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Covid-19 e retail di gioco, operatori: 'Crisi aggravata da norme locali'

30 luglio 2020 - 08:40

Di fronte al calo della raccolta e ai dati sul numero di locali di gioco che ancora non hanno riaperto dopo il lockdown, gli operatori tirano le prime somme evidenziando anche il 'peso' delle restrizioni locali.

Scritto da Fm
Covid-19 e retail di gioco, operatori: 'Crisi aggravata da norme locali'

A quasi un mese e mezzo dalla riapertura delle location di gioco fisico, alcuni dei maggiori rappresentanti delle associazioni di settore fanno il punto della situazione, alla luce delle stime di GiocoNews.it che vedono un 6 percento dei locali ancora chiuso e un calo della raccolta sulle Awp tra il 15 e il 20 percento rispetto allo stesso periodo del 2019, dovuto per lo più al Covid-19, ma anche a causa della riduzione del payout.

In attesa dei “dati consolidati”, che si potranno considerare tali soltanto a settembre, emergono già le prime tendenze, con flessioni importanti soprattutto nei territori gravati anche dalle restrizioni locali, rese ancora più aspre dall'assenza di sostegni economici per le attività del comparto, escluse da molte delle misure governative. Per “motivi etici”.

 

DISTANTE (SAPAR): “RIDISCUTERE NORMATIVE LOCALI” - “Molte macchine sono e resteranno ancora spente in applicazione delle norme sul distanziamento sociale, che impone il mantenimento di 1 metro fra i vari apparecchi. Molti esercizi poi non hanno riaperto: tanti bar, oltre a sale scommesse e Vlt non hanno superato l'empasse legato all'emergenza Covid, e poi non hanno potuto tirar su la saracinesca alla fine del lockdown.
Non siamo fermi del tutto ma ancora si fatica”, puntualizza Domenico Distante, presidente dell'associazione Sapar.
“Di pari passo, vanno affrontati i discorsi di fondo che erano stati messi un po' 'da parte' in questo periodo particolare, anche se gli incontri non si sono mai fermati, per ridiscutere le varie normative locali, che hanno un pesante impatto sulle attività del settore e spesso, come dimostra il recente caso di Perugia, sono state varate senza istruttoria, senza verifiche preventive”.
 
SBORDONI (UTIS): “GARANTIRE SOSTEGNI A TUTTI” - Secondo  Stefano Sbordoni, segretario dell'Utis-Unione totoricevitori italiani sportivi, i dati presentati da Gioconews.it sono abbastanza coerenti con la situazione che stanno vivendo i loro associati. "Sarà un caso, un'anomalia, ma (troppo) spesso ci va di mezzo chi non lo merita.
Anche se, a livello percentuale, i dati non sembrano così terrificanti, sta di fatto che la mancata riapertura riguarda locali che in realtà dovrebbero lavorare, vittima della sovrapposizione delle normative regionali e del lockdown: un combinato disposto micidiale, gravoso sotto tutti i punti di vista, delle spese, della gestione del personale, per non parlare della raccolta a livello nazionale, dove vengono a mancare proprio i punti alto vendenti.
In Emilia Romagna poi c'è una situazione surreale: alle attività di gioco è stato chiesto di spostarsi, di delocalizzare, quando poi a causa del lockdown non potevano neppure svolgere le procedure necessarie a farlo.
In più, per quale motivo un operatore dovrebbe investire se poi non gli viene data la possibilità di recuperare gli investimenti, a causa della costante minaccia incombente di restrizioni?
In questo momento, sarebbe logico garantire delle misure di sostegno, e tenere fuori gli operatori legittimi di gioco per dei 'meri motivi ideologici' lo trovo di vedute ristrette, non ha senso.
Per prima cosa, bisognerebbe sospendere le misure penalizzanti per gli esercizi del settore fino alla fine dello stato di emergenza e fino alla famosa, ribadita, recentemente ri-menzionata riforma della normativa di settore con una distribuzione territoriale omogenea, da tutti invocata. Ci sono pure poi alcuni operatori che alla fine beneficiano di tale stato di incertezza, hanno situazioni che riescono a sostenere, c'è chi ha l'online. Quindi si assiste ad una sorta di 'tarantella' di politici che mantengono il punto contro il gioco e, allo stesso tempo, cercano di sembrare positivi rispetto alla necessità di garantire sostegni alle imprese. I sostegni o ci sono per tutti o non ci sono per nessuno ”.
 
RUSCIANO (AS.TRO): “IN ARRIVO STUDIO DELLA CGIA MESTRE”- “Dopo circa 1 mese e mezzo dalla riapertura, il quadro che si presenta davanti è problematico visto che oggi l’offerta si è inevitabilmente ridotta a causa delle misure di prevenzione che devono essere adottate all’interno dei punti di gioco.
I dati reali relativi all’impatto dell’emergenza sul comparto di gioco ci verranno forniti, dopo l’estate, dalla Cgia di Mestre che è stata incaricata dal nostro Direttivo di fotografare la situazione economica post-Covid delle aziende”, anticipa Isabella Rusciano del Centro Studi As.Tro. 
“Quello che è certo è che prima del lockdown il settore era già in sofferenza: nel periodo antecedente l’emergenza abbiamo assistito a incrementi fuori controllo della tassazione sul gioco che hanno messo sotto stress la tenuta delle nostre aziende, senza dimenticare poi i limiti imposti dalle normative territoriali”.
 
MARCOTTI (FEDERBINGO): '”SETTORE A RISCHIO COLLASSO NEI PROSSIMI MESI” - A fornire il punto di vista sulle sale bingo è Italo Marcotti, presidente di Federbingo. “Le sale dedicate al gioco del Bingo, che in gran parte hanno riavviato le proprie attività dal 15 o dal 19 giugno scorsi, stanno evidenziando un andamento operativo antieconomico. Il mercato registra una perdita di giocate fino al 50 percento, valori che non permettono il raggiungimento del punto di pareggio economico. Pur con gli ingenti investimenti attuati per adeguare le sale ai protocolli sanitari regionali, registriamo una drastica caduta delle presenze e la bassa propensione della clientela al gioco rispetto alle condizioni ordinarie. 
Questo dato è causato anche dalla pochezza dei premi in palio: il Bingo è un gioco a partecipazione diretta; in mancanza di giocate, i montepremi perdono attrattività innescando la crisi finanziaria delle sale, che porterà a breve con sé un problema di eccesso occupazionale tra i nostri collaboratori nelle sale”, rimarca Marcotti.
“Alle difficoltà sopra evidenziate, conseguenze della pandemia in atto, si sommano le già esistenti e devastanti limitazioni dettate dalle normative locali e regionali, che moltiplicano i casi di obbligatorietà degli spostamenti fisici delle sale, sostanzialmente impossibili sia per i limiti regolamentari che per gli oneri finanziari di attività senza una chiara prospettiva concessoria.
Esiste la reale possibilità che larga parte della rete dei concessionari del gioco del Bingo, operativa dall’anno 2001 e nella quale trovano occupazione diretta quasi 10mila cittadini, possa collassare nei prossimi mesi. Servono misure urgenti a sostegno dei concessionari al fine di tutelare i valori occupazionali, erariali ed il presidio dello Stato in un settore di grande appetibilità per le mafie”.
 

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