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I troppi nodi da sciogliere della Legge Delega

02 marzo 2015 - 12:07

Ancora qualche giorno di attesa prima di conoscere (finalmente) la stesura - più o meno definitiva - dell'attesissima Legge delega che il governo sta mettendo a punto proprio in queste ultime ore. In un clima di trepidazione generale, dopo le numerose bozze fuoriuscite da via Venti Settembre che hanno surriscaldato gli animi, dentro e fuori il settore, in un clima che si sta facendo sempre più rovente. Se tra gli addetti ai lavori del gioco pubblico sono tanti (troppi) i punti interrogativi che ruotano attorno alla delega fiscale e alla riorganizzazione del comparto - tenendo anche conto dell'incertezza che ancora domina il comparto degli apparecchi rispetto al versamento dei 500 milioni di euro imposto dalla Stabilità e impugnato dagli operatori – ad alimentare le attese sono anche le numerose richieste provenienti dai fronti antagonisti al settore, che vorrebbero un segnale forte dal governo 'contro' il mercato del gioco.

Scritto da Alessio Crisantemi
I troppi nodi da sciogliere della Legge Delega

Per non parlare poi dei fronti rimasti ancora non del tutto esplorati dalla delega: come quello del poker live (non presente in nessuna stesura della delega, ma sul quale si dovrà esprimere la legge, se vorrà essere una vera riforma del comparto, abrogando quella vecchia norma che prevedeva la regolamentazione del settore o rinnovando l'invito alla sua attuazione) o della riforma ippica, questa sì presente in tutte le versioni della Legge, ma in una forma che non ha mai convinto l'intera filiera. Da qui la rivolta di ippodromi e sindacati e il presidio promosso per il 25 marzo innanzi al Mipaaf, dopo una mancata concertazione che sembra essere mancata soltanto per questo settore. Sia pure in controtendenza rispetto alla linea adottata dal governo e dal suo delegato ai giochi – il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta – che ha aperto da tempo un'ampia fase di confronto  con i rappresentanti di tutte le categorie del comparto giochi proprio per assicurarsi, probabilmente, di non lasciare punti in sospeso con questa legge. Almeno in teoria.
Ma ora è il arrivato il momento della verità. E dopo i tanti rinvii, il governo sembra deciso a scoprire le carte, mettendo sul piatto tutti i nodi da sciogliere e le soluzioni proposte nella delega. E dopo un passaggio della Legge attraverso le bicameralina (presenziato dal sottosegretario in persona) il decreto legislativo sarà pronto per la presentazione in Consiglio dei Ministri e per il successivo passaggio in Parlamento, dove si annuncia un nuovo, accesissimo, dibattito.
Sì, perché i temi affrontati dalla legge sono assai delicati e di primaria importanza per il futuro del comparto e di alcune categorie, che rischiano di essere tagliate fuori dal nuovo assetto o di essere comunque relegate a un ruolo marginale. E anche se il governo, annunciando fin dal primo momento l'intenzione di voler lasciare il segno sul settore con una rivisitazione strutturale del comparto, ha ottenuto la partecipazione delle categorie a un ragionamento sulle sorti del gioco, ciò non significa che le imprese e le loro rappresentanze dovranno chinare il capo di fronte a un eventuale rischio concreto di veder cancellato il proprio futuro. Per questo il settore rimane in uno stato di allerta generale, almeno fino al prossimo Consiglio dei Ministri, chiamato ad annunciare un'attesa e troppo agognata riforma.

 

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