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Scommesse e Ctd: la sanatoria a giudizio, l'avvocatura di Stato invoca la legittimità

14 aprile 2015 - 08:57

La regolarizzazione fiscale operata dallo Stato nei confronti dei Ctd che raccolgono scommesse sul territorio nazionale senza concessione è da ritenere legittima e coerente con le norme vigenti poiché dovuta a una situazione emergenziale, che nulla toglie agli operatori concessionari. Secondo la memoria difensiva depositate dall'avvocatura di Stato in difesa dell'Amministrazione delle Dogane e Monopoli, del Ministero dell'Economia e della Presidenza del Consiglio dei Ministri (tutti chiamati in causa nell'udienza che si svolgerà domani, 15 aprile, al Tar del Lazio) che GiocoNews.it ha potuto visionare in anteprima non si comprenderebbe il senso dell'iniziativa giudiziaria perché incomprensibile sarebbe il danno ricavato da un concessionario dalla 'sanatoria', come invece verrebbe lamentato dai concessionari ricorrenti.

Scritto da Alessio Crisantemi
Scommesse e Ctd: la sanatoria a giudizio, l'avvocatura di Stato invoca la legittimità

Questo perché, se si lamenta il fatto di "avere 7000 concorrenti in più in un unico mercato di riferimento" (stando ai numeri relativi alle previsioni iniziali delgoverno), tali 7000 punti operavano già sul mercato come irregolari epertanto rappresentavano già un concorrente diretto.

"FINALITA' EMERGENZIALE E NON RIPETIBILE" - La memoria difensiva dello Stato, pur ribadendo l'estraneità alla decisione politica al riguardo che non rientra tra le competenze dell'Agenzia delle Dogane, difende appieno la scelta governativa di condurre la sanatoria dei Ctd, ritenendo che, al contrario di quanto evidenziato dai ricorrenti, "non lederebbe il principio di matrice comunitaria di attribuzione di servizi senza affidamento diretto bensì esclusivamente a seguito di procedura selettiva, a base competitiva, preceduta da pubblicazione di apposito bando di gara". Secondo la difesa di Stato la procedura di regolarizzazione non può essere interpretata come una forma di implementazione della rete ufficiale dei concessionari di Stato", ma al contrario "risponde a una finalità emergenziale ed eccezioanle, dunque unica nel suo genere e non ripetibile: quella di offrire un'ultima opportunità di emersione e regolarizzazione a soggetti, singli ovvero organizzati a rete, inclusi quelli che in tal caso ne effettuano la regia, di affiancarsi (dotandosi di titolo abilitativo ex. articolo 88) al novero dei soggetti che raccolgono scommesse nell'ambito delle reti nazionali di Stato". Questo nella prospettiva di un allineamento rispetto alla scadenza complessiva della concessioni di Stato, nel giugno del 2016, quando queste ultime dovranno essere offerte nuovamente al mercato, a quel punto inclusivo dei soggetti nel fratempo regolarizzatisi.

"RETE INFLAZIONATA DA ORMAI 15 ANNI" - Né si può parlare della regolarizzazione, secondo l'avvocatura, come "un'operazione inflazionistica" visto che i punti fisici di vendita di scommesse, organizzati a rete da parte di società estere, con costituiscono in Italia una realtà nuova che si manifesta per la prima volta con l'avvio di tale procedura. Al contrario, "è ormai pacifico e notorio che queste reti sono apparse e si sono sviluppate sul mercato nazionale, parallelamente a quelle dei concessionari di Stato, da ormai circa quindici anni". Quindi, se inflazione c'è stata, si è sviluppata sotto gli occhi di tutti, progressivamente e nel tempo. E per tale ragione non si potrebbe equiparara tale forma di procedura a una "forma surrettizia di affidamento al mercato di nuove opportunità di gioco" e non può quindi essere ritenuta una strumento irregolare di aggiramento di gare pubbliche.

"LEGITTIMO AFFIDAMENTO SENZA GARA" - Il tema centrale, tuttavia, potrebbe essere quello di aver concesso a tali soggetti di operare per conto dello Stato in assenza di una concessione, in totale disaccordo con i principi fondativi del gioco pubblico. Secondo la difesa tuttavia, quello che conseguono i soggetti aderenti è un "diritto ad esercitare raccolta di scommesse", non "iure proprio", come in passato, bensì per conto dello Stato, Un diritto quindi non dissimile da quello che consegue all'ottenimento della concessione. E a conferma del principio di "affidamento senza gara" di una attività di raccolta di gioco, l'avvocatura cita la giurisprudenza del Consiglio di Stato il quale aveva avallato il principio emesso dalla Corte Costituzionale proprio lo scorso 10 marzo 2015 rispetto al concessionario di slot Bplus, prendendo atto "della plausibilità e legittimità di una nomra di lege che tale forma di affidamento ha di fatto consentito". E se vale in quale caso, sostiene l'avvocatura, allora a maggior ragione deve valere in caso emergenziale come quello della regolarizzazione dei Ctd.

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