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La via crucis del videogioco in Italia: dove un'attesa riforma può diventare un dramma

11 febbraio 2014 - 10:40

L'aspettavano in molti, e da tempo, una riforma nel mercato del puro intrattenimento. Ma ora che sta per arrivare, c'è chi teme l'effetto opposto e la definitiva scomparsa del settore. Sì, perché nonostante le situazioni da risolvere e sanare siano molteplici, nel comparto dei cosiddetti 'comma 7', le potenziali 'soluzioni' ipotizzate dai Monopoli di Stato non convincono gli addetti ai lavori. Nella prima stesura del nuovo decreto di regole tecniche per gli apparecchi di puro intrattenimento circolata in bozza nelle scorse settimane, dopo i lavori di fine anno di Piazza Mastai su questa materia, le criticità sa risolvere sono ancora molte e, se possibile, sembrano addirittura aumentate.

Scritto da Ac
La via crucis del videogioco in Italia: dove un'attesa riforma può diventare un dramma

Nonostante la buona notizia da cui si partiva era proprio quella di affrontare una riforma del settore, dopo tanti anni di richieste vane degli operatori, leggendo la bozza di decreto sono in molto a scuotere il capo, per via di un principio dal quale sembra partire la nuova norma, assolutamente non condiviso dalla filiera: ovvero, l'obbligo di omologazione (presso gli organismi accreditati) di ogni apparecchio, comprendendo in questa classificazione generale anche quelle macchine da gioco meccaniche o elettromeccaniche che nulla avrebbero a che fare con le finalità perseguite dal Legislatore.

 

I TIMORI DELL'AMMINISTRAZIONE - Come noto lo Stato italiano ha utilizzato il pugno duro nel settore dei videogiochi a causa del passato a dir poco burrascoso del settore del gioco, nel quale ci eravamo abituati a vedere dei videogiochi arcade che nascondevano al loto interno dei veri e propri videopoker, cioè giochi a vincita assolutamente vietati, ma che venivano camuffati in modo da risultare apparentemente innocui di fronte a eventuali ispezioni non approfondite. Ma se il timore vale per i videogame classici, il rischio si rivela impensabile di fronte a quei giochi, come i simulatori o le guide, assai costosi per gli operatori, che sarebbe assurdo modificare in videopoker oltre che insensato, proprio per via dei costi. Senza contare, poi, che questi videogame più evoluti non si trovano più nei bar e nei locali di prossimità ma soltanto nelle (poche) sale giochi rimate in attività, nei bowling e nei Fec. Ma lo stesso principio diventa addirittura un non senso pensando ai giochi privi di elettronica, come le freccette, i calcio balilla o i biliardi (a cui si può aggiungere tranquillamente anche un elettromeccanico come il flipper), dove il rischio di ritrovarsi con un videopoker non esiste affatto. E per questo non si capisce la necessità di far passare anche questi giochi per una omologa, con il rischio più che fondato che tale onere porterebbe alla disfatta del settore generando un ulteriore rincaro in dei prodotti già a rischio scomparsa.

 

IL TEMA DEI CONTROLLI - Oltre a questo, poi, il punto sollevato dal comparto è un altro: per scoraggiare l'illegalità, sostengono gli operatori, occorrerebbe intensificare le attività di controllo piuttosto che ingessare il settore con norme troppo rigide. Invece, la bozza di decreto fuoriuscita da Piazza Mastai ipotizza uno scenario più che rigido, con l’omologa e la scheda esplicativa ed il registro delle manutenzioni che diventerebbe obbligatoria su tutti i giochi. Alla stregua degli apparecchi a vincita. E c'è già chi sta facendo i conti per stimare l'aumento dei costi per produttori e importatori che si riverseranno sull’operatore. Tenendo anche conto che i campioni di apparecchi che si intende introdurre sul mercato si dovranno far pervenire in anticipo per l'omologa, generando un continuo via vai tra produttori, enti e Monopoli di stato.

 

OCCASIONE PERSA? - Ma soprattutto, la riforma del comma 7 che si sta per compiere, potrebbe rivelarsi come un'autentica occasione persa per rilanciare il settore introducendo nuove opportunità. Tanto per cominciare, nonostante le ripetute richieste degli operatori, non sembra essere stata presa in considerazione l'opportunità di considerare tra gli apparecchi 'redemption' (per i quali verrebbe effettuata una sanatoria e una regolamentazione) anche quelli equipaggiati da un video, per gli stessi ipotetici rischi di cui sopra. Una mancanza destinata a diventare sempre più opprimente tenendo conto che, già oggi, oltre l'80 percento di queste macchine è ormai dotata di schermi e quindi non può oggi e non potrà domani essere introdotta in Italia. Per la progressiva scomparsa di queste macchine dal nostro paese. E, infine, la questione relativa all'online: come noto, le grandi multinazionali del videogame stanno sviluppando dei nuovi videogiochi per i mercati internazionali che prevedono l'interconnessione tra sale giochi delle macchine, per creare delle sfide a distanza, nell'intento di ridare uno slancio alle sale giochi creando una nuova dimensione all'intrattenimento. Questa forma di gioco, tuttavia, non è stata ancora prevista dai Monopoli, almeno, non nella prima stesura del decreto. Ma il recente viaggio di dirigenti e tecnici dell'Agenzia a Londra, in occasione della fiera dell'amusement, durante il quale hanno potuto toccare con mano le diverse situazioni critiche (e, in particolare, vedere da vicino la forma di gioco online), lascia ben sperare in un un ambio di rotta dell'ultimo momento. Con l'auspicio di poter dire (e scrivere): meglio tardi che mai.

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