Sono stato colpito da questo titolo del 12 agosto scorso letto su gioconews casinò: “Comune Sanremo: rilancio casinò essenziale per sostenibilità finanziaria dell’ente”.
Il piano di impresa 2023 – 2025 prevede il 16 percento dei proventi netti al Comune per un importo presunto d 7,1 milioni di euro. Non c’è dubbio alcuno che, trattandosi di entrate tributarie, l’inquadramento della problematica non può che essere quello indicato.
Non desidero ritornare per ora su argomenti trattati recentemente quali immagine, e qualità dei servizi, intendo approfondire alcuni aspetti dell’offerta di gioco e della tipologia dei proventi netti; l’ultimo dato a mia disposizione è del 2021 ma ne prendo anche alcuni precedenti che comprendano un anno completo.
Sanremo
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2016
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2017
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2018
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2019
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G tav/tot. ricavi
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23,56
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23,36
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19,80
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20,05
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Totale ricavi
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45,00
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44,82
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42,90
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44,41
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% slot/totale ricavi
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76,44
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76,74
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80,20
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79,95
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Nel 2021 si hanno i seguenti risultati: slot 18.546, totale ricavi 22.097 e non conosco i giorni lavorati. Gli introiti slot sono stati l’83,93 percento del totale introiti netti.
Non pare necessario indicare, se non nella formulazione scelta, la poca rilevanza dei giochi da tavolo sul totale. Insisto a denominarli netti in quanto, come si può molto pacificamente rilevare, quelli lordi sono incrementati dalle mance, bene inteso per la quota del gestore, che il Comune lascia a disposizione della gestione unitamente alla percentuale sul netto (nel piano triennale previsto nello 84 percento).
Infatti è dovere del Comune garantire l’aspetto economico e finanziario della gestione ed è proprio per questo che preventiva il 16 percento.
Così come ogni lettore può tranquillamente rilevare l’incidenza dei proventi slot è molto alta, ne deriva che i proventi accessori (mance) nei giochi da tavolo non sono talmente importanti tanto da permettere un sensibile ristoro del costo del personale.
È naturale che il discorso si sposti sulla qualità. Non si può negare che i proventi della roulette francese tradizionale, per intenderci quella che è stata recentemente destinata ad essere aperta nei fine settimana a titolo sperimentale e non conosco se l’esperimento continui né per quali motivi se di personale o altro, sono stati in forte calo dal 2016 al 2019; forse si potranno fare raffronti col 2022. La fair roulette non credo sia subentrata nelle preferenze di una certa tipologia di clientela che predilige il gioco tradizionale. E, in tema, mi piace raccomandare a chi ha interesse di vedere l’esito dello chemin de fer a Venezia, dove c’è anche il punto banco; mentre a Sanremo potrebbero, forse, aver pensato di sostituirlo proprio con quest’ultimo.
Mi sento, in argomento, obbligato a confermare le stesse identiche considerazioni che precedono.
A mio parere è certo ed anche dimostrato che esistono ancora, anche se in numero inferiore, i giocatori di qualità.
Posso capire che montare un tavolo di chemin sia più difficile che farlo con uno di punto banco. Comprendo ancora meglio che con quattro impiegati si montano tre tavoli di fire roulette, mentre ne servono cinque per uno di roulette tradizionale.
Quello che non condivido è il non avere una offerta tale da poter accontentare ogni tipologia di cliente e tutti i giorni, festivi, prefestivi e non. Non posso credere che un impiegato di fire roulette non sappia lavorare alla tradizionale.
Forse è un pochino differente dal punto banco allo chemin, molto più agevole il contrario, ma con un po’ di allenamento è fattibile.
La prima dote per la qualità è poter adeguare l’offerta alla domanda, sono perfettamente convinto che la soddisfazione del cliente è la prima caratteristica parlando di qualità e di immagine. Ritengo che un giocatore che non trova il “prodotto” che cerca sia difficile da attrarre un domani, facilmente troverà un altro luogo al quale indirizzarsi.
Mi riesce facile accedere ad un probabile ragionamento da parte dello staff o di chi ha la responsabilità della produzione e dell’organizzazione del lavoro.
Pensano, anche a ragione ma solo parziale, che un numero limitato di giocatori alla roulette francese tradizionale, se vincenti, possono causare come si diceva ai miei tempi il “buco” che non è semplice da riempire. C’è chi, al contrario, ritiene che il giocatore vincente è una sorta di veicolo pubblicitario.
Tornando allo chemin, in aggiunta alla difficoltà dovuta al numero minimo dei partecipanti al gioco in un tavolo si può associare la possibilità che qualche giocatore possa accedere all’anticipazione di credito; chiaramente trattasi pur sempre di un rischio di impresa. Un tempo si chiedeva se c’era qualcosa da leggere!
Non esiste solo il rischio di perdere come nella roulette o altri giochi di contropartita ma le anticipazioni possono causare successivi disguidi e l’art.1933 del codice civile non viene a sostegno.
Un breve accenno al gioco online: nel mese di luglio 2022 i concessionari hanno incassato, letto su gioconews casinò, 160.353.042 differenza tra il giocato ed il pagato per vincite. La quota di partecipazione del casinò di Sanremo è indicata allo 0,14 percento, vale a dire euro 224.494.
Tra le molteplici iniziative da porre in atto per un vero rilancio ho scritto della necessità di sviluppare il gioco online; quanto sopra riportato dovrebbe fornire l’incentivo per uno sviluppo rilevante per la qualità con l’uso di giochi da casinò, più che altro dal vivo, che tanto successo hanno avuto negli ultimi tempi.
Non per rigirare il coltello nella ferita ma quando parlo di qualità intendo, ed è per questo la doverosa premessa, anche una coesistenza tra manifestazioni letterarie utilissime nella continuazione di una tradizione pluriennale che, da sempre, contraddistingue Sanremo, una serie di intrattenimenti di natura conviviale anche questi non nuovi, e una offerta diversificata anche per il gioco tale da non far rimpiangere gli esiti di spettacoli che, solitamente, si coniugano con ottimi risultati. E’ questa la diversificazione ma senza il gioco non mi pare molto produttiva. Mi permetto di far cenno all’ultimo festival della canzone per quanto ho potuto leggere.
Sicuramente, anche se non sono a conoscenza del conto economico dei bilanci, mi viene da riflettere sul costo del lavoro e della sua incidenza sul valore della produzione. L’operazione di aprire i tavoli di roulette francese tradizionale nei fine settimana, la rinuncia che oso sperare temporanea dello chemin de fer le ritengo un agire non rivolto alla qualità dei gioco; invito a considerare l’accenno alle mance.
La situazione attuale non è più quella di un tempo che fu ma il costo del lavoro non potrebbe debordare oltre il 60 percento dei ricavi, ne consegue un calo delle entrate tributarie per il Comune o la Regione.
Come ho scritto altre volte sono perfettamente convinto che un effettivo rilancio non può che passare da un rinnovato interesse per i giochi tradizionali, che la qualità dei servizi non deve essere sottovalutata quale elemento di fidelizzazione, che il gioco online ha assoluta necessità di essere preso in maggiore considerazione, che la introduzione del criterio della multifunzionalità è il tramite per l’adeguamento dell’offerta alla domanda in tempi rapidi senza l’aggravio di costi, che la ricerca di giochi nuovi non sia sottovalutata e termino, se mi è consentito, con un invito a trovare il vero decisionismo gestionale quale tramite per la realizzazione di un programma mirato.
Chiudo e spero di aver compreso il significato di “rilancio” come una nuova impostazione di un programma nel quale la cosiddetta parte del leone possono farla solamente l’organizzazione del lavoro e della produzione coniugabile in modo esclusivo alla qualità dei servizi.
Desidero rammentare che nel 1994, nella sola casa da gioco italiana, Sanremo, era aperta la fire roulette. Ne consegue che l’idea del gioco nuovo era interessante. Tant’è che fu provata, probabilmente con scarsi riscontri, la roulette americana che, nel 1994, era in esercizio solo a Saint Vincent.
Il black jack era in esercizio in tutti i casinò italiani.