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Match Poker, l'unica vera via per il riconoscimento dell'Hold'em come sport: ecco come funziona

14 settembre 2022 - 16:57

Isidoro Alampi, presidente Figp, ci spiega Match Poker, l'unica vera via per il riconoscimento dell'Hold'em come sport.

Scritto da Cesare Antonini
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Il sogno rimane sempre quello: riconoscere il poker come sport e poterlo giocare liberamente svincolandolo anche dal retaggio che definire negativo è un eufemismo bello e buono. La via è stata segnata e la parola chiave che può aprire le porte giuste (in realtà siamo vicinissime alla soluzione, manca davvero poco) è Match Poker. L’idea è semplice: togliere l’alea dal gioco elevando al massimo le skills. Come si fa? Beh ce lo siamo fatti spiegare da Isidoro Alampi, presidente storico della Federazione Italiana Giuoco Poker e importante ambassador di questa applicazione del Texas Hold’em.

Il gioco non è nuovo ai più attenti ma anche a tantissimi appassionati. Gira da parecchio nel settore. Ma adesso sta tornando a vivere una fase di grande lancio e crescita.

Come funziona e da dove parte questa mission: “Come detto l’obiettivo è quello di rimuovere l’alea, la fortuna, dal gioco perché questo ha causato grosse problematiche a livello regolamentare per il poker live - spiega a Gioconews.it Alampi - chi lo conosce bene sa che è uno Skill game ma l’opinione generale è che sia azzardo. In questo senso non esiste paragone con i risultati che ha raggiunto il Bridge.

Nelle lotte di questi anni abbiamo sempre sbattuto contro questi schemi mentali. Eravamo arrivati al Coni, parlammo con Malagò, con Fabbricini ma alla fine, quando bisogna mettere nero su bianco fanno tutti un passo indietro. Anche i politici ti diranno che perdono più voti di quelli che ne potrebbero conquistare parlando di poker”.

 

Dopo tanto studio e tantissime esperienze di questo tipo, la via da percorrere è quindi il Match Poker? “Sì perché elimina l’aleatorietà e vi spiego subito come. Si tratta di un confronto a squadre e non tra giocatori singoli. E tutti giocano le stesse mani, le regole sono le stesse del Texas Hold’em con l’unica differenza che al flop si gioca Limit e nelle altre strade No Limit, contro gli altri avversari su tavoli differenti (ad esempio l’Italia con 6 giocatori giocherà le stesse mani su 6 tavoli differenti contro tutte le altre nazionali o squadre partecipanti, Ndr). Se il sistema randomizza un cooler AA vs KK, sarà giocato così da tutti i tavoli allo stesso modo. Quindi, chi ha giocato meglio la stessa mano prenderà punti secondo le valutazioni del software oltre alle chips ottenute che vanno a comporre il punteggio finale. Per chi conosce il Bridge il meccanismo è come il duplicate di questo gioco. Il primo nome del Match Poker, infatti, fu il duplicate Texas Hold’em”.

 

Il gioco si può praticare sia con mazzi reali ma è preferibile gestirlo elettronicamente: “La prima Nation Cup che si è giocata a Londra e si svolgeva con mazzi reali. Ma capite che preparare 200 mani su 6 tavoli avrebbe significato gestire 1200 mazzi disposti in ordine prestabilito. Con un tablet po un palmare qualsiasi di fronte a sé al tavolo dove si vede la mano è molto più veloce e gestibile”.

Spieghiamo ancora meglio come funziona: “Nessuno potrà dire, sono bravo ma sfortunato. Da Match Poker emerge per forza l’abilità. Stessi posti e stessi seat per ogni squadra con sei giocatori attivi su sei tavoli. Alla fine di ogni colpo il sistema assegna i punti in base al netto delle chips. Da sei punti a uno. Ad esempio in caso di walk  il giocatore vince sei punti ma difficile che accade. Lo stack di partenza è 10mila chips in genere ad ogni mano si resetta tutto e riparte il primo colpo, come se fosse un torneo a sé. Di solito si giocano 4 sessioni da 50 mani e tra una sessione e l’altra c’è anche modo di fare hand review grazie ai sistemi online e proseguire. Il software descrive alla perfezione una mano, come stai giocando e come si sta comportando la squadra intera, il tutto a carte scoperte”.

C’è anche molta pretattica giusto? “I capitani possono fare sostituzioni puntando non sulla run ma sulle caratteristiche dei giocatori, attaccanti e difensori, tight o aggressive insomma. In base ai cambi si può reagire e fare pretattica in bluff sulle formazioni. Inizia anche a cambiare il modo di giocare, prima eravamo tutti molto più chiusi, ora si preferisce attaccare e giocare molto di più”.

Dopo 200 mani c’è la classifica generale e si vedono i punteggi a squadre e individuale: “È stato inserito da poco un coefficiente che dà più importanza alla differenza di chips in relazione ai punti. Prima era impossibile recuperare distacchi importanti - prosegue Alampi - ora più chips guadagni più un player otterrà punti”.

Come sta andando il (ri)lancio del gioco?  “Non ci sono corrispondenze numeriche la app è stata lanciata 4 mesi fa. È tutto gratuito e ci si può iscrivere comodamente. Ma nei ranking ci sono già decine di migliaia di players che si stanno confrontando nei tavoli online. Il migliore d’Italia attualmente? È Marco Vergani”, ci confessa Alampi.

Il meccanismo sembra chiaro. Ora, però, non è chiaro perché anche un gioco così lontano dall’azzardo (si potranno comunque giocare soldi per i tornei ma anche sfruttare montepremi di sponsor) incontra problemi a passare indenne nelle tortuose e complesse vie del riconoscimento sportivo? “Il gioco è già disciplina sportiva riconosciuta a livello mondiale dal Gaisf, la Global Association of International Sports Federations, che fino al 2017 era conosciuta come Sport Acord. Tuttavia servono almeno 50 stati che devono aver riconosciuto Match Poker come disciplina sportiva. Era il 2014 quando cadde nel vuoto l’ultimo tentativo per il riconoscimento sportivo del poker ma ora si può fare. I tempi, siamo vicini mancano pochi Stati e abbiamo ancora quattro anni di tempo”. È la volta giusta.

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