarizzare la propria posizione tramite una sanatoria per emersione, non citando eventuali operatori interessati. Per quanto riguarda l’onerosità della proroga, ci appare evidente come una proroga gratuita avrebbe comportando una serie di aspri e interminabili contenziosi con l’Unione Europea”.
La sanatoria dello scorso anno, intanto, come ha cambiato l’attuale offerta di gioco in Italia e quali ricadute ha avuto su di voi? “E’ francamente presto per poter analizzare i primi dati e avere un quadro completo di carattere economico e commerciale. Attualmente stiamo collaborando intensamente con Pianeta Scommesse per l’attivazione di un prodotto realmente innovativo per il mercato italiano, prodotto realizzato per la nostra attività landbased ma che potrebbe vivere ulteriori importanti sviluppi nell’online. E a breve, proprio per quanto riguarda la rete fisica, forniremo una prima dimostrazione della bontà del lavoro svolto. A SKS365 è stato infatti sempre riconosciuto un carattere di innovazione. Carattere che vogliamo portare anche in Italia per il bene dell’intero
mercato. E in tal senso ci auguriamo che il nostro operato vada di pari passo con la contestuale
liberalizzazione del palinsesto AdM”.
I TEMPI DELLA DECISIONE – Se la proroga dovrà essere inserita nella prossime Legge di Stabilità il governo dovrà deciderlo entro il prossimo 15 ottobre. I Paesi dell’Area Euro, infatti, inviano alla Commissione Europea, entro il 15 ottobre di ciascun anno, un Documento Programmatico di Bilancio (Dpb) che contiene i propri progetti di bilancio (per l’Italia quindi le implicazioni economico-finanziarie della Legge di Stabilità e della Legge di Bilancio) e l’aggiornamento delle stime indicate nel precedente Programma di Stabilità (PdS). Il documento tiene conto delle revisioni dei dati di consuntivo apportate dall’Istat, spiega la motivazione di eventuali differenze rispetto alle stime del PdS presentato nel mese di aprile, illustra i provvedimenti della manovra di finanza pubblica proposta dal Governo per il conseguimento degli obiettivi programmatici e l’impatto sui conti pubblici e sulla crescita economica.