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Damiano Marini: 'Mi sentivo Super Mario'

16 agosto 2023 - 11:25

Damiano Marini - atleta paralimpico (handbike) ma anche motivatore, con la sua Restart Sport Academy - racconta la sua reazione a un grave incidente e come è arrivato all’accettazione della disabilità. Ma anche il suo rapporto con lo sport e il gioco.

© Damiano Marini - Pagina Facebook

© Damiano Marini - Pagina Facebook

“Ogni vita fa storia a sé, per questo a me piace condividere la mia, ma non voglio impartire insegnamenti a nessuno”. Damiano Marini, classe ‘82, una laurea in ingegneria, è una forza della natura. Atleta paralimpico (handbike) ma anche motivatore, con la sua Restart Sport Academy, società che ha come obiettivo l’avviamento alla pratica sportiva di ragazzi con disabilità e, di recente, anche scrittore.

Partiamo da qui, da “La musica è nella mia testa”: come nasce questo libro?

Amo dire che questo libro non è una biografia, anche se più che raccontare i fatti racconto le emozioni che ho provato in seguito all’incidente (un incidente in moto, 10 anni fa). Ed è così che dopo l’incidente ho cercato di condividere la mia esperienza per trovarne una chiave di lettura positiva, ripensando all’umanità, alla sensibilità, alla comprensione e all’amore che ho ricevuto. Raccontavo, in ogni occasione di qualche incontro, ma in tanti mi chiedevano di scriverne, e dopo qualche timido tentativo, un paio d’anni fa sono partito.”

Glielo avranno chiesto in molti, ma come si supera un evento del genere?

“Non c’è una ricetta, e anche con il libro non voglio dare insegnamenti. Racconto solo che io ho fatto così e ce l’ho fatta, ma poi ognuno deve vedere da sé. Nel mio caso il segreto sono state le relazioni con le persone che mi erano vicine. Non sempre relazioni positive, perché ho avuto anche degli scontri, soprattutto con qualche medico. Ma non mi sono mai chiuso in me stesso e ho sempre cercato negli altri la voglia di andare avanti. Ricordo che in ospedale la mia vita era fatta di tante piccole sfide, e ogni passetto avanti, mi pareva come il superamento di un livello di Super Mario, mitico gioco della mia generazione. E talvolta capitava che quando pensavo di avercela fatta, dovevo ripartire. Proprio come nel videogame.”

E poi è arrivato lo sport, nel quale ha trovato la sua dimensione. Lei era uno sportivo anche prima dell’incidente?

“Sì, ho sempre amato lo sport e l’ho sempre praticato e sempre seguito. Dopo l’incidente mi è sembrato lo strumento giusto per far vedere che ero capace di far qualcosa. Inizialmente è stata una rivalsa contro il destino, anche se poi mi sono reso conto che non è questo che mi muove, quanto invece la voglia di divertirmi, e di star bene, dato che lo sport consente anche di ridurre le diversità, con gli strumenti adeguati.”

Al di là dei social che rapporto ha con la tecnologia?

“La tecnologia deve essere al servizio dell’umanità, ben vengano tutte le tecnologie che migliorano la vita dell’uomo.”

Sul suo profilo Instagram c’è una foto curiosa, con una struttura fatta di Lego. Che storia c’è dietro quella foto?

“Un giorno ho incontrato dei ragazzi che presentavano delle rampe fatte con i mattoncini Lego. Ho scoperto poi che si trattava di cinque ragazzi con disturbi dello spettro autistico che avevano sviluppato l’idea di uno di loro, grande appassionato di Lego: raccogliere mattoncini per costruire pedane per abbattere le barriere architettoniche. Che dire: un’idea fantastica. M mi sono proposto come loro testimonial e siamo finiti a presentare l’idea in Senato.”

Prima Super Mario, poi i Lego. Dunque lei ha un buon rapporto con il mondo del gioco…

Per me il gioco significa riuscire a trovare il modo per alleggerire le difficoltà, i pensieri. Si riesce a spostare l’attenzione dai problemi alle cose più semplici. Amo moltissimo giochi come il Risiko, il Trivial pursuit, Taboo, e Pictionary, ma anche giocare a carte. Poi ovviamente mi sono sempre piaciuti tutti i giochi legati allo sport, credo siano un ottimo modo per aggregare le persone.”
 

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