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Commissione gioco, arriva il 'sì' alla relazione sull'attività

13 settembre 2022 - 10:49

La commissione d'inchiesta sul gioco approva la relazione finale sull'attività.

Scritto da Anna Maria Rengo
Commissione gioco, arriva il 'sì' alla relazione sull'attività

Grazie a una seconda e rapida riconvocazione, è stato finalmente raggiunto il numero legale. La commissione parlamentare d'inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, istituita a Palazzo Madama e presieduta dal senatore di Italia Viva Mauro Maria Marino, ha dunque potuto approvare la relazione finale sull'attività svolta, che va così a costituire un'eredità preziosa per i futuri legislatori, sia nell'ottica dell'auspicato riordino del gioco, che in vista di una possibile nuova istituzione della commissione.

Nelle sue conclusioni, secondo la bozza visionata da Gioconews.it, la relazione evidenzia che “il sistema italiano, con la sua riserva statale, le forme di concessione e autorizzazione, le licenze di pubblica sicurezza e la disciplina dei vari aspetti del gioco, rappresenta una garanzia, una difesa per il cittadino rispetto alle infiltrazioni della criminalità - specie della criminalità organizzata - e alle degenerazioni ludopatiche della pulsione verso il gioco”. Inoltre, "il gettito erariale derivante dal settore corrisponde ad un incasso che - come diverse audizioni hanno chiarito - diversamente sarebbe nelle mani delle grandi organizzazioni criminali, e che invece può essere impiegato per mitigare gli effetti negativi che la deriva patologica del gioco può rappresentare, congiuntamente ai costi sociali e sanitari che le conseguenze della dipendenza comportano”.

 

IL DETTAGLIO DEI CONTENUTI - La Relazione ripercorre l'attività dalla commissione, ma si sofferma anche sulla regolamentazione e la vigilanza del gioco pubblico in Italia; sulla compatibilità tra la disciplina nazionale e l'ordinamento europeo; sul sistema regolatorio multilivello, sulle concessioni in proroga in prospettiva di riforma; sul gioco come settore economico, gettito erariale e dimensioni del comparto; sul contrasto al gioco illegale e su quello al gioco d'azzardo patologico, oltre che sul gaming, cercando di capire se sia un'abitudine al gioco prodromica al gambling.

A conclusione di questo excursus, la Relazione evidenzia che "non è l'assenza di normazione sul settore o l'eccessiva liberalizzazione che può risolvere il problema, quanto l'adozione, da parte del legislatore, di norme omogenee e razionali, che tendano ad uniformare la casistica e ad allineare le procedure ad evidenza pubblica - dal punto di vista dei bandi, delle convezioni e delle scadenze dei contratti - che può al contrario dare certezza agli imprenditori e agli operatori della filiera del gioco, i quali dovranno effettuare i futuri investimenti con la serenità della vigenza di norme certe".

Si sottolinea inoltre che "il perseguimento dell'obiettivo illuminista delle leggi 'poche e chiare' rappresenta la base per la tutela della legalità per i cittadini e segnatamente per gli apparati dello Stato di contrasto all'illegalità, nel loro operare tanto nella fase preventiva del controllo del territorio e della rete internet".
E certo, "si auspicava, da parte di tutti gli stakehoders, la presentazione da parte del Governo di un testo normativo, che fosse allo stesso tempo un testo unico di riordino della materia e un testo innovativo sulle riforme da adottare", ma "sfortunatamente la fine anticipata della legislatura non ha consentito di arrivare al varo di tale riforma".

E tuttavia "tale intento deve rimanere un traguardo da raggiungere per il legislatore del prossimo futuro, in quanto il testo da adottare dovrà riuscire nello sforzo, quasi 'titanico', di recepire i principi comunitari della libertà di stabilimento e di libera prestazione di servizi (...) e tuttavia non abdicare al controllo dello Stato, esercitato in particolare attraverso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli".
Altro obiettivo, "ancor più ambizioso - ma tuttavia necessario -" è "fornire alle Regioni e agli Enti locali - sulla scia dell'Accordo in Conferenza unificata del 7 settembre 2017, che da tutti gli auditi è stato citato e considerato come un punto di riferimento - una guida sulle azioni da intraprendere in modo da allinearsi sugli obiettivi di legalità e di tutela della salute, pur nel rispetto delle competenze normative e ammnistrative che il Titolo V della Costituzione riserva alle autonomie territoriali".

GIOCO ED ENTI LOCALI - I commissari evidenziano che "le Regioni, le Province e i Comuni non possono essere abbandonati nella disciplina di dettaglio del gioco e nella sopportazione dei costi sociali delle ludopatie: il primo aspetto infatti può portare (ed ha portato) ad applicazioni difformi degli strumenti predisposti dalla Conferenza unificata ed alle creazioni di 'città del gioco' o di città spopolate dal punto di vista dei punti gioco (ed anche per gli orari di apertura degli esercizi potrebbe farsi lo stesso parallelismo); ma soprattutto ha portato gli enti territoriali a doversi far carico, senza dotazioni di fondi (o quasi), della prevenzione e della cura di questo nuovo disturbo della personalità che oramai è stato isolato ed analizzato in modo compiuto, come la letteratura scientifica richiamata ha dimostrato".

Una normazione del futuro non potrà quindi che "supportare ed istituzionalizzare ogni iniziativa di raccordo tra centro e periferie (in questo senso Regioni e Comuni si sono già auto-organizzati con i Tavoli tecnici ed iniziative similari) sia per la disciplina, che per il controllo, che, infine - come anche auspicato da vari soggetti istituzionali auditi - nel senso di prevedere forme di compartecipazione al gettito derivante dalle entrate del gioco, che possano, se non altro, servire a supportare i servizi locali sociali e sanitari per la cura dei disturbi correlati al gioco (ed anche, magari, per alimentare i fondi di sostegno ai soggetti sovraindebitati a causa del gioco)".

IL CONTRASTO ALL'ILLEGALITA' - La Relazione si sofferma anche sull'interazione e la cooperazione inter-istituzionale, che "si è dimostrata per l'appunto l'arma vincente per il contrasto all'illegalità e il controllo del territorio. Non solo la cooperazione tra le forze di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e funzionari dell'Agenzia delle dogane dei monopoli (anche istituzionalizzata nel comitato CoPreGi), ma anche lo scambio dei dati e il monitoraggio integrato del territorio e della rete costituisce un'arma fondamentale per combattere il gioco illegale, l'accrescersi delle mafie, il riciclaggio e l'usura.

Da tale punto di vista è opportuno disciplinare e promuovere la condivisione delle informazioni delle banche dati, come i risultati proficui delle segnalazioni per operazioni sospette hanno dimostrato nei confronti della lotta al riciclaggio (si rinvia al paragrafo 7.3) e come il meccanismo di integrazione della banca dati della Direzione nazionale antimafia, efficacemente descritto dal procuratore Cafiero de Raho, ha dimostrato".
Ma "gli stessi concessionari - i quali sono i primi ad avere interesse alla tutela del gioco lecito - possono essere coinvolti, con le loro banche dati, al fine dei confronti e delle interazioni con i sofisticati strumenti di rilevazione dell'Agenzia delle dogane per la scoperta di operazioni sospette tese al riciclaggio, al macth fixing, all'alterazione degli apparecchi di gioco".

IL GIOCO ONLINE - Nella Relazione si evidenzia, ancora, che "quello del gioco online" è "un settore che ha posto problematiche importanti sotto tutti i profili: difficoltà di controllo dei siti illegali, aggiramento delle norme interne ai fini delle condizioni di autorizzazione e per l'evasione fiscale, aumento della potenzialità attrattiva e quindi della dipendenza soprattutto per le giovani generazioni, aumento del ricorso al gioco in rete durante la pandemia.

Su tali profili la Commissione avrebbe voluto approfondire ulteriormente alcuni aspetti correlati al gaming delle nuove generazioni e alle sale Lan, ma non è stato possibile.
Rimane tuttavia chiaro che nel campo dell'online gaming una disciplina efficace ma compatibile con le norme europee - e magari anche l'innalzamento del prelievo fiscale su tali forme di gioco, che sono molto remunerative per i titolari dei siti e molto poco premianti per lo Stato che deve attivare tutti i suoi poteri di controllo per evitare le infrazioni e le elusioni - può aiutare a omologare tale settore con quello del gioco fisico.
Al contrario, dal settore del gioco online può essere presa a modello la norma sul 'conto di gioco', che, adeguatamente modulata, può servire a monitorare il giocatore problematico e indurlo alla cessazione del gioco oltrepassato un certo limite, limite che dovrebbe seguire parametri non astratti, ma individuati sulla base di casistiche elaborate dagli esperti del settore".

E si evidenzia che "se la norma che ha inserito l'obbligo di introduzione del codice fiscale per verificare la maggiore età del giocatore di sale slot non sembra aver sortito l'effetto sperato di evitare il gioco minorile, in quanto può essere aggirata con lo scambio del tesserino (parallelamente a quanto avviene per i distributori di tabacchi), tuttavia un monitoraggio del giocatore tramite gli strumenti informatici sulla base dei dati personali rilevati attraverso il documento d'identità o attraverso codici identificativi personali da associare all'accesso al macchinario (il direttore Minenna parlava anche di rilevazione di dati biometrici), che consenta di conservare i dati per un periodo di tempo tale a identificare il giocatore problematico, può essere di grande ausilio per non lasciar solo il "gioco-dipendente" e aiutarlo al controllo del disturbo.

In tal senso è fondamentale il coinvolgimento degli operatori del gioco, sia al livello di macro-sistema, sfruttando i sofisticati strumenti software ed hardware dei colossi dell'intrattenimento, sia a livello dei punti gioco e delle sale slot, formando adeguatamente gli addetti, come del resto già prevedono molte leggi regionali e regolamenti comunali".

LE IMPRESE - Per quanto riguarda le imprese, che la Commissione aveva programmato di ascoltare mediante la convocazione in audizione delle loro associazioni maggiormente rappresentative, si ribadisce quanto sopra "sulla risorsa preziosa costituita dall'interazione con i portatori di interessi ai fini della prevenzione e della repressione delle degenerazioni correlate al gioco".

I CASINO' - Un ultimo accenno riguarda l'attenzione che la Commissione avrebbe voluto riservare alla situazione delle quattro Case da gioco italiane: il Casinò di Sanremo, quello di Venezia, di Saint Vincent e di Campione.
"Tali 'centri del gioco', nati in tempi diversi ed in virtù di norme di origine eterogenea e frammentate, che hanno attraversato - soprattutto alcuni - alterne vicende e hanno conosciuto crisi finanziarie e chiusure, sono tuttavia un presidio del gioco legale sul territorio, con annesso controllo delle derive illegali e delle ludopatie, ed inoltre costituiscono un polo d'attrazione turistica e quindi di fonte di ricchezza per il Comune che le ospita, che è anche l'ente gestore e il beneficiario dei ricavi (quanto detto vale, mutatis mutandis, per la Regione autonoma Valle d'Aosta in relazione al Casinò di Saint Vincent).
Le audizioni già programmate non hanno potuto avere luogo per il termine anticipato della legislatura e tuttavia è opportuno che la situazione dei Casinò d'Italia non ritorni nell'oblio".

LE CONCLUSIONI - In conclusione, l'attività d'inchiesta sin qui condotta dalla Commissione "ha prodotto in ogni caso risultati estremamente apprezzabili sia in termini di sforzo di sistematizzazione e sintesi degli interessi in gioco, sia per aver ridato luce ad un settore che era stato trascurato, ed in tal senso costituisce un ottimo risultato il semplice aver destato l'interesse degli ambienti correlati al gioco e della stampa specializzata (durante quest'anno sono stati effettuati molti convegni ed incontri sul tema).
E' auspicabile che, sulla scorta dei risultati sin qui raggiunti e degli ulteriori approfondimenti che sono stati indicati, possa finalmente essere dato ordine ad un settore che coinvolge la pluralità di interessi che è stata descritta".

 

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