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Un 'buco' di debiti creato dalle partite high stakes rischia di affondare Las Vegas

25 febbraio 2017 - 12:30

Le partite high stakes e molti poker player avrebbero creato un buco di crediti difficili da riscuotere nei casino di Las Vegas. 

Scritto da Gt

Secondo un’inchiesta di Reuters, il gioco high stakes è alimentato in gran parte dai markers, quei giocatori che sfruttano linee di credito per sedere ai tavoli più ricchi della capitale del gioco d'azzardo. Sì, avete capito bene, 2/3 delle scommesse effettuate nei casinò di proprietà di Las Vegas Sands (il più importante è senz’altro il The Venetian) sarebbero a credito. La popolare agenzia di stampa ha aperto un tema davvero importante che sembra mettere a dura prova il sistema di poker live della Sin City e parallelamente può far saltare molti tavoli, tante partite e rischia di costringere gli organizzatori a rivoluzionare l’offerta. 

I casinò sulla Strip e dintorni spesso commettono l’errore di estendere ai propri clienti la linea di credito: in genere i tavoli high roller sono alimentati da questo tipo di dinamiche di mercato. Crescono volumi di raccolta, dati e rake ma se qualche credito diventa inesigibile e i players non ‘rientrano’ di quanto si sono esposti, il buco diventa quasi impossibile da ricucire. 

Come ricorda Assopoker, l’ultimo acuto di Ted Forrest è stato alle WSOP 2014, quando sconfisse Phil Hellmuth nel Razz. E’ stato arrestato per un debito con il Mirage per 270.000 dollari
Solo nel 2016, i casinò di Las Vegas non sono riusciti a recuperare crediti per $ 110,2 milioni, secondo un recente report dello Stato del Nevada. Si tratta di una cifra enorme, considerando che rappresenta il 2% delle gaming revenues della Strip.
Per l’Università del Nevada, il dato è in calo rispetto ai 132,7 milioni del 2015. L’anno peggiore è stato il 2000, quando furono svalutati crediti per 230,9 milioni.
La storia si ripete ed i manager delle sale da gioco continuano a commettere sempre lo stesso errore pur di incentivare al gambling i clienti più facoltosi.
Da 30 anni, in Nevada, è in vigore una legge che prevede l’apertura di un procedimento penale nei confronti dei markers inadempienti, ma non sempre i casinò ricorrono al tribunale. In alcuni casi, le posizioni dei gamblers sono talmente disperate, che non vale la pena. I costi legali sarebbero superiori ai benefici.
Purtroppo il fenomeno, pur ridimensionandosi negli ultimi 10 anni, è pur sempre una costante dei bilanci delle sale.
Ma anche ad Atlantic City non se la passano meglio. Due giorni fa, ha creato scalpore la vicenda di Clinton Portis, ex running back e stella dell’NFL, che ha un debito con il Borgata di $170.000. Difficilmente verrà recuperato un dollaro: Portis, nel 2015, ha presentato istanza di fallimento in Florida per un crack da circa 5 milioni di dolari. E pensare che in carriera ha guadagnato più di 43 milioni. L’ex giocatore di football americano deve anche $200.000 all’MGM di Las Vegas.

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