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Ddl Covid-19, Sos gioco tra legalità e occupazione

13 maggio 2020 - 07:58

La deputata di Fratelli d'Italia Maria Carolina Varchi chiede al Governo di abolire l'Isi e di adottare protocolli per riaprire le location anche di gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo
Ddl Covid-19, Sos gioco tra legalità e occupazione

Riaprire le location di gioco, l'offerta di gioco legale e fare fronte unito sia sul fronte sanitario che su quello della legalità. Questa la richiesta che viene da più parti, alla luce anche del fatto che il lockdown generalizzato delle attività economiche italiane, che dal 4 maggio è stato tuttavia allentato per alcune di esse con l'avvio della Fase 2, ha provocato una "riorganizzazione" progressiva da parte della criminalità organizzata, con il rischio concreto che possa sostituire con le proprie "imprese" malavitose quelle legali che al momento non sono in condizioni di poter operare.

Il grido d'allarme è stato lanciato da tempo, ma è stato amplificato alla luce del maxi blitz condotto a Palermo dalla Guardia di Finanza, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia, nella giornata di ieri, martedì 12 maggio. Novantuno arresti e 15 milioni di euro sequestrati, per attività legate anche alla gestione delle scommesse online e delle slot, traffico di droga e corse dei cavalli, che hanno portato gli inquirenti ad affermare che gli arrestati avrebbero approfittato dello stato di crisi di molte aziende del territorio generato dal prolungato lockdown per il contenimento del Covid-19, non solo in Sicilia, ma anche in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania. Questo, come scrive il Gip che ha disposto arresti e sequestri, in un "contesto assai favorevole per il rilancio dei piani dell'associazione criminale sul territorio e non solo ", ovviamente dal punto di vista della criminalità organizzata: attività ferme per il lockdown, una drammatica crisi economica, imprese sull’orlo della chiusura e Cosa nostra pronta a sfruttare l’emergenza.

Una tesi condivisa dal presidente di Acadi-Confcommercio, Geronimo Cardia, secondo il quale da quando "è stato decretato il lockdown la quasi totalità delle aziende del comparto ha chiuso e si è perso anche quel presidio di legalità sul territorio che opera ogni giorno a contrasto del gioco illegale".

In questo contesto, e in attesa delle decisioni che il Governo prenderà, entro la fine della settimana, sulle ulteriori aperture che potranno avvenire dal 18 maggio in poi, il tema dell'emergenza gioco arriva anche in Parlamento, anche se affrontato principalmente sotto il profilo occupazionale, altra gravissima emergenza che si sta affrontando tramite il ricorso alla cassa integrazione in deroga, finanziata per nove settimane dal decreto Cura Italia e che dovrebbe essere prorogata di altre nove con il decreto Rilancio che oggi dovrebbe, dopo numerosi ritardi, essere approvato dal consiglio dei ministri.

L'Aula della Camera è infatti impegnata nella discussione del Ddl Covid-19, che prevede che prevede che possano "essere adottate, secondo princìpi di adeguatezza e proporzionalità al rischio efettivamente presente su specifiche parti del territorio nazionale ovvero sulla totalità di esso", diverse misure, tra cui la "chiusura di cinema, teatri, sale da concerto sale da ballo, discoteche, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, centri culturali, centri sociali e centri ricreativi o altri analoghi luoghi di aggregazione".

Queste misure "potranno avere una durata predeterminata, non superiore a trenta giorni, e tuttavia ovviamente reiterabili e modificabili fino al 31 luglio 2020, termine di durata dello stato di emergenza dell’epidemia da Covid-19, già deliberato dal Consiglio dei ministri nella riunione del 31 gennaio 2020, che viene dunque definito con norma avente forza di legge".

In questo contesto, tra gli ordini del giorno che oggi 13 maggio saranno votati, quello della deputata di Fratelli d'Italia Maria Carolina Varchi che, in considerazione tra l'altro della "conferma" della "chiusura di cinema, teatri, sale da concerto, sale da ballo, discoteche, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, centri culturali, centri sociali e centri ricreativi o altri analoghi luoghi di aggregazione", impegna il Governo "a provvedere all’immediata adozione di univoci protocolli di sicurezza per consentire la riapertura dei locali" e "allo stanziamento di idonee risorse economiche per garantire: a) la sospensione del pagamento delle utenze e dei mutui; b) la riduzione dell’Iva dal 22 per cento al 10 per cento; c) l’abolizione dell’imposta sugli intrattenimenti (Isi); d) l’estinzione del credito per immobili accatastati come categoria D3 e D8; e) la sospensione degli sfratti per morosità; f) il ripristino dei voucher per il lavoro occasionale". L'ordine del giorno è stato accolto dal Governo con riformulazione, dunque a "valutare l'opportunità di" ma, avendo la firmataria respinto l'invito di riformulazione, è stato infine respinto dall'Aula.

LA DISCUSSIONE IN AULA - Nell'illustrare, ieri 12 maggio, il suo ordine del giorno, Varchi si è soffermata su "un comparto convenzionalmente inteso come comparto divertimento quindi i cinema, i teatri, le sale da concerto, da ballo, discoteche, sale giochi, sale scommesse, centri culturali e tutto quello che convenzionalmente si identifica con luogo di aggregazione.
Questi luoghi di aggregazione, grazie anche all’enorme sviluppo che ha avuto il settore degli eventi privati, danno lavoro a tantissime figure professionali e artigianali che via via in Italia si sono sviluppate negli anni e altre, molto risalenti nel tempo, più tradizionali, che si sono consolidate e godono del massimo rispetto da parte di tutti. Eppure queste figure, questi imprenditori, questi professionisti non hanno avuto nessun riscontro in questi mesi".

La deputata aggiunge: "Noi oggi discutiamo di un provvedimento da convertire a distanza di mesi dall’inizio di questa emergenza, eppure non riusciamo ancora a guardare al futuro, non riusciamo ancora a dare risposte a questi imprenditori che hanno la necessità di fare programmazione, perché molti di questi eventi si programmano e si prenotano soprattutto con mesi, se non addirittura anni, di anticipo. Penso, ad esempio, alle sale affittate per i matrimoni e a tutto l’indotto economico che gira attorno a questo.
Eppure nei confronti di tutto questo settore non viene spesa una parola, anzi sì, una viene spesa: chiusura. La chiusura senza futuro per molti di loro significa una pesante ipoteca sul prosieguo della propria attività; un’attività per la quale magari hanno fatto investimenti con l’aiuto dei familiari, con l’aiuto degli amici che li hanno sostenuti. Credo che tutto questo non sia normale: i dati ci parlano di 50mila esercizi a rischio fallimento, oltre 300mila posti di lavoro in pericolo. E allora credo che un Governo che voglia guardare al futuro debba avere la visione completa dei tanti motori che spingono l’economia della nostra nazione".

Pur sapendo che gli Odg non hanno valore cogente, "sarebbe bello se questa sera il Governo volesse impegnarsi nei confronti di queste centinaia di migliaia di persone e dare loro una speranza che, dopo questa emergenza, il futuro arriverà pure per loro, per le loro famiglie, per i loro dipendenti, per tutto l’indotto che rappresentano. Abbiamo dato voce agli imprenditori dell’intrattenimento notturno, vessati da una tassa, l’Isi, un’imposta sull’intrattenimento, che pagano soltanto loro. Sarebbe opportuno, visto gli sforzi che faranno sicuramente in questo periodo, perché è ovvio che con il distanziamento sociale i loro locali potranno ospitare molte meno persone, che il Governo valutasse l’idea di sospendere il pagamento di questa imposta, come chiediamo noi.

Abbiamo elencato in questo ordine del giorno le ragioni di questo mondo. È un mondo affollato di imprenditori e lavoratori che non hanno nulla in meno dei tantissimi imprenditori e lavoratori che cerchiamo di tutelare con questi provvedimenti; proprio perché non hanno nulla in meno rispetto agli altri, perché pagano le tasse come tutti gli altri, perché pagano gli stipendi dei loro lavoratori come tutti gli altri, sarebbe il caso che questo Governo prendesse in considerazione la loro esistenza, sarebbe il caso che questo Governo si impegnasse con un ordine del giorno per dire: sì, c’è stata l’emergenza, finora ci siamo dimenticati di voi, ma vi promettiamo che da ora faremo il possibile per garantirvi di continuare a lavorare. È un mondo che riguarda non solo le generazioni più giovani, ma riguarda un indotto, come ho detto prima, che tocca, o per la partecipazione ad eventi, e quindi per i ricordi legati ai momenti più belli della vita di milioni di italiani, o perché si tratta di imprenditori e lavoratori di questo comparto, milioni di italiani".

IL DIBATTITO SULLA RIFORMULAZIONE - Intervenuta invece oggi in Aula, Varchi ha tra l'altro affermato: "Noi interveniamo oggi per convertire un provvedimento presentato il 25 marzo, quasi due mesi fa. A distanza di due mesi, l'unica cosa che questo Governo sa dire alle imprese enumerate nella lettera i) del comma 2 è 'valuteremo l'opportunità'. Ma esattamente quale opportunità dovete valutare? Di farle fallire subito? Di farle fallire a settembre? Di non farle riaprire? Qual è l'opportunità che questo Governo, ancora dopo due mesi, deve valutare?".

E ancora: "A tutte queste figure professionali, a tutte queste figure imprenditoriali voi oggi, dopo quasi due mesi dalla presentazione del decreto-legge, continuate a dire che dovete valutare l'opportunità; e lo dite perché ancora in piena fase 2 non siete nelle condizioni di stabilire a quali regole essi dovrebbero riaprire, non siete nelle condizioni di dire a chi ha un locale all'aperto a che distanza devono stare i clienti, non siete nelle condizioni di dire se queste imprese sono ancora, saranno ancora economicamente sostenibili. Ecco, io credo che questo rappresenti la cifra del fallimento di questo Governo rispetto alle politiche in materia economica, che necessariamente vanno affiancate alla gestione di questa emergenza, che è prima sanitaria e poi economica".

Rivolgendosi al sottosegretario alla Salute Sandra Zampa, ha proseguito: "Se lei non vuole ascoltare le mie parole, ascolti quelle del presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, che proprio ieri, commentando un maxi-blitz che c'è stato nella mia città (Palermo Ndr), ha dovuto amaramente ratificare quello che io denuncio dall'inizio di questa emergenza sanitaria: quando lo Stato è assente, quando lo Stato non sta vicino alle imprese, a loro si avvicina la mafia, la criminalità organizzata. Noi rendiamo le imprese italiane appetibili per le cosche mafiose, alle quali rischiamo di fare un grandissimo regalo. Questo Governo rischia di consegnare il tessuto commerciale e produttivo, soprattutto nelle regioni del Sud Italia, alle cosche mafiose. Io lo dico da mesi, lo ha scritto un magistrato in un'ordinanza applicata ieri, lo ha ratificato il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. Io inviterei quindi questo Governo ad essere più veloce, perché ci sono altre organizzazioni che attengono all'antistato che sono molto più veloci dello Stato.

E allora io credo che si debba seriamente valutare l'opportunità non di approvare il mio ordine del giorno, valutare l'opportunità di salvare le imprese italiane: questo è quello che noi vi chiediamo. Io ritengo che l'ordine del giorno, che di per sé non ha natura cogente come è noto, implichi già una valutazione di opportunità da parte del Governo, e quindi subordinare il parere favorevole a questo tipo di riformulazione è la più grande ipocrisia che l'attività parlamentare possa tollerare. La più grande ipocrisia, perché il Governo in realtà vuole dire 'no': il Governo semplicemente vuole dire a tutte le imprese del comparto divertimento e cultura che di loro non interessa a nessuno. Il Governo vuole dire a 300 mila lavoratori, vuole dire a tutte queste imprese che non interessa nulla degli sforzi che hanno fatto, non interessa nulla dell'indebitamento cui dovranno far fronte per riaprire, non interessa nulla salvarle dalla disperazione che potrebbe portarle tra le braccia delle cosche: questo il Governo sta dicendo in questo momento, nello stesso istante in cui subordina il parere favorevole a una valutazione di opportunità che è una pura ipocrisia nei confronti degli imprenditori".

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