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Casanova? Tutt’altro che un seduttore

09 marzo 2024 - 08:40

Alessandro Marzo Magno, autore di una biografia di uno dei più noti avventurieri del Settecento, spiega come in realtà fosse più interessato al cibo, e al gioco, che alle donne.

Scritto da Daniele Duso
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Giacomo Casanova un seduttore? Solo un’invenzione degli editori del secolo successivo a quello in cui è vissuto.

A spiegare l’origine di un mito è Alessandro Marzo Magno, ex giornalista di esteri, storico, veneziano di origine, che per uno dei tanti casi della vita (così racconta) si è trovato a scrivere libri sulla storia di Venezia e su quella di alcuni suoi personaggi illustri. E dopo un libro su Aldo Manuzio e una serie di lavori su Venezia (con un altro, sulle più celebri battaglie navali veneziane, in preparazione), arriva “Casanova” (ed. Laterza) che in 336 pagine racconta la vita di un personaggio che è stato, in realtà, molto di più di quel che oggi si tramanda.
Lo stesso libro, nato attorno alla figura del noto rubacuori, il cui nome è divenuto sinonimo di seduttore, è qualcosa di più di una biografia.
“Mi interessava il Settecento, un secolo che amo, e Casanova, con le sue sfaccettature, è un personaggio che consente di parlare ampiamente di questo secolo.”
Tante, infatti, le caratteristiche di un uomo che si riscopre, ora, nella sua tridimensionalità. 
“Sì, Casanova è ben altro che un seduttore”, spiega Marzo Magno, “certo, nelle sue memorie, oltre 5000 pagine (il riferimento è all’edizione Mondadori del 1967), ci sono tantissime storie d’amore, ma l’etichetta di seduttore gli è stata appiccicata in seguito, in particolare nell’Ottocento, quando il tema pruriginoso tornò utile a molti per vendere i suoi libri, in particolare dimostrando le vite licenziose del secolo precedente, dal quale ci si voleva moralmente distanziare.”
Ma quindi, chi era Casanova?
Lui probabilmente si sarebbe definito uno scrittore. Era un giramondo, ha viaggiato per l’Europa visitando oltre un centinaio di località, ma era anche un intellettuale, un uomo di scienza che ha pubblicato in vita ben 43 opere, tra brevi e lunghe, con numerosi appunti di matematica e di alchimia. Aveva anche conoscenze mediche, che usava spesso per truffare gli altri, così come le sue conoscenze di cifratura, che usava per fare vaticini e previsioni, sempre con lo scopo di raggirare i più creduloni.”
E poi era anche un gran giocatore.
Giocare d’azzardo era una delle attività del gruppo di avventurieri col quale Casanova viaggiava, e tutti lo facevano cercando possibilmente di dare una mano alla fortuna. Casanova amava molto il gioco, parla, tra gli altri, della ‘bassetta’ e del ‘faraone’, giochi antenati dell’odierno black jack. E racconta di aver giocato a carte addirittura per 40 ore di fila, pur di vincere una sfida. Del gioco racconta le sue vittorie e le sue sconfitte, ma sempre dicendo che non gli pesava spendere i soldi vinti al gioco, perché erano soldi guadagnati senza fatica. Conobbe anche Ange Goudar, uno dei personaggi dell’epoca, autore del ‘Manuale per diventare greci’ (così erano chiamati i bari, all’epoca), un libro di tecniche per barare”.
Poca fortuna ebbe invece con la sua città d’origine, Venezia, dove peraltro un centinaio d’anni prima della sua nascita fu aperto il primo casinò del mondo.
“Il Ridotto, dove con ogni probabilità Casanova è andato, poco prima della chiusura. La sua memorabile fuga dai Piombi (le temibili prigioni della Serenissima) avvenne nel 1756, ma nel 1774 tornò a Venezia. Il Ridotto venne chiuso tre anni dopo, nel 1777”.
Se non ne parlò molto probabilmente non furono al casinò di Venezia le sue vincite migliori.
“No infatti, la sua fortuna più grande con il gioco, Casanova, la fece a Parigi, dopo l’evasione, dove riuscì a esportare, assieme a due fratelli livornesi, il gioco del lotto all’uso di Genova. A Parigi Casanova diventa ricchissimo, compra una casa meravigliosa, con servitù, e investe i proventi del gioco in una conceria, che fece fallire, finendo pure in carcere per debiti, poiché amava dedicarsi più alle operaie giovani e carine che agli affari.”
Ma allora questa storia delle sue conquiste amorose non è del tutto una leggenda?
“Era uno a cui piaceva divertirsi, ma non meno di altri personaggi. In realtà la sua più grande passione probabilmente era la cucina, basti pensare che nel suo ‘Storie della mia vita’ sono più i piatti che vengono nominati (120), che le donne (‘solo’ 116).”

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