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Videogame: Croce rossa internazionale chiede stop ai crimini di guerra negli Fps

24 aprile 2023 - 12:05

Con l’iniziativa 'Play by the Rules' la Cri prova a convincere i gamer a smetterla di commettere crimini di guerra mentre giocano ai first person shooter.

Scritto da Daniele Duso
Croce rossa internazionale - Fps.png

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) avvia una collaborazione con i giocatori di Twitch per incoraggiare i giocatori a non commettere crimini di guerra mentre giocano a più noti first persone shooter come Call of Duty e Fortnite.

L'evento "Play by the Rules" dell'Icrc, nasce con lo scopo di educare i giocatori alle leggi della guerra. L'organizzazione ha persino creato la sua modalità Fortnite per aiutare a comunicare quali sono queste regole. Sul canale ufficiale di Twitch del Cicr, alcuni giocatori hanno streammato diverse sessioni di gioco cercando di rispettare le regole dei conflitti.

Con Play by the Rules l'Icrc fissa alcune "regole" (semplificate, per tener conto delle meccaniche dei videogiochi) come il non uccidere i nemici già feriti o non rispondenti, non prendere di mira Npc non violenti, non prendere di mira edifici civili e usare kit medici su tutti.

L'iniziativa ha fatto nascere anche qualche perplessità, in particolare in chi pensa che i giocatori conoscano bene la differenza tra ambiente videoludico e vita reale. Questioni che il Cicr ha considerato spiegando, nel testo pubblicato sul suo sito web, che "grazie a circa 12.000 collaboratori, il Cicr conduce delle attività umanitarie in situazioni di violenza armata in tutto il mondo. Quando scoppia un conflitto, è spesso la prima organizzazione ad arrivare sul posto e a rispondere ai bisogni delle persone detenute, sfollate o coinvolte in qualche altro modo. Si impegna anche per migliorare il rispetto del diritto dei conflitti armati e per creare un ambiente favorevole al rispetto della dignità delle persone coinvolte".

Perché dunque il Cicr si interessa ai videogiochi e non, per esempio, ai libri, ai fumetti, alle serie televisive o ai film? si chiede la stessa Cicr, rispondendo che "capita che dei registi o degli autori che vogliono ritrarre le attività del Cicr nei conflitti passati o presenti si rivolgano ad esso. L’organizzazione ha anche avuto dei contatti con differenti autori del mondo del divertimento, al di là degli sviluppatori di videogiochi. Il Cicr non si interessa, d’altronde, a tutti i videogiochi, ma soltanto a quelli che simulano un conflitto armato. Alcuni di questi giochi sono concepiti e prodotti dalle stesse società che sviluppano simulatori di campi di battaglia per l’addestramento delle forze armate".

E non è la prima volta che la Croce rossa si interessa del mondo dei videogame. Già nel 2014, infatti, in un documento pubblicato sempre tramite il proprio sito web, aveva sottolineato che "il Cicr si interessa alle questioni legate ai videogiochi che simulano la guerra e in cui i giocatori devono fare scelte come se fossero davvero su un campo di battaglia. Nella vita reale, le forze armate devono rispettare il diritto dei conflitti armati. I videogiochi che simulano le esperienze delle forze armate potrebbero quindi sensibilizzare i giocatori alle regole che gli eserciti devono rispettare quando sono coinvolti in un conflitto armato ed è questo che interessa in modo particolare il Cicr. In effetti, certi giochi tengono già in considerazione il modo in cui il personale militare è addestrato a comportarsi nelle situazioni di conflitto. Promuovere il rispetto del diritto internazionale umanitario, anche conosciuto come diritto dei conflitti armati, e i principi umanitari universali fa parte del mandato conferito al Cicr dagli Stati."

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