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Ddl gioco Trento, Acadi e Sapar: 'No al distanziometro, serve formazione'

17 febbraio 2021 - 17:05

Al consiglio provinciale di Trento proseguono le audizioni sul Ddl sul gioco, Acadi e Sapar chiedono di rivedere il distanziometro e puntare sulla formazione degli operatori.

Scritto da Redazione
Ddl gioco Trento, Acadi e Sapar: 'No al distanziometro, serve formazione'

Nella giornata di oggi, 17 febbraio, seconda tornata di audizioni alla commissione Politiche sociali del consiglio provinciale di Trento sul Ddl proposto da Giorgio Leonardi (Forza Italia) per modificare la legge vigente, con l’obiettivo di tutelare anche le attività economiche e l’occupazione collegate all’offerta di apparecchi.

La seduta ha visto fronteggiarsi due "partiti": da un lato le associazioni e organizzazioni sociali, che sostengono la necessità di mantenere la normativa provinciale in vigore che dispone la rimozione o il distanziamento dei pubblici esercizi che offrono giochi legali, dall'altro le organizzazioni imprenditoriali.

Sul tavolo della commsissione gli studi secondo i quali il distanziamento dai luoghi sensibili serve solo a spostare chi soffre di Gap verso altre dipendenze. Condiviso da tutti il bisogno di puntare di più sulla formazione, sull’educazione e sulla prevenzione valorizzando le relazioni. Le audizioni si concluderanno lunedì 22 con la presentazione del parere del Consiglio delle autonomie locali in merito al Ddl sul quale la Commissione si esprimerà con il voto il 2 marzo.

Di seguito, nel dettaglio, le posizioni espresse dagli intervenuti.
 
ACADI: "DISTANZIOMETRO INEFFICACE" - Geronimo Cardia, presidente di Acadi, ha ricordato che all’associazione aderiscono soggetti che in accordo con lo Stato distribuiscono sull’intero territorio nazionale i giochi pubblici. Da ciò deriva oltre il 50 percento del gettito erariale provenienti dai giochi pubblici, che ammonta a circa 11 miliardi di euro. Tra gli interessi costituzionali toccati dal gioco pubblico, al primo posto vi è il contrasto ai problemi di salute delle persone causati dal gioco d’azzardo. Solo se questo aspetto viene garantito ha senso occuparsi degli altri interessi in gioco. A proposito del Ddl, Cardia ha segnalato che l’Istituto superiore di sanità non considera il distanziometro uno strumento valido per dissuadere dal gioco pubblico. Perché 200 o 500 metri sono percorribili in pochi minuti. Tuttavia dal 2011 in poi gli enti regionali e provinciali hanno deciso di indicare in questo nel distanziometro un modo per ridurre il gioco d’azzardo. Il comparto del gioco pubblico sarebbe favorevole alla localizzazione delle macchinette in altri spazi urbani, senonché non esistono luoghi non vietati a causa dei raggi d’interdizione altissimi dei distanziometri. Questo divieto impedisce l’apertura di locali con giochi pubblici ovunque. Secondo Acadi l’attuale legge provinciale trentina riduce l’insediabilità dei locali con giochi pubblici al 3 percento del territorio. Le aree di interdizione impediscono l’insediamento nel 97 percento del territorio della città di Trento. La verità per Cardia è che chi soffre di dipendenza da gioco è disposto a recarsi in qualunque luogo anche di periferia in cui sia praticabile questa attività pubblica. In definitiva per Acadi è giusto contrastare il disturbo da gioco d’azzardo, ma qualificando l’offerta come prevede il Ddl con percorsi formativi e individuando parametri per il distanziometro che lascino in concreto degli spazi insediabili. Si tratta allora di mettere in campo una preventiva verifica urbanistica della disponibilità di queste aree. Ancora, per Cardia il ddl giustamente fa salve le realtà esistenti che offrono gioco pubblico e mette le attività al riparo anche dalle variazioni sia dei concessionari che delle concessioni.
 
SAPAR: "DDL TUTELA GIOCO LEGALE E OCCUPATI, SÌ A CORSI DI FORMAZIONE" - Domenico Distante del Sapar e presidente nazionale di Sinagi (sindacato giornalai), ha ricordato la posizione favorevole della categoria al Ddl di Leonardi per salvaguardare le tante piccole imprese degli esercenti che hanno sempre lavorato in questo settore a testa alta, con orgoglio, senza nascondersi né vergognarsi. Parliamo infatti di gioco di Stato e regolare che garantisce la legalità. Gioco legale che se venisse meno lascerebbe prevalere il gioco illegale. Il gioco pubblico è fermo da molti mesi a causa della pandemia e molti osservano che questo favorisce il proliferare del gioco illegale. Il Ddl di Leonardi ha il pregio di tutelare gli esercenti dal rischio di dover rinunciare al gioco legale se nelle immediate vicinanza sorgesse un luogo sensibile. Secondo Sapar le distanze dai luoghi sensibili andrebbero eliminate, ma se proprio devono esserci occorre almeno prevederne una riduzione come propone il Ddl. Infine gli esercenti e i gestori di locali con le spot e i Vlt sono disposti a seguire una formazione con appositi corsi, anche ripetuti, per la tutela delle persone che giocano all’interno delle loro attivitià. Perché la tutela di queste persone va anteposta ad ogni altro interesse, qualunque sia il gioco praticato, compreso il calcio balilla, in qualunque pubblico esercizio. Gli esercenti si pongono in tal modo a servizio delle istituzioni.
Giancarlo Alberini, presidente della delegazione trentina del Sapar, ha lanciato un appello ai consiglieri provinciali per chiedere che il Ddl venga da loro accolto con favore. Il testo esprime infatti il giusto equilibrio tra tutela sanitaria dei clienti e salvaguardia delle imprese e dei lavoratori. Già a partire dall’agosto del 2020 la rimozione delle macchinette ha causato un ridimensionamento di circa l’80 percento dei lavoratori nel settore del gioco lecito. E quando verrà a cessare anche il blocco dei licenziamenti altre centinaia rimarranno privi di un’occupazione. E si tratta di lavoratori quasi tutti over 50 che difficilmente troveranno un altro impiego. Non ci sono infatti possibilità di riconversione lavorativa né esistono alternative di collocamento per loro.
 
COMMISSARIATO DEL GOVERNO: "NESSUNA VIOLAZIONE SIGNIFICATIVA DELLE NORME" - Alessandra Vinciguerra, viceprefetto vicario, ha sottolineato che i dati relativi all’incidenza del gioco d’azzardo nel Trentino non sono attuali e completamente realistici in considerazione dell’emergenza epidemiologica che ha visto ridursi le presenze nei luoghi di gioco, i quali sono obbligatoriamente chiusi. Il Commissariato, ha spiegato Vinciguerra, esercita controlli con le forze di polizia e in particolare la Guardia di finanza ma anche l’Ufficio delle dogane nelle strutture in cui si trovano apparecchi da gioco. Per competenza il controllo è sull’eventuale violazione delle norme e non riguarda la questione sociale e quasi di salute pubblica legato all’abuso degli apparecchi da gioco. Da questo punto di vista la viceprefetto di Trento ha concluso che sul fenomeno, oltre a non essere disponibili dati aggiornati del 2020 circa violazioni di norme, quelli relativi al 2019 non risultano significativi.
 
SERD: "VICINANZA DEGLI APPARECCHI INFLUENZA NEGATIVAMENTE DONNE E ANZIANI" - Ermelinda Levari del Serd ha segnalato che nel 2020 è diminuito il numero di persone che si sono rivolti al servizio per problemi di dipendenza dal gioco d’azzardo. Nel 2019 ne aveva preso in carico 77 persone mentre nel 2020 questi soggetti sono stati solo 4. Per rispondere alla domanda se la rimozione delle macchinette nei pubblici esercizi imposta dalla legge provinciale nell’agosto scorso abbia favorito l’incremento del gioco online. Da un questionario appositamente somministrato sull’argomento tra il maggio e il luglio del 2020 a 46 persone con la collaborazione con l’Associazione di auto mutuo aiuto (Ama), è emerso che non si è verificato tra gli utenti un aumento del gioco online. Il 20 percento ha dichiarato di aver giocato online prima del lockdown e solo il 2 percento ha detto di aver aumentato quest’attività dopo la rimozione dello slot e Vlt dai locali. Ora queste persone verranno ricontattate perché rispondano allo stesso questionario tra il maggio e il luglio di quest’anno per verificare se vi sono state variazioni. Levari ha precisato che i giocatori d’azzardo in carico al Serd di Trento sono solo una parte degli utenti di questo tipo perché molti altri si rivolgono ai centri di auto mutuo aiuto e ai servizi presenti in altre località del territorio. E ha aggiunto che molti pazienti ludopatici del Serd hanno dichiarato di essersi sentiti sollevati dall’eliminazione degli apparecchi da gioco dai locali imposta dalla legge provinciale. Secondo il Serd in età scolare il gioco d’azzardo non è un problema molto diffuso e che i ragazzi che ne soffrono sono solitamente molto fragili ed esposti alla dipendenza per altri motivi. Solo iniziando ad operare con questi soggetti quando sono ancora molto giovani si può prevenire il problema in età adulta. Tra gli adulti il Serd nota che soprattutto le donne verso l’età del pensionamento sviluppano dipendenza da gioco. E che anche le persone anziane, in presenza di macchinette da gioco vicino a casa tendono a scivolare nella ludopatia.
Paolo Zanella (Futura) ha chiesto se a ridurre il numero degli utenti del Serd con dipendenza da gioco sia stata la legge provinciale che ha imposto la rimozione delle macchinette nell’agosto del 2020 oppure il divieto di uscire da casa introdotto per il lockdown. Altra domanda: chi sfugge alla dipendenza da gioco finisce preda di altri tipi di dipendenza?
Il presidente della commissione Claudio Cia ha osservato che forse i casi sono calati per l’impossibilità delle persone di utilizzare le macchinette nel periodo di chiusure dei locali decisa con l’emergenza da Covid. E ha ricordato che i dati dell’Ufficio dogane hanno evidenziato un notevole aumento del gioco online. E ha aggiunto che il questionario del Serd ha riguardato persone che stanno già compiendo un percorso per superare la ludopatia.
Levari ha risposto che un viraggio verso altre dipendenze è possibile, come è possibile che si verifichi una sofferenza emotiva, una sintomatologia depressiva nelle persone che non giocano più. Senza gioco (la “coperta”) emergono ansia e problemi psicologici che il gioco nascondeva. Rispondendo poi a una domanda di Cia, Levari ha precisato che i minori in carico al Serd per dipendenza da gioco d’azzardo sono meno di 10. Ma ha aggiunto che molti altri soffrono per altre dipendenze, ad esempio da sostanze e che occorre quindi considerare il problema delle dipendenze nel suo insieme e non solo in un singolo campo. Quanto al calo di utenti del Serd nel 2020 non è detto che questo sia sicuramente correlato alla rimozione degli apparecchi da gioco: si tratta di un dato da tener presente. Certo è che gli utenti hanno sempre espresso sollievo per l’impossibilità di accedere agli apparecchi da gioco. Quanto al gioco illegale, il Serd non dispone di dati e questo vale anche per il gioco online.
 
AMA: "NESSUNA DIFFERENZA FRA ABUSO DI GIOCO ONLINE E DI SLOT/VLT" - Giulia Tomasi, responsabile gioco d’azzardo dell’Ama - Associazione auto mutuo aiuto ha osservato che slot machine e Vlt ha un alto potenziale di induzione all’assuefazione per l’alta velocità di gioco, i suoni, le luci, le piccole vincite o le quasi vincite, meccanismi che rendono queste attività molto pericolose. Il distanziamento di questi apparecchi da categorie sensibili come gli anziani previsto dalla legge provinciale vigente è molto utile. A suo avviso, tolto il gioco con slot e Vlt la persona che ha sviluppato una dipendenza patologica non si sposta verso il gioco online perché si tratta di attività dotate di un diverso appeal. L’offerta del gioco online attira altri tipi di giocatori. Tomai ha confermato che i soggetti seguiti dall’Ama che soffrono di dipendenza da slot e Vlt si sono sentiti estremamente sollevati dall’eliminazione di queste macchinette dai locali. Che ha fatto capire a molti di loro avere questo problema e della necessità di un percorso di uscita dal problema.
Miriam Vanzetta, coordinatrice di Ama, ha ricordato il problema della dipendenza da slot e Vlt riguarda in particolare gli anziani quando restano soli, ad esempio per la perdita del coniuge. Anche per Vanzetta la limitazione delle macchinette da gioco si è rivelata positiva e quindi per l’Ama va mantenuta. A una domanda di Cia, che ha chiesto come si concili il parere dell’Ama con l’incremento del gioco online segnalato dall’Ufficio delle dogane in seguito alla rimozione delle macchinette, Vanzetta ha risposto che il gioco online è cresciuto in modo esponenziale, del 3000 per cento, a livello nazionale, ma che la dipendenza da questa attività non riguarda le persone che abusano delle slot. I problemi della dipendenza fisica e online sono affiancati e le persone che dipendono dall’online si aggiungono a quelle che utilizza slot e Vlt.
Zanella ha osservato come questa testimonianza dimostri la complessità del fenomeno che per questo va affrontato in modo laico. Significativo è a suo avviso il sentimento di sollievo che emerge dalle persone dipendenti per la rimozione delle macchinette. Il consigliere ha chiesto se vi sia però uno shift di questi soggetti verso altre dipendenze.
Mara Dalzocchio (Lega) ha segnalato che vi sono persone che utilizzano sia il gioco fisico sia il gioco sul web. E che nel lockdown sono aumentati i locali che offrono giochi abusivi ai quali si sono rivolti i clienti che andavano negli esercizi con giochi leciti il cui stop non non aiuta sicuramente la soluzione del problema.
Tomasi ha risposto che lo shift da un gioco fisico a un gioco online può avvenire ma si può verificare anche un aumento del consumo di alcol o psicofarmaci. Quanto all’aumento delle sale con giochi illegali, il problema va affrontato incrementando i controlli e non rimettendo le slot e le macchinette legali nei luoghi da cui sono state rimosse e a cui si può accedere anche dopo aver consumato un cappuccino al bar.
Vanzetta ha informato di non aver riscontrato casi di persone in carico all’Ama che si siano rivolte a sale con giochi illegali dopo la rimozione delle macchinette legali. Anche per Vanzetta sono necessari controlli sia legali sia fiscali sui locali con gioco, che devono comunque rimanere lontani dai luoghi sensibili.
 
CONSORZIO COOPERATIVE SOCIALI: "NON TOCCARE LE NORME VIGENTI" - Serenella Cipriani, presidente del Consolida - Consorzio cooperative sociali , anche in rappresentanza del Forum del Terzo Settore ha notato che il Ddl allenta le misure restrittive e agevola gli esercenti anche sul piano fiscale. Questo confligge con la prevenzione dei danni sociali che il gioco d’azzardo patologico può causare. Il Consolida non gestisce direttamente servizi dedicate a questa problematica ma incontra persone vulnerabili e con dipendenze come queste. Vi sono anche segnalazioni dagli istituti di credito che si trovano di fronte famiglie economicamente disastrate a causa della dipendenza da gioco. Disagi emergono anche sul piano relazionale nelle famiglie. Inoltre queste persone faticano a mantenere un rapporto equilibrato con il loro ambiente di lavoro. I problemi di dipendenza di questi soggetti grava sui servizi sociali. In ogni caso per Cipriani vanno tutelati la salute pubblica e il benessere psicofisico delle persone. Per questo Consolida non condivide il Ddl di Leonardi ma sostiene la legge vigente del 2015, per non incrementare la povertà sociale e la crisi dei rapporti familiari. Per Cipriani, infine, occorrerebbe sensibilizzare al problema l’opinione pubblica e la cittadinanza, perché non c’è una conoscenza sufficiente dei danni che questa dipendenza può causare.
 
CNCA: "DDL FAVORISCE IL GIOCO E IL GAP" - Claudio Bassetti, presidente del Cnca - Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, ha criticato il ddl perché sostanzialmente liberalizza gli esercizi con apparecchi da gioco riducendone la distanza dai luoghi sensibili e non incentiva più i locali che rinunciano alle macchinette. In tal modo si favorisce il gioco d’azzardo anziché contrastare questa pratica come prevede la legge attuale. Con il rischio che si aggravino i costi umani e sociali che la dipendenza patologica da gioco d’azzardo produce, senza contare altri problemi correlati come l’usura. Bassetti ha denunciato in particolare la piaga del “consumo da dissipazione” che sottrae il denaro speso per i giochi al necessario utilizzo per il bene delle persone e delle famiglie. Per il Cnca occorre quindi ridurre l’esposizione ai giochi fisici come la legge del 2015 già dispone. Un esempio virtuoso del buon risultato derivante dall’attuazione di questo principio è la legge adottata dalla Regione Piemonte, che impone di distanziare a non meno di 500 metri dai luoghi sensibili i locali dotati di macchinette da gioco. Dal 2017 in questo territorio le persone hanno evitato di spendere per slot e Vlt 1.200 milioni di euro. La prevenzione passa dunque dal distanziamento degli apparecchi da gioco dai soggetti esposti al rischio di dipendenza.

ASSOCIAZIONI FAMILIARI DEL TRENTINO: "PROVINCIA ARGINI L'INTERESSE STATALE" - Paolo Holneider, che è anche presidente della cooperativa Rete, ha ricordato che legge in vigore del 2015 era stata approvata all’unanimità dal Consiglio provinciale per arginare il dilagante fenomeno della ludopatia. Il Forum vede tante famiglie in difficoltà e i loro patrimoni che si dilapidano per questo problema. Con l’ente pubblico che deve farsi carico di soggetti dipendenti i cui costi sociali sono molto elevati. I dati del 2019 dicono che in Italia sono stati giocati 110 miliardi di euro, una cifra pari alla spesa annuale dello Stato in tutto il sistema sanitario. Occorre quindi confermare e non ridurre sia le distanze dalle macchinette imposte dalla legge provinciale 13 del 2015 sia i numerosi luoghi sensibili indicati nella normativa trentina, approezzata in tutta Italia. Si tratta infatti di arginare un sistema economico di interesse statale che alimenta disgregazione e povertà sociali, e di mettere la salute dei cittadini al primo posto. Anche perché la Provincia può limitare l’offerta fisica di giochi ma non certo quella online.

ASSOCIAZIONE ALBORA: "LEGGE ATTUALE FUNZIONA BENISSIMO" - Luigi Torboli, presidente di Albora, ha ricordato che da quando le slot sono state rimosse nell’agosto del 2020 le persone dimostrano di avere più disponibilità economiche. In precedenza per fronteggiare i problemi economiche le famiglie investivano nel gioco d’azzardo offerto dalle macchinette. Secondo Torboli, poi, gli stessi esercenti non hanno che un vantaggio minimo dall’offerta di macchinette, perché la maggior parte dei soldi spesi dai clienti non restano a loro. Albora invita quindi i politici a conservare l’attuale legge provinciale, che per Torboli funziona benissimo.
 
LA DISCUSSIONE CON I CONSIGLIERI - Alle tesi esposte dalle associazioni sono seguite le domande dei consiglieri provinciali. Vanessa Masè (La Civica) ha chiesto ad Ama quali strade si potrebbero percorrere per tutelare le persone che giocano online e che risultano difficili da individuare. Quanto alle macchinette, Masè ha proposto di innalzare il limite di età delle persone autorizzate ad utilizzare questi giochi.
Paola Demagri (Patt) ha auspicato che l’aspetto economico non prevalga sulla tutela delle persone.
Zanella ha chiesto perché il Consiglio dovrebbe approvare un Ddl come questo quando nel maggio scorso aveva respinto una modifica della legge provinciale in vigore.
Cia ha ricordato che l’obiettivo della modifica proposta era di posticipare l’entrata in vigore della normativa e quindi anche la scadenza entro cui rimuovere le slot.
Tomasi di Ama rispondendo a Masè ha detto che la sfida del futuro sarà proprio quella di arginare il gioco online rinforzando l’informazione nelle scuole superiori, perché il boom tra i ragazzi riguarda le scommesse sportive e il poker online che illudono gli utilizzatori. Servono poi interventi a sostegno dei genitori dei ragazzi e dei ragazzini con questo problema perché sono loro a finanziare la dipendenza dal gioco online. È vero che l’azzardo è un fenomeno quantitativamente inferiore rispetto ad altre patologie, ma per ogni giocatore dipendente vi sono almeno sette persone coinvolte.

UNIVERSITÀ DI TRENTO: "PREVENZIONE E FORMAZIONE, NON PROIBIZIONISMO" - Nicolao Bonini, ordinario del dipartimento di economia e management dell’ateneo trentino e specializzato in materia di psicologia del consumo, ha raccontato le sue ricerche sui consumatori d’azzardo patologici evidenziando le osservazioni della letteratura scientifica. Più della conoscenza delle probabilità di vincere o di perdere – ha spiegato – contano l’impulsività e l’intelligenza emozionale da cui dipendono i livelli di gravità della dipendenza. Vi sono infatti persone che resistono alla tentazione del gioco e altre no. Quanto più un individuo è impulsivo e ha scarsa intelligenza emozionale tanto maggiore è il livello di gravità della dipendenza patologica del gioco. Tener presente questo rapporto aiuta ad affrontare e a prevenire la malattia. Perché non basta sapere che il fumo fa male per smettere di fumare.
Valentina Molin, collaboratrice presso il dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’università di Trento, sulla base di un’indagine epidemiologica da lei curata ha detto che il gioco d’azzardo in generale e patologico non è molto diffuso nella popolazione trentina, anche se è vero che chi è affetto da questa patologia entra in una spirale discendente che coinvolge anche altri soggetti. Molin ha ricordato che aver collaborato nell’indagine con un centinaio di esercenti in particolare aderenti alla Fit (tabaccai). Il cui timore nel partecipare derivava dal giudizio negativo nei loro confronti dell’Azienda sanitaria. Alla fine sono stati tuttavia molto soddisfatti della formazione ricevuta. Per Molin è quindi un bene che il Ddl di Leonardi punti sulla formazione perché i corsi alimentano la fiducia e la collaborazione degli operatori e producono risultati concreti nei confronti dei giocatori patologici all’interno dei pubblici esercizi. Sono stati formati anche alcuni vigili di quartiere e poliziotti che interagiscono spesso con questi soggetti. Ma potrebbe rivelarsi utile anche il coinvolgimento di chi lavora in banca e viene a conoscenza di situazioni difficili, come pure con i medici di medicina generale. Tutti attori che possono fare rete attorno a queste persone e alle loro famiglie, sfruttando il senso di comunità di cui è ancora ricco il Trentino. Quanto alle limitazioni, Molini ha osservato che le ricerche condotte a livello internazionale dimostrano che questi meccanismi non hanno effetto ma inducono semmai uno spostamento verso altri territori o altri tipi di dipendenza. Un altro dato importante emerso dalla formazione degli esercenti è che le slot che più spesso creano problemi di dipendenza (nel 75 percento dei casi a carico del Sert), sono quelle posizionate molto distante dal banco e dai tavoli dove maggiore è il controllo sociale maggiore che limita molto l’utilizzo delle macchinette. Le slot collocate in ambienti interni isolati inducono le persone a perdere il controllo del gioco e a spendere di più, non essendo a contatto con l’esercente.
Zanella ha apprezzato il contributo dell’università vista la spaccatura tra favorevoli e contrari alla possibilità di giocare offerta dai pubblici esercizi. La ratio della legge 13 del 2015 era la gravità del danno arrecato dalle slot alle persone e alle famiglie per cui occorreva eliminare la causa fisica del problema. Questo Ddl rivede quest’approccio adducendo il motivo che l’eliminazione dei giochi fisici sposterebbe le persone verso altre dipendenze. Zanella ha chiesto a Molin se a fronte di tutto ciò non sia più sensato puntare sulla prevenzione lasciando intatta l’attuale legge.
Molin ha risposto che i primi pazienti sono approdati al Serd nel 2007 e da allora in poi si sono rivolti al Serd per la dipendenza da gioco 381 pazienti. Circa 100 all’anno. La prevenzione è quindi necessaria perché il solo proibizionismo ha dimostrato di non funzionare bene in quanto il rischio di spostamento verso altre dipendenze è molto alto. Fondamentale per la prevenzione sono i legami sociali. Vero che non disporre più di macchinette a portata di mano da sollievo, ma i dati dimostrano che il problema è rimasto anche dopo la rimozione dello slot. L’indagine sociologica ha mostrato che i ragazzi delle scuole superiori dalla terza alla quinta (in tutto 1.200 in tutti i soggetti) non sono particolarmente inclini al gioco mentre oltre il 75 percento dichiara di fare uso di alcol, un quarto fuma ogni giorno tabacco e il 40 percento usa cannabinoidi. Quel che dicono le indagini internazionali è che esistono forme di prevenzione primaria ad ampio spettro che agiscono sull’autodeterminazione dei soggetti e sulla collaborazione con gli adulti di riferimento. Un progetto di prevenzione islandese – ha concluso Molin – ha ridotto quasi a zero le dipendenze dei ragazzi nel giro di 10 anni. I progetti di prevenzione sul modello islandese sono quindi la via maestra per combattere la piega delle dipendenze, ma devono essere sempre valutati. Secondo la ricercatrice sarebbe ora di avviare anche in Trentino una campagna di prevenzione di questo tipo.

FONDAZIONE DEMARCHI: "PUNTARE TUTTO SULLE COMUNITÀ EDUCATIVE" - Il presidente della Fondazione Demarchi, Federico Samaden, ha sottolineato l’importanza di collegare il Ddl a un disegno strategico già messo in campo l’anno scorso dalla Giunta provinciale sulla crescita sana dei giovani in Trentino. Esiste un progetto a lui affidato dalla Giunta provinciale orientato a rendere il Trentino una terra capace di far crescere positivamente i figli potenziando le risorse educative del territorio. Nel panorama del pensiero pedagogico nazionale ed internazionale – ha proseguito Samaden – ci si è concentrati da un paio d’anni sul tema delle comunità educanti. Ogni territorio del Trentino deve diventare una comunità educante in grado di mettere in campo interventi positivi che riducano le vie di fuga verso le dipendenze patologiche. Si tratta di promuovere percorsi attrattivi che sappiano entusiasmare i giovani. Occorre insomma collegare anche questo Ddl ad una visione più ampia, educativa, per la crescita dei giovani. Il problema del Trentino è che raramente si collegano i soggetti e le strutture che si occupano di questo. L’obiettivo è di unire le forze di questi enti per supportare le famiglie nell’impresa educativa. Questo Ddl mira ad affrontare una sola criticità ma è necessario un collegamento con tutte le attività che in Trentino stanno cercando di investire sulle comunità educanti. Ad esempio che le scuole no drugs sulla lotta alle droghe. E con la piattaforma “Libera la scuola”, aperta a tutti gli istituti e che già dispone di molte “cassette degli attrezzi”. Oggi a questa piattaforma aderisce una trentina di scuole. Lo scopo è che queste superino l’abitudine di delegare ad altri, ad esperti esterni gli interventi educativi. Infatti sono le singole scuole che devono dotarsi di competenze interne su questi temi con tavoli dedicati misti di studenti-docenti-genitori e percorsi di formazione per organizzare sinergie. Per il recupero dei ragazzi dalle dipendenze come la ludopatia la risposta è il potenziamento delle comunità educanti del Trentino.
Rispondendo a una domanda del consigliere Zanella su cosa pensi di questo Ddl, Samaden si è pronunciato a favore di un approccio restrittivo contrario alla liberalizzazione degli apparecchi da gioco, convinto della necessità di un forte rigore perché le dipendenze vanno anche decisamente contrastate. No quindi al libero utilizzo delle macchinette e delle sale da gioco. Molto più difficile per Samaden è però contrastare il gioco online che purtroppo è il problema emersa soprattutto durante il lockdown. Va impedita anche la promozione del gioco attraverso le sponsorizzazioni. “Il problema – ha concluso Samaden – è sempre di approccio culturale. Perché se in Islanda è stato adottato un modello vincente di contrasto è perché quel territorio ha un forte spirito identitario e una notevole coesione sociale. Servirebbero anche delle “comunità di tregua” create per staccare completamente i ragazzi da dipendenze e abitudini patologiche. Le famiglie per prime sono spesso deboli perché la radice stessa dei processi educativi è fragile e questo ha poi gravi conseguenze sui figli. Per questo le campagne di prevenzione devono essere forti e chiare.​

 

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