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Il coraggio di cambiare e i troppi fantasmi del passato

08 febbraio 2016 - 12:15

l settore del gioco pubblico sta per affrontare una serie di rilevanti cambiamenti: con troppi rischi e qualche dejà-vu.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il coraggio di cambiare e i troppi fantasmi del passato

 

Che il 2016 si presentasse come l'anno del cambiamento, per il gioco pubblico, non è certo un mistero. E lo diciamo ormai da tempo. Già dal dicembre del 2012, a dire il vero, quando la Rivista Gioco News di quel mese pubblicò uno speciale “avanguardista” - dal titolo 'Il gioco che verrà' - dedicato proprio a quel cambiamento che si sarebbe dovuto compiere a partire da quest'anno, con l'annunciata scadenza delle concessioni per betting e online che promettevano un punto di ripartenza del settore. Nel frattempo però lo scenario si è arricchito di ulteriori cambiamenti che rendono l'anno corrente ancora più importante (e interessante, non v'è dubbio): come l'introduzione della tassazione sul margine, per gli stessi segmenti, o la gara per il gioco del Lotto che, come noto, è finita anche questa con il coincidere con la stessa stagione di rinnovamento delle altre concessioni.
Ma non è tutto. Anzi. Il 2016 è anche l'anno in cui il Legislatore ha introdotto forse il più importante dei cambiamenti, stabilendo la nascita di una nuova generazione di apparecchi da intrattenimento: quella “da remoto”, che dovrà essere pronta a partire dal 2017 (per un definitivo passaggio generazionale da compiere dal 2019), e di cui non si conoscono ancora i dettagli, per un nuovo “concept” più che un nuovo prodotto, ancora tutto da definire.

Ed è proprio attorno a questa definizione (e disciplina) che si sta concentrando l'attenzione dell'intera filiera. Sì, perché al di là dei vari cambiamenti che il comparto dovrà affrontare, il segmento degli apparecchi è ancora oggi quello principale del gioco pubblico, costituendone oltre il 55 percento del fatturato complessivo. Uno scenario ancora ignoto dove non mancano le difficoltà e le preoccupazioni per gli addetti ai lavori, in vista dei nuovi equilibri che potrebbero scaturire da questa (presunta) evoluzione.
A complicare le cose (come se la complessità del processo non fosse già abbastanza), poi, ci si è messa anche l'altra novità introdotta dalla Legge di Stabilità e rappresentata dal “tetto” sui nulla osta di esercizio delle new slot: cioè il limite massimo di apparecchi in distribuzione da non dover superare per i prossimi anni, con i limiti previsti dalla Legge, che ha scattato un'istantanea del settore alla metà 2015 (a cui applicare peraltro una riduzione del 30 percento negli anni a venire). Uno sbarramento – comprensibile nella ratio, che è quella di evitare un eccesso di offerta di gioco, in un momento in cui si cerca di trovare un accordo con i territori “in guerra” contro il settore – che potrebbe però modificare l'attuale assetto della filiera. E che crea una serie di perplessità tra gli addetti. Dal punto di vista dei gestori, il timore principale è il nuovo panorama distributivo del gioco terrestre, con una serie di apparecchi troppo simili alle vlt, possa essere gestito direttamente dai concessionari, proprio come avviene con le vlt, diventando così una figura quasi obsoleta. Per i produttori di apparecchi, invece, il timone più grande è che i principali fornitori delle future tecnologie e della nuova generazione di slot, potranno essere le stesse società che già offrono le piattaforme videolottery, estromettendo così dal mercato la manifattura italiana e le “vecchie” aziende che hanno caratterizzato il mercato fino ad oggi. Anche tra gli stessi concessionari, tuttavia, lo scenario non sembra così limpido come si potrebbe immaginare: nonostante la Legge di Stabilità 2016, con i vari interventi sul gioco, vada a rafforzare il loro ruolo al centro del comparto - per la soddisfazione delle società che gestiscono le reti di apparecchi, sempre più protagoniste nel prossimo futuro – quella stessa previsione che mira a fissare un tetto sul numero di slot in circolazione provoca perplessità in alcuni soggetti, preoccupati che una interpretazione troppo restrittiva possa andare a limitare le possibilità di competere nel settore. Mantenendo cioè le dimensioni delle reti di slot proporzionali a come sono oggi (o, meglio, a com'erano a luglio del 2015, secondo quanto dice la legge).
Certo, va detto, il settore è da sempre caratterizzato da tante “battaglie” interne e preoccupazioni rivelatesi, col tempo, decisamente eccessive se non addirittura fuori luogo, frutto di una serie di suggestioni o previsioni nefaste. Come volevano le varie profezie che vedevano un futuro senza gestori, già nel 2003, come il frutto di un oscuro disegno legislativo, salvo poi ritrovarsi, nel 2011, con l'istituzione dell'Elenco professionale degli operatori delle new slot (Ries) che legittimava una volta per tutte la professione del gestore sancendone il definitivo riconoscimento all'interno della filiera. Come c'era pure, del resto, chi vedeva nell'avvento delle Vlt il prodotto che avrebbe sancito la fine delle new slot nei bar che sarebbero state 'fagocitate' dai nuovi prodotti più performanti. E così non è mai accaduto. Questa volta però c'è qualcosa in più a sostenere le preoccupazioni degli addetti ai lavori, tenendo conto che nella volontà più o meno esplicita del Legislatore ci sarebbe davvero l'idea di arrivare a una concentrazione della filiera e ad una razionalizzazione della rete, e non solo a livello distributivo. Per questa ragione la sfida è grande, immensa, per gli addetti ai lavori, e il tempo a disposizione sembra essere davvero troppo poco per affrontarla in maniera efficace; specialmente ora che la filiera è alle prese con un primo cambio di apparecchi dovuto all'introduzione della nuova tassazione che impone la massima sollecitudine.
Ma proprio per via di queste difficoltà, è fondamentale ritrovare la massima lucidità e l'armonia che aveva caratterizzato il comparto fino a qualche anno fa. Quando si andava completando il cammino di professionalizzazione della filiera attraverso una serie di attività istituzionali che avevano portato alla creazione di nuovi interlocutori, aprendo un dialogo con governo e parlamento. Prima che saltasse tutto, di fronte alle più recenti difficoltà. E a quella Stabilità del 2015 che più di ogni altra cosa ha creato scompiglio nel settore. Ma ancora nulla è perduto e gli addetti ai lavori dovranno trovare il coraggio necessario ad affrontare un cambiamento che non può più essere rimandato. Mettendo da parte tutti gli spettri di un passato niente affatto da dimenticare, ma da conservare con cura nel bagaglio di esperienza da mettere in campo per creare un nuovo settore. Magari, questa volta, che sia davvero sostenibile.

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