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Il calciatore che sconfisse il 'razzismo' nel Subbuteo

14 settembre 2016 - 07:40

Ashley Williams, difensore dell''Everton, ricorda quando scrisse ai produttori del Subbuteo.

Scritto da Ca

"Ma perché nel Subbuteo non ci sono figurini di colore?”. Può essere considerato il Nelson Mandela del calcio da tavolo il buon Ashley Williams? Ok, il paragone è decisamente esagerato ma per certi versi è lui che potrebbe aver abbattuto un velo di razzismo nel calcio in punta di dita.

 

Al ‘Liverpool Echo’ il difensore dell'Everton si è confessato rivelando la storia di quella volta in cui ha chiesto ai produttori come mai le piccole riproduzioni di calciatori fossero solo ed esclusivamente di pelle bianca.


Williams oggi è un giocatore come tanti altri, che con i suoi 32 anni gioca in Premier League e in nazionale. L’Everton lo ha acquistato in estate dallo Swansea ed è da sempre appassionato di Subbuteo, il passatempo che ha esaltato intere generazioni. Quando aveva 10 anni il gallese aveva una domanda che gli frullava costantemente per la testa: ma perché mai nella nazionale inglese non ci sono giocatori di colore?

 

E dire che, nella realtà, i neri non mancavano: dal suo idolo John Barnes (ironia della sorte, leggenda del Liverpool) a Des Walker, meteora in Italia con la maglia della Sampdoria ma buon giocatore in patria. Così, Williams prese carta e penna, scrisse una lettera ai produttori del Subbuteo e, racconta convinto, li indusse a cambiare e a inserire anche pedine col volto colorato nell'Inghilterra.
 
"Sì, è vero volevo sapere perché non ci fosse un Barnes, un Walker, e lo chiesi a mia madre. Lei la trovò una domanda intelligente, così scrivemmo una lettera e la spedimmo".
Da quel momento, secondo Williams, nulla fu più come prima: "I produttori del Subbuteo mi ascoltarono: iniziarono a inserire giocatori di colore". Il problema? L'incapacità dell'attuale centrale dell'Everton di giocare a Subbuteo: "Non ero molto bravo: anzi, finivo per rompere la maggior parte delle pedine...".

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