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Yewande Omotoso, fortuna e magia sentieri per la conoscenza

25 novembre 2023 - 08:26

La scrittrice Yewande Omotoso racconta il suo libro “Un lutto insolito”, tra esplorazioni dei “giochi” Bdsm e la difficile ricerca di come convivere con la perdita di una persona cara e dare priorità a ciò che davvero conta

Scritto da Anna Maria Rengo
Foto Elle.com

Foto Elle.com

Dalle Barbados alla Nigeria, per giungere a Johannesburg. Questo il percorso personale di Yewande Omotoso, scrittrice che nel 2011 si è aggiudicata il South African Literary Award per la migliore opera d'esordio, “Bom Boy” e che da allora ha inanellato una collezione di premi internazionali. Oltre che di libri, come il commovente, profondo e arguto “Un lutto insolito” (66thand2nd Editore).
Ma prima di parlare del libro, parliamo della sua autrice, iniziando appunto dai vari paesi dove ha vissuto.

Quale senti la tua vera patria e com'è vivere ora in Sudafrica?
“Penso che entrambe le parole 'vera' e 'patria' possano essere concetti controversi e persino difficili. Per questo motivo non li utilizzo proprio soprattutto in relazione alla nazionalità e all'appartenenza. So di appartenere a tre posti e non è importante per me classificare questi posti, tutti arrivano con una sorta di clausole scritte in piccolo ma senza dubbio tutti mi hanno fatto, modellato, formato, contribuito. Mi sento piena e spesso mi sento abbastanza bene.”

Quali circostanze, te che sei architetto e designer, ti hanno portato ad avvicinarti alla scrittura?
“Prima ero una scrittrice! Sono cresciuta in una casa di scrittori e lettori e fin dalla giovane età io e i miei fratelli scrivevamo, facevamo spettacoli e ci impegnavamo in lavori creativi. Sono cresciuta in un campus universitario e mio padre era docente presso il Dipartimento di Arti drammatiche. Mi sento fortunata a essere cresciuta circondata da drammaturghi, poeti, attori: è stato davvero meraviglioso. Ma è stato molto più tardi, quando ci siamo trasferiti con la famiglia in Sudafrica (nel 1992) e ho finito il liceo e poi ho dovuto decidere cosa avrei studiato all'università, che l'architettura è entrata nel quadro. Mi era stato sconsigliato di studiare inglese come prima scelta e mi è stata suggerita architettura come un'alternativa pratica ma anche creativa. Durante tutto il corso di laurea ho continuato a scrivere. Dopo aver studiato e poi lavorato come architetto per alcuni anni ho deciso che dovevo realizzare questo sogno che avevo di scrivere romanzi. Ho frequentato un master in scrittura creativa presso l'Università di Cape Town e la mia tesi alla fine è diventata il mio primo romanzo, Bom Boy.”

Nel tuo ultimo libro, “Un lutto insolito”, racconti la difficile elaborazione del lutto di una madre la cui figlia si è suicidata. È possibile superare un dolore del genere, o almeno cercare di razionalizzarlo?
“Non credo. Se ci si trova in questa situazione o simile il desiderio irrazionale di 'superarla' penso che sia un mito. Allo stesso tempo penso che sia possibile evitare di vivere per sempre nel dolore. Nel caso del suicidio la maggior parte delle volte semplicemente non si può razionalizzare, non si riesce mai a trovare un 'perché' soddisfacente. Forse parte del processo di continuazione è trovare un modo per convivere con tutto ciò. Non penso che sia facile.”

In un bel passaggio del tuo libro osservi che è vero che spesso ci sono delle seconde occasioni, ma ci dovrebbero anche insegnare che a volte ce n'è una sola e va colta al volo. Come si fa ad apprendere una lezione del genere?
“Grazie per il complimento. Forse se ricordiamo quanto sia fugace la vita. È così facile da dimenticare e poi potrebbe succedere qualcosa che ci scuote e potrebbe insegnarci a dare urgenza alle cose che contano per noi nella vita. Ma sembra che ci sia sempre questo tipo di allontanamento da quel modo di essere.”

Come spieghi il successo che il tuo libro sta avendo in Italia?
“Essendo lontano geograficamente (e anche linguisticamente) non sono particolarmente consapevole di quel successo, ma se sta accadendo ne sono profondamente grata e felice. Per quanto riguarda la spiegazione, chissà come mai. Non ho l'ossessione di spiegare queste cose, molte volte penso che siano spiegabili solo in parte e che l'altra parte sia fortuna e magia.”

Nel tuo libro dedichi alcune pagine a un singolare rapporto tra la protagonista e una conoscenza online della figlia suicida, basato anche su giochi sadomaso. Al di là di questa specifica “categoria”, che rapporto hai con il mondo del gioco in generale?
“Prima di fare ricerche e scrivere il libro avevo una sana curiosità. Il sesso e la sessualità sono stati e sono temi di cui scrivo, la politica del piacere, il ruolo del potere, le idee sbagliate sul cosiddetto amore. Non ho iniziato a scrivere il libro sapendo che avrebbe approfondito il mondo del Bdsm (dominazione/disciplina, sottomissione/sadismo, masochismo Ndr)  ma una volta che mi è diventato chiaro mi sono buttata nella ricerca con molto entusiasmo e ho imparato moltissimo: ciò non ha avuto solo un impatto sul romanzo che stavo scrivendo ma anche sulla mia vita. Non direi di essere una abbonata a fetlife (sito di social networking per persone interessate a Bdsm, feticismo e kink Ndr) ma certamente abbraccio qualunque fantasia e ho trovato molta saggezza in alcune delle persone che ho incontrato e nei testi che ho letto.”

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