skin

Gioco e territori verso la resa dei conti

14 novembre 2016 - 11:09

Dopo anni di battaglie legale e forti contrapposizioni, è arrivato il momento della resa dei conti, con il governo che potrebbe chiudere l'ormai degenerata 'Questione territoriale'.

Scritto da Alessio Crisantemi
Gioco e territori verso la resa dei conti

E' arrivato il momento del redde rationem. Per il governo e per gli enti locali. Dopo oltre cinque anni di ordinanze e regolamenti, di impugnative e sollecitazioni, la 'Questione territoriale' potrebbe trovare l'attesa soluzione. Non tanto (e non solo) per via dell'interminabile lavoro della Conferenza unificata sul tema, che sembra aver finalmente portato le parti alla definizione di un accordo di massima su cui impostare la prossima manovra finanziaria e, più in generale, la riforma del comparto (sia pure implicita, poiché inclusa in un provvedimento di altro tipo e non oggetto di un provvedimento ad hoc, ma tant'è). Quanto, piuttosto, in ragione del fatto che di fronte al degenerare dell'eterno contenzioso tra la filiera del gioco e gli enti locali, il governo non può più rimanere a guardare.

L'industria ha presentato il conto, quantificando i danni generati dall'introduzione di alcune restrizioni forse eccessive imposte sul territorio da alcuni sindaci. Com'era inevitabile, del resto. E non certo per dare un giudizio morale sull'azione di una amministratore locale e sulle motivazioni che lo possono aver spinto a un'azione di questo tipo, che saranno senz'altro più che valide. Il fatto – come evidenziamo da tempo e come documentato anche nel libro 'La questione territoriale', a cura del legale Geronimo Cardia e dedicato proprio a questa materia – è che sul gioco pubblico esiste(rebbe) una riserva di Stato, pensata e voluta proprio per disciplinare il mercato a livello centrale. A garanzia di tutela per tutte le parti interessate, cittadinanza in primis. E' quindi evidente che una situazione in cui (ci sia permessa la semplificazione) ognuno decide di dire la propria, cambiando le regole di un mercato - peraltro affidato in concessione a degli operatori selezionati – a livello regionale se non addirittura comunale, risulta incompatibile “per definizione” ai dettami del Legislatore. E, forse, anche ai principi costituzionali. Ma è altrettanto vero che nell'esercizio di tale Riserva, lo Stato deve comunque essere in grado di garantire un corretto funzionamento del mercato e il mantenimento di determinati equilibri – tra interesse pubblico ed economico – anche per conto delle autonomie locali. E' quindi evidente che la situazione in cui siamo arrivati oggi è il frutto di una serie di carenze e di troppe mancanze, a cui hanno fatto seguito diverse degenerazioni. Che adesso non possono più sussistere, com'è evidente ormai a tutti, specie dopo gli ultimi episodi di cronaca e/o di attualità politica. La notizia dell'esposto depositato dal sindacato dei tabaccai presso la Corte dei Conti, nel quale si evidenzia la configurabilità di un possibile danno erariale - in aggiunta e in conseguenza alla recente pronuncia di Bolzano - , rappresenta il punto di non ritorno di un conflitto troppe volte rimandato e oggi non più procrastinabile. Nonostante l'assordante silenzio dell'Esecutivo sulla materia nelle ultime tre legislature, dunque, tocca adesso alla squadra guidata da Matteo Renzi intervenire. Per questo, forse non a caso, il sottosegretario Pier Paolo a Baretta, artefice della mediazione ricercata con gli enti locali, esprime parole confortanti rispetto al raggiungimento dell'obiettivo, che sembra oggi davvero a portata di mano. Anche se la possibile riforma della Costituzione e del Titolo Quinto che riguarda proprio il ruolo degli enti locali, lascia immaginare che difficilmente potrà essere presa una decisione conclusiva prima del Referendum del 4 dicembre. In ogni caso, però, l'avvicinarsi delle visioni dei due interlocutori (Stato ed Enti locali) negli uffici degli Affari Regionali rappresentano comunque un serio passo in avanti e senz'altro una buona notizia. Resta tuttavia la necessità di arrivare a una soluzione in tempi utili (si fa per dire), e comunque non oltre l'anno corrente, in modo da rimettere in sesto il settore a partire dal prossimi anno. Dando seguito ai vari impegni assunti dal Legislatore (primo su tutti: l'emanazione dei bandi di gara per il rinnovo delle concessioni) e alla definizione di un futuro che sia davvero sostenibile e in linea con le esigenze dei territori. Evitando di ricadere tra qualche anno nella stessa situazione. Per ottenere un risultato di questo tipo, però, è necessario che l'annunciata “riforma dei giochi” (o comunque, il riordino), sia davvero degna di tale nome. In grado, quindi, di assecondare le volontà degli amministratori locali in termini di ordine pubblico e tutela della salute, ma anche quelle degli operatori, i quali dovranno essere in grado di continuare a esercitare la loro professione in virtù del rapporto concessorio instaurato con lo Stato. Per questo la soluzione ricercata dal governo dovrà rivelarsi completa oltre che concreta (per esempio non preoccupandosi soltanto di un solo prodotto di gioco, come se fosse l'unico sul mercato), per non correre il rischio di ritrovarsi presto di fronte a un problema simile, e magari con uno scenario ulteriormente compromesso.

Articoli correlati