skin

Il bando(lo) della matassa che blocca il betting d'Italia

28 gennaio 2017 - 11:19

Il bando di gara delle scommesse sportive è ancora in stallo. Dal referendum ai continui rinvii della conferenza unificata ecco lo scenario. 

Scritto da Cesare Antonini
Il bando(lo) della matassa che blocca il betting d'Italia

E se il bando delle scommesse dovesse slittare addirittura a dopo le elezioni politiche di metà 2017? Lo sappiamo, è un pensiero assai pessimistico ma visto che varie scadenze non hanno rappresentato la svolta desiderata, è senz'altro realistico (ma ovviamente non auspicabile) pensare che il Governo Gentiloni non riuscirà a chiudere una partita che con la sua incertezza nelle regole sta danneggiando notevolmente tutto il settore del gioco. Cerchiamo di capire gli scenari dopo mesi in cui, però, continuiamo a navigare a vista. 

 Intanto è stata conferita la delega ai giochi a Baretta  ed ora è probabile che già il 2 febbraio si parli di gioco in Conferenza Unificata. Qualora si raggiungesse l'intesa, evenienza possibile a questo punto, il governo dovrebbe presentare uno o più emendamenti sul gioco al Milleproroghe

 

Davvero c'è il rischio enorme che per tutto il 2017 non avremo il bando delle scommesse, quello che doveva azzerare tutte le differenze tra le varie concessioni ancora attive, dalle 'storiche' alle 'Bersani' passando per le 'Giorgetti' e le 'Monti' per arrivare fino alla sanatoria dei Centri Trasmissioni Dati? "È scritto in una legge creata dalla politica stessa, sarebbero obbligati a emanare il bando di gara quanto prima ma è anche vero che lo aspettavamo in tante occasioni e poi puntualmente non è successo mai niente - spiega Raffaele Palmieri, presidente di AssoSicon, sindacato delle concessionarie di betting che rappresenta soprattutto piccoli e medi imprenditori - e non possiamo fare una partita in cui tra il primo e il secondo tempo vengono cambiate le regole. Il fatto che sia saltata l'ultima Conferenza Unificata ha complicato notevolmente le cose e se non si dirime questo conflitto tra Stato e Regioni che genera poi tutta una serie di problemi a livello locale, fare un bando senza aver risolto tutto questo non ha senso". 
E adesso? Qual è lo scenario? "Noi speravamo nella vittoria del 'Sì' per tanti motivi che potete immaginare - prosegue Palmieri - si sarebbe forse risolto il conflitto tra governo centrale e amministrazioni regionali. Adesso la speranza è che il Governo Gentiloni prosegua sulla stessa lunghezza d'onda del precedente esecutivo. Sembra sia simile (alcuni lo chiamano 'Renzi bis', Ndr) ma intanto i tempi si allungano e noi siamo sempre più penalizzati da questa situazione". 
Situazione generata anche da uno scenario politico che sembra aver preso di mira il gioco e continua a parlarne troppo spesso e male: "Condivido a pieno la posizione del vice direttore dell'area Monopoli dell'AdM, Alessandro Aronica: non siamo un settore che produce e fattura 90 miliardi di euro. La verità è che quasi tutto viene restituito all'erario, ai giocatori e ad una filiera in cui operano tante aziende e tantissime persone. Passa sempre questo messaggio che, però, è sbagliato. Siamo aperti alla discussione sulle ludopatie e sui problemi del settore a patto che si discuta sulla base di un discorso serio e circostanziato. Ci sembra, invece, che tutto sia basato su dati e informazioni presunte e volatili che trasformano qualsiasi critica in populismo. Così sembra che il settore del gioco sia diventato la causa di tutti i mali della società". 
E con i continui ritardi si corrono i soliti rischi: "Certo, l'incertezza e i ritardi prestano il fianco e creano spazi alle solite sacche di illegalità. Basti considerare che per aprire un'agenzia normale servono come minimo tre mesi mentre un 'dot com' impiega al massimo quindici giorni. Capirete che a livello competitivo l'handicap è enorme". 
La politica parla di regole in più ma questo settore è già abbastanza oberato, giusto? "Di regole, autorizzazioni, certificazioni e cavilli ce ne sono fin troppi. Il settore è regolamentato e controllato, ripetiamo, anche in maniera esagerata rispetto ad altri settori che viaggiano a fari spenti e continuano a crescere. Noi vorremmo solo la tutela dell'investimento attraverso una puntualità e una certezza delle regole. Speriamo che il 2017 ci porti proprio questo e che la situazione di stallo si sblocchi", conclude Palmieri. 

 

Articoli correlati