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Lollobrigida (Masaf): 'Ippica risorsa da valorizzare, ecco come'

26 marzo 2024 - 10:10

Per il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste servono una visione strategica di medio e lungo periodo, una migliore programmazione dei palinsesti e delle corse, una nuova 'cultura' basata su un approccio manageriale più moderno. E tanta passione.

Scritto da Francesca Mancosu
Foto tratta dal profilo Instagram di F. Lollobrigida

Foto tratta dal profilo Instagram di F. Lollobrigida

Invertire la rotta e rilanciare un settore strategico per l'economia nazionale, oltre che per il divertimento di tanti appassionati. Andare oltre la logica dei sussidi e sviluppare tutte le sue potenzialità e renderla, finalmente, autonoma, e un’attività che torni a essere un introito per lo Stato. Sono tanti gli obiettivi che si è prefissato  il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, per riformare l'ippica e darle nuova linfa dopo oltre 10 anni di crisi, nell'ambito di un progetto a tutto campo portato avanti insieme con il sottosegretario Patrizio La Pietra e il direttore della Direzione generale ippica, Remo Chiodi.

Un progetto fatto di tanti tasselli che è proprio Lollobrigida a raccontare in questa intervista esclusiva pubblicata sulla rivista Gioco News di marzo, consultabile integralmente online a questo link.

Dal 22 ottobre 2022 lei riveste il ruolo di ministro dell'Agricoltura. Quali sono i risultati e le iniziative di cui va più fiero di questa prima parte del suo mandato?
“In questi mesi abbiamo voluto dare un segnale forte per sottolineare l’importanza e l’attenzione che il Governo attribuisce alla nostra agricoltura. Più che elencare risultati e iniziative, credo sia necessario sottolineare l’attenzione che le Istituzioni hanno attribuito a quello che io definisco l’asset strategico della nostra nazione, non solo in termini economici ma anche in termini culturali, sociali e identitari. L’approvazione della legge sul divieto di carne sintetica, la rinnovata centralità che abbiamo recuperato in Europa come interlocutori credibili e fondanti dell’Unione, la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ci ha permesso di mettere a disposizione dell’agroalimentare quasi otto miliardi di euro, sono risultati di cui andare fieri.
Abbiamo lavorato per valorizzare le nostre filiere e i nostri prodotti di eccellenza, difendere il nostro modello agroalimentare, promuovere la centralità dell’agricoltore come primo bio regolatore del pianeta. 
Il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che ho l’onore di guidare pro tempore, racchiude in sé tanti ambiti e competenze diverse che hanno come comune denominatore la nostra identità, le nostre tradizioni millenarie, il territorio, la qualità che esprimiamo. È un connubio straordinario capace di trasformare le produzioni primarie italiane in eccellenze assolute a livello anche internazionale. È la ragione per la quale questo Governo ha scelto di mettere l’agricoltura, la pesca, le foreste e l’ippica al centro della sua azione e di restituire a tutte le sue componenti l’attenzione che merita, senza tralasciarne alcuna.”

Nel prossimo futuro, in generale, quali sono i progetti che intende realizzare o avviare?
“Il nostro obiettivo è continuare a portare avanti il lavoro che abbiamo avviato in questi mesi, e in particolare rendere sempre più strutturale il metodo su cui abbiamo incentrato la nostra attività, puntando sul Sistema Italia, fondato sul dialogo con tutti gli attori della filiera e il coinvolgimento attivo dei rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni rappresentative, dei consorzi, del mondo accademico, degli istituti tecnici e anche delle nostre forze armate che ogni giorno garantiscono la nostra sicurezza, anche nell’ippica. Il nostro obiettivo è mettere insieme le energie per difendere la nostra cultura con orgoglio e consapevolezza.”

E veniamo all'ippica. Nel suo intervento alla riunione della Consulta per l'ippica degli inizi del 2024 lei è stato molto chiaro sulla sua visione per il rilancio del settore. Secondo lei quali sono gli interventi da mettere in campo per risollevarlo?

Il comparto ippico è in evidente sofferenza in Italia. Per noi l’ippica è una risorsa e non un peso ed è quello che ho detto e voluto ribadire ai rappresentanti degli allevatori, dei proprietari, degli allenatori, dei fantini, dei veterinari, dei guidatori e degli ippodromi che ho incontrato alla seconda riunione della Consulta nazionale dell’ippica. 
Insieme al sottosegretario Patrizio La Pietra, abbiamo voluto creare una nuova Direzione generale, per dare un segnale forte e dar vita a un interlocutore esclusivo per tutto il settore. 
Sarà istituito un nuovo ufficio dedicato alla giustizia sportiva, al contenzioso e all’attività legislativa, proprio per affrontare al meglio anche la riforma della governance e porre maggiore attenzione agli aspetti di regolarità delle corse e contrasto al doping. Sono stati nominati tre nuovi coordinatori per il trotto, il galoppo e la programmazione delle corse, dei calendari e della Corsa Tris. 
Partiamo dalla riforma della classificazione degli ippodromi italiani, per poi lavorare sulla riforma strutturale dell’intero settore, sulla valorizzazione della filiera e sull’attività promozionale.
Servono una visione strategica di medio e lungo periodo, una migliore programmazione dei palinsesti e delle corse, oltre che una nuova 'cultura ippica', basata su un approccio manageriale più moderno, oltre che sui presupposti che storicamente ne hanno fatto un’eccellenza: la passione, l’impegno, lo spettacolo, l’amore per il cavallo. In sintesi, bisogna promuovere una rinnovata immagine dell’ippica italiana. Questo va fatto nell'ambito della legalità, che è la premessa per ogni attività. Non è una cosa dalla quale prescindere. Proprio per questo, l’Arma dei Carabinieri, già impegnata nel settore agroalimentare e, quindi, alle dirette dipendenze funzionali del Ministero, rinforzerà quella che da anni è stata una specifica competenza per il contrasto delle scommesse clandestine. Le attività riguarderanno tutti gli ippodromi d’Italia e cureranno la tutela di tutto ciò che orbita intorno all’ippica, dal contrasto alle scommesse clandestine alla frode di denaro pubblico, dai controlli antidoping agli accertamenti sulla regolarità delle corse.

Quanto è importante, per lei, attuare la riforma delle scommesse ippiche?
“La crisi del settore, accentuatasi nell’ultimo decennio, è attribuibile in larga parte al calo delle scommesse ippiche, motore della filiera ippica. Le corse e le scommesse ippiche sono state di altissimo livello per molti decenni. Tra il 1980 e la prima metà del 2000 i valori di raccolta ed entrate erariali erano così elevati in Italia da attrarre da tutta Europa allevatori, proprietari, allenatori, driver e fantini. A livello europeo l’Italia era seconda solo alla Francia. 
Nel corso degli ultimi anni le scommesse ippiche non si sono rinnovate a sufficienza e soffrono la concorrenza degli altri prodotti di gioco del portafoglio dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. 
In altre nazioni europee, come ad esempio Inghilterra e Francia, il settore gode di maggiore salute dovuta anche all’immagine dell’ippica e all’esperienza che si vive negli ippodromi, concepiti sempre più come luogo di aggregazione e intrattenimento. Il calo dei giocatori e degli appassionati, il depauperamento e la vetustà degli ippodromi, l’assenza di una presenza mediatica (tv, stampa, radio) che faciliti l’informazione sul settore e la divulgazione dello spettacolo, l’allontanamento dei proprietari e degli allevatori dall’Italia, il calo inesorabile delle scommesse, sono gli elementi alimentanti di un circolo vizioso giunto ad un livello di insostenibilità. 
Bisogna allineare il prelievo delle scommesse ippiche a quota fissa, ora attorno 45 percento, a quello delle scommesse sportive e delle virtuali, che è al 22, ampliando l’offerta con l’aggiunta di nuove tipologie di scommessa a quota fissa. 
Dobbiamo evitare il persistere di questa disparità di prelievo che spinge i concessionari a deprimere l’offerta. 
Per fare questo bisogna procedere a un aggiornamento dei regolamenti di gioco, sul quale ho registrato la positiva disponibilità di tutti i soggetti interessati alla realizzazione di un processo graduale, ma irrinunciabile se vogliamo migliorare il sistema attualmente in vigore. Non bisogna tuttavia dimenticare che una diminuzione della tassazione sulle scommesse a quota fissa potrebbe portare a una diminuzione degli introiti per la filiera ippica. 
Quindi bisogna lavorare sia al decremento del prelievo sulle scommesse a quota fissa, sia all’unificazione dei due totalizzatori attuali. Bisogna prevedere un unico totalizzatore, con offerta di corse e scommesse più ampia ed innovativa, in grado di garantire la liquidità necessaria a dare vigore alla modalità di scommessa a totalizzatore che, a livello internazionale, è competitiva e complementare alla quota fissa. Parallelamente, si potrebbe pensare a un incremento della tassazione sul margine delle scommesse virtuali per finanziare l’ippica con ulteriori risorse. Serve un intervento legislativo che tenga conto di tutti gli aspetti.”

Quanto agli ippodromi, quali dovrebbe essere il loro ruolo, e anche il loro "atteggiamento" in questo progetto di riforma? 
“Bisogna fare in modo che gli ippodromi rappresentino dei luoghi confortevoli e moderni, in grado di offrire servizi al passo con i tempi e in grado di attrarre le nuove generazioni, sempre più lontane al mondo dell’ippica. Quello che è mancato in questi anni è stato un piano, un progetto, una strategia per il futuro. È necessario aprirsi in maniera più credibile ai mercati internazionali nonché sviluppare negli operatori di settore un modus operandi più imprenditoriale, con l’apporto di competenze e risorse private, anche attraverso idonee forme di partenariato pubblico-privato.
Tra i progetti in cantiere c’è quello di rivedere il sistema delle sovvenzioni affinché tengano conto, in maniera più oggettiva, ad esempio delle caratteristiche tecniche degli ippodromi, della loro capacità di organizzazione, della loro attrattività, senza dimenticare il ruolo strategico che alcuni di essi rivestono anche sul piano delle corse internazionali. Il tutto per creare una classificazione dinamica e meritocratica che permetta di premiare gli ippodromi più virtuosi con una sovvenzione più alta, con un maggiore numero di corse e con una dotazione di premi più consistente. 
Stiamo pensando, in occasione del G7 dell'Agricoltura che si svolgerà nel mese di settembre a Siracusa, di organizzare un grande evento all'ippodromo del Mediterraneo. L’ippica italiana deve tornare a parlare direttamente con il mondo e proporsi anche come spettacolo e intrattenimento, oltre che come passione.”

Nel corso degli ultimi anni, come per esempio durante il Governo Conte II con il sottosegretario Giuseppe L'Abbate, è emersa la proposta di portare l'ippica intesa come competizione sotto il ministero dello Sport, lasciando al ministero dell'Agricoltura solo la parte relativa all'allevamento. È d'accordo con questa ipotesi?
Nel passato a mio avviso è stato fatto un errore, ovvero sciogliere l’Unire e accorpare l’ippica al ministero dell’Agricoltura, giustificando questa scelta per il legame che c’è sempre stato con l'allevamento del cavallo. 
L’ippica oggi deve trovare una definizione più precisa tra spettacolo, sport e allevamento. Per raggiungere questo obiettivo, a nostro avviso, era necessario creare una struttura che si occupasse solo di questo settore. Da qui la decisione di dar vita, di concerto con i ministri per la Pubblica amministrazione e dell'Economia e delle finanze, Paolo Zangrillo e Giancarlo Giorgetti, a una autonoma Direzione generale completamente dedicata al mondo ippico e a tutte le attività ad esso connesse. 
La nuova Direzione, che viene scorporata da quella generale per la promozione della qualità agroalimentare, nasce dalla volontà di rilanciare l'ippica e farla ritornare ad essere un movimento centrale per la nostra nazione, considerando anche l'importante rilevanza economica che rappresenta e il numero ingente di addetti che coinvolge. Tuttavia, in un’ottica di medio periodo, bisogna pensare a un modello organizzativo diverso, attraverso la creazione di un nuovo soggetto semi-privato, che opera sotto la vigilanza del ministero dell’Agricoltura, del ministero dell’Economia e, perché no, anche del ministero per lo Sport.”

E cosa risponde agli allevatori che chiedono più attenzione, risorse e sgravi, visti anche i grandi risultati raggiunti dai cavalli italiani all'estero?
“Gli allevatori rivestono un ruolo fondamentale, in quanto non sono soltanto coloro che garantiscono all’ippica italiana di avere cavalli eccezionali. La genealogia, infatti, più di ogni altro, rappresenta lo strumento per migliorare gli esemplari, indirizzare, sul piano tecnico, l'attività selettiva e promuovere la valorizzazione economica.
I proprietari, gli allevatori e gli allenatori investono in prima persona sul cavallo, si assumono quotidianamente il rischio d’impresa e meritano di avere una visione strategica di medio e lungo periodo per programmare i loro investimenti. Anche per questo stiamo lavorando a una programmazione del calendario corse finalmente pluriennale e abbiamo allo studio diverse ipotesi per arrivare in futuro a considerare il riconoscimento agricolo di questo comparto e, quindi, valutare la possibile riduzione dell’Iva.”

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