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Bindi (Comm. Antimafia): "Delega fiscale responsabilizzi i concessionari"

20 dicembre 2013 - 12:09

Roma - Sono soddisfatta che il gioco patologico sia entrato nei Lea, frutto del lavoro fatto in questi anni, anche se ci sono i problemi di copertura. Aumentare i servizi senza curarsi dei costi è sicuramente curioso. Un lavarsi la coscienza che ha poco senso. Queste le parole di Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia, intervenuta al convegno 'Non ti azzardare', in corso alla Camera dei Deputati.

Scritto da Dalla nostra inviata Sara Michelucci
Bindi (Comm. Antimafia): "Delega fiscale responsabilizzi i concessionari"

 

"Come Commissione antimafia l'attenzione sul mondo del gioco è altissima, perché i poteri criminali ne riconoscono le potenzialità e stiamo passando da una fase in cui la mafia usava la violenza a un metodo in cui si crea convenienza nell'interlocutore. Una zona grigia che diventa man mano nera. E anche nel settore del gioco accanto al metodo estorsivo, la criminalità affianca quello della convenienza, gestendo a volte direttamente il gioco. Dobbiamo creare con la delega fiscale maggiore responsabilità del concessionario e consapevolezza nei confronti di chi poi va a gestire il gioco. L'emendamento al Dl salva Roma è aberrante, perché dovremmo premiare quelle regioni che limitano il gioco e non il contrario. Francamente, mi chiedo se sia giusto che lo Stato abbia entrate col gioco. La vicenda poi del condono ci ha detto tanto: c'è una evasione certa. Questo è un settore che va bonificato".

 

LA REPLICA DEL SETTORE - L'intervento della Bindi ha subito suscitato polemiche tra gli operatori. In particolare, a intervenire sul momento è stato il presidente di FederBingo, Italo Marcotti, che ha spiegato: "Sono un imprenditore, detengo concessioni, do' posti di lavoro, le nostre aziende cercano di essere in regola al 100 percento. Quindi siamo concessionari dello stato italiano e con la nostra azione abbiamo contribuito a ridurre l'illegalità. Se non ci fosse oggi il gioco legale il consumatore andrebbe in mano alle cosche. Non ci sto a farmi chiamare mafioso. Il problema sono i siti esteri illegali e l'illegalità in generale, ma non chi lavora per lo Stato e propone un prodotto di gioco legale. La politica non può contrastare noi, ma aiutarci. Poi che si voglia ripensare a una razionalizzazione del gioco, ok, ma concertando le soluzioni tramite un tavolo comune".

 

Da qui la risposta dell'ex presidente del Pd: "Non ce l'ho con gli imprenditori legali, ma ci vogliono regole certe sul gioco, che oggi mancano. Quello che è successo ieri in Senato, con l'emendamento al Dl enti locali, non è ammissibile e lo ribadisco anche rivolgendomi al sottosegretario Giorgetti".

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