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Stop al gioco, Agisco chiede revoca: nessuna risposta, caso al Tar

24 dicembre 2020 - 07:15

Dalla presidenza del consiglio dei ministri nessuna risposta alla richiesta di revocare lo stop del gioco per Covid, studio legale Lorenzoni notifica ricorso al Tar.

Scritto da Marta Rosati
Stop al gioco, Agisco chiede revoca: nessuna risposta, caso al Tar

Quella di mercoledì 23 dicembre era indicata, nell'iter tecnico dell'istanza in autotutela, come la data ultima per avere un riscontro da Palazzo Chigi, prima di portare il caso sul banco del Tribunale amministrativo regionale del Lazio. A quanto risulta, però, dalla presidenza del consiglio dei ministri, lo studio legale Lorenzoni di Roma non ha ricevuto alcuna risposta in merito alla richiesta di revocare il provvedimento, incluso nei recenti decreti anti-Covid, che impone lo stop al gioco pubblico.

"Illegittimo, discriminante, ingiustificato, immotivato": questi i termini utilizzati per definire il lockdown imposto al settore mentre possono esercitare, seppure con restrizioni, ad esempio le attività che somministrano cibi e bevande, considerate potenzialmente più a rischio di altre in termini di contagi e diffusione del Covid-19, già per il semplice fatto che per consumare è necessario abbassare la mascherina.

Oltre 20 operatori del comparto, rappresentati dall'associazione di categoria Agisco, hanno pertanto chiesto al Governo quantomeno un risarcimento per i danni economici che ritengono aver subito ingiustamente. Rialzare la serranda della propria attività resta per tutti l'obiettivo principale, ma accanto a questo, l'avvocato Niccolò Travia che segue il caso, ha fatto istanza di "ristoro" calibrato sull'esercizio di ciascuna impresa, per il fatturato perso e le spese sostenute per i protocolli anti-Covid, tenendo conto dei contributi a fondo perduto già ricevuti dal Governo. Nel conto della richiesta dei risarcimenti, lo studio legale ha considerato anche lo sviamento della clientela.

Ad ogni modo, come annunciato, non essendo arrivata alcuna comunicazione in merito alla richiesta di revocare lo stop del gioco pubblico, lo studio legale mercoledì ha notificato il ricorso al Tar per ciascuno degli operatori coinvolti nell'azione.

Di richieste di riapertura, in diverse forme e da più parti, al Governo, in verità da inizio pandemia ne sono arrivate parecchie "ma stavolta abbiamo introdotto un elemento di novità - dichiara il vicepresidente Agisco Maurizio Ughi -. Il tentativo infatti è quello di 'smontare' l'impianto del provvedimento facendo riferimento ai contenuti delle linee guida fornite dal Comitato tecnico scientifico.

Proprio lì - spiega Ughi -, nelle indicazioni fornite al presidente del Consiglio per le azioni da intraprendere al fine di limitare i contagi da Covid-19, si parla della necessità di evitare aggregazioni e assembramenti ma lo stop al gioco equivale a dire la chiusura di circa 10 mila sale. La capillarità della presenza sul territorio, combinata con la capienza dei locali destinati, non giustifica questo stop e se ci si dice che il problema potrebbe stare nel modo in cui si raggiungono i punti di gioco, appare ancor più assurdo perché non siamo la scuola, non si va tutti a divertirsi alla stessa ora".

Ma c'è di più. "Determinante - rivelano dai piani alti dell'assocazione Agisco - dovrebbe essere un altro fatto che si mette in evidenza nell'istanza: il Cts e i Dpcm elaborati in relazione alle linee guida di quello, parlano di settore dell'intrattenimento senza una differenziazione dei prodotti; e rispetto al comparto del gioco ci si limita a dire che non essendo indispensabile può fermarsi.

Allora - prosegue Ughi -, senza in alcun modo voler ostacolare il lavoro dei tabaccai ricevitori, le lotterie non dovrebbero essere considerate allo stesso modo? Peraltro, la ripetitività di giochi come gratta e vinci e 10 e Lotto, in spazi molto ristretti non rappresenta un potenziale rischio di assembramenti? Queste le riflessioni che intendiamo aprire ai miassimi livelli istituzionali perché alla firma del prossimo decreto si tenga conto delle nostre osservazioni. Sin qui, il tema è stato affrontato con estrema superficialità".

Il caso, che finirà dunque sul banco del Tribunale amministrativo regionale, è stato sottoposto nel frattempo anche all'attenzione della Corte dei Conti: le entrate nelle casse dello Stato derivanti dall'attività del gioco legale, del resto sono cosa nota e nell'azione coordinata dall'Associazione giochi e scommesse non manca un riferimento al cosiddetto danno erariale.

 

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