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Troppi azzardi attorno al gioco pubblico

05 ottobre 2015 - 11:19

Un nuovo servizio dello show televisivo 'Le Iene' lancia strali contro il gioco pubblico. Ma solleva alcune importante riflessioni.

Scritto da Alessio Crisantemi
Troppi azzardi attorno al gioco pubblico

Parliamoci chiaro. Di fronte al rischio di induzione al gioco patologico e, peggio ancora, del possibile coinvolgimento dei minori verso il gioco a vincita, c'è poco da scherzare. E niente, certamente, di cui ridere. Per questa ragione, un servizio come quello andato in onda ieri sera all'interno dello show Mediaset 'Le Iene' deve far riflettere. E a fondo. Vale per gli addetti ai lavori, gestori ed esercenti – in quanto rivenditori dei prodotto di gioco al pubblico e, quindi, responsabili delle modalità con cui questi stessi vengono proposti -, ma vale anche, e soprattutto, per le famiglie. E per tutti i genitori, visto che, nel servizio, si parla in larga parte proprio dell'intrattenimento (o azzardo, secondo l'accusa) rivolto alle famiglie. Ma proprio perché su questi aspetti non si può e non si deve scherzare, sarebbe opportuno aprire un dibattito ben più ampio sulla stessa materia, per avviare una riflessione più profonda di quella che viene proposta nel servizio. Dove si vedono, tuttavia, situazioni decisamente allarmanti che non devono passare inosservate.

Vale per le slot machine con ticket, rivolte ai minori (assurde, diciamolo pure), e vale pure per la presunta facilità di accesso ai prodotti di gioco con vincita in denaro riscontrata su pubblici esercizi e sale dedicate che emergerebbero dall'inchiesta condotta dalla "iena" Nadia Toffa. Due aspetti che non possono e non devono essere ignorati né sottovalutati e, per questa ragione, ben vengano le inchieste e le denunce in grado di smascherare un fenomeno inaccettabile. Anche per sollecitare un più approfondito e cospicuo controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine e autorità proposte alle ispezioni dei locali. Nonostante i dati diffusi dalle Fiamme Gialle e dai Monopoli di Stato, nei mesi scorsi, avessero delineato uno scenario molto più roseo rispetto a quello prospettato nel servizio, con appena 114 casi di gioco minorile rinvenuti in oltre 16mila controlli effettuati nei locali pubblici italiani. Un dato assai distante da quello emerso dal servizio delle Iene, che evidentemente hanno avuto molta più “fortuna” delle forze dell'ordine nel cogliere in flagrante gestori ed esercenti. Ma ben venga se, come detto, lo scopo è quello di suscitare una riflessione ed estendere il numero dei controlli e il livello di sicurezza e tutela dei cittadini.
L'aspetto, invece, su cui occorre usare maggiore prudenza ed ampliare il dibattito è quello delle ticket redemption che rappresentano l'offerta di gioco rivolta ai minori e, in particolare, alle famiglie. Sì perché, come descrive lo stesso servizio, questo tipo di giochi si trova nelle grandi sale giochi e nei cosiddetti Fec, o Family Entertainment Center: centri di intrattenimento per famiglie, appunto. Ciò significa che stiamo parlando di un'esperienza di gioco che non mira a isolare il giocatore verso un rapporto potenzialmente pericoloso di interazione “uomo-macchina”, di cui vengono normalmente accusate le slot machine, puntando, al contrario, al divertimento comune per genitori e figli. E, soprattutto, in questo tipo di giochi il requisito di base è l'abilità: non l'alea, la sorte e, quindi, il caso, come in altri giochi. Ma tutto dipende dalla bravura del giocatore. Ragione per cui non si dovrebbe parlare propriamente di azzardo e, non a caso, questo tipo di offerta di gioco è diffusa in tutti i paesi del mondo anche, e soprattutto, in quelli con norme assai restrittive rispetto ai giochi con vincita. Ma al di là delle questioni tecniche o delle definizioni, l'aspetto ancora più importante rimane la dimensione familiare del gioco: e come abbiamo avuto già modo di ricordare più volte, su queste pagine, quale migliore occasione per insegnare ai propri figli un rapporto sano ed equilibrato con il mondo del gioco, se non quello di costruire insieme a loro un'esperienza di gioco positiva? Ed è proprio quello che permettono di fare le macchine redemption.
Quanto al discorso dei premi, non è certo un mistero che le nostra società sia oggigiorno sempre più sottoposta a un meccanismo di Gamification, come è stato classificato dagli studiosi, in virtù del quale siamo oggi circondati da giochi e da possibili vincite in qualunque posto e in ogni momento della giornata. Quando andiamo a fare la spesa, quando andiamo in banca, alle poste e, soprattutto, ormai da anni, proprio quando accendiamo la televisione, il mezzo da cui arrivano le accuse rivolte al mondo del gioco, sempre più caratterizzato da quiz e show di intrattenimento in cui si vincono soldi, e neanche di piccole cifre. Eppure non si parla anche in tutti questi casi di induzione all'azzardo, né si sente chiedere di eliminare le campagne promozionali dai supermercati, i concorsi a premio che caratterizzano ormai ogni negozio, banca o ufficio pubblico, e così via.
Questo per dire e ribadire che bisogna alzare l'asticella del dibattito e affrontare la discussione in materia più approfondita. Prendendo in esame tutti i punti di vista. Come ne emergono di particolarmente interessanti dallo stesso servizio dello show di Mediaset. Per esempio il fatto che non esiste ancora oggi una consapevolezza diffusa del rischio di deriva patologica legato al gioco con vincita in denaro, come dimostra il fatto che tanti genitori, ancora oggi, coinvolgono i propri bambini nell'acquisto o “consumo” di giochi vietati ai minori. Quando gli stessi genitori, c'è da scommetterci, terrebbero probabilmente lontani quegli stessi bambini dal consumo di alcol. Segno evidente che non si abbia la coscienza della dimensione patologica del gioco, come si percepisce ormai da tempo rispetto all'alcol. Ciò significa che nel gioco, così come per gli alcolici, si deve condurre un lavoro di prevenzione e informazione, per una adeguata educazione al consumo. Va però anche detto che nel settore del gioco, in larga parte, sono stati avviati percorso di formazione del personale di sale da gioco rispetto ai rischi di gioco patologico e alle responsabilità dei rivenditori, come pure, in vari territori, si stanno svolgendo dei corsi specifici per gli esercenti. Tra l'altro, vale la pena ricordare, come troppo spesso sfugge, che quelle norme che sembrano così scandalosamente inadeguate per l'inibizione del gioco ai minori nei locali pubblici sono le stesse che vietano la somministrazione di alcolici ai minori, con gli esercenti che rappresentano i soggetti preposti alla discriminazione e verifica dell'età dei consumatori. Possibile che tale sistema funzioni così bene per gli alcolici (visto che non ne sentiamo mai parlare, nonostante i numeri devastanti sui casi di alcolismo) e in nessun modo per il gioco?

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