Non è più un'eccezione se qualcuno mi chiede per quale motivo sostengo con forza la metodologia che ho scelto per il controllo a posteriori dei risultati di gioco. Mi permetto di correggere la questione: non si tratta del controllo dei risultati di gioco ma della regolarità del gioco e degli incassi, quindi, siamo in altro campo, forse più interessante.
Non è una questione di poco conto poiché gli oneri di concessione il gestore li paga al concedete in base ad una percentuale sugli introiti netti di gioco, quindi, stante la natura giuridica di questi ultimi, non vedo come l’ente pubblico ne possa fare a meno. Il tutto bene inteso a mio modo di vedere.
Fatta questa doverosa premessa e anticipando che a un certo punto la mia esposizione avrà termine in quanto il rimanente è di agevole comprensione da chi non è estraneo alla particolare attività, mi permetto quanto di seguito nella speranza che sia sufficiente a soddisfare la curiosità che, involontariamente, ho suscitato.
Ora non rimane che esaminare su quali elementi si basa il controllo in discorso. Desidero ripeterlo onde evitare che andare avanti potrebbe non soddisfare il curioso.
Premesso che, relativamente ai tavoli di contropartita, possiamo usufruire dei seguenti dati:
1. in apertura: controllo della dotazione iniziale,
2. in chiusura: controllo della consistenza finale,
3. conta dei biglietti cambiati direttamente al tavolo dai giocatori in cassa centrale o altro sito dedicato,
4. annotazione sul bordereau del tavolo di aggiunte eventuali accompagnate da documentazione cartacea a due firme,
5. risultato (attivo o passivo) del tavolo,
6. conteggio delle mance con relativo bordereau,
7. archiviazione dei documenti: aggiunte cambi al tavolo, ecc.,
8. archiviazione della nota eventuale da parte del capo tavolo,
9. l’orario di apertura e chiusura con eventuali sospensioni.
Sicuramente il gestore potrebbe pretendere altri dati rilevabili, dati che per la gestione e, conseguentemente, per la politica produttiva, possono rivestire particolare rilevanza.
Nei giochi di circolo, rileva la durata e la qualità della partita. Per questo è importantissimo che lo changeur compili un buono di cambio dove registra quanto uscito (contanti, placche e gettoni) e quanto richiesto alla cassa di sala (placche e/o gettoni), regolarmente a due firme per il controllo. Ciò concorre determinare la qualità e l’intensità della partita. E gli elementi indispensabili sono la cagnotte e le mance, somme che vengono rilevate su bordereaux sempre a doppia firma, condente e concessionario o chi li rappresenta, il controllo regionale o comunale e il commissario in servizio.
Il controllo sulla regolarità del gioco nei giochi di contropartita, si effettua:
1. confrontando le mance con gli introiti,
2. confrontando gli introiti con i biglietti cambiati al tavolo
3. confrontando la composizione in gettoni al momento della chiusura e quelli risultanti dal bordereau delle mance, se del caso, verificando l’eventuale nota del capo tavolo inerente la qualità della partita (intensità, cambio minimo di gioco, ecc.).
Qui, nei giochi di circolo, la proporzione tra cagnotte e mance è interessante e ha un riscontro certo e cioè che a partita piccola corrisponde una alta percentuale, a partita grande ed importante detta percentuale diminuisce anche di molto.
Forse perché con partita piccola sul tavolo ci sono “spiccioli”, forse per altro ma è certo quanto precedentemente riportato.
In che cosa consiste e si realizza la metodologia appena descritta per sommi capi? Si rende indispensabile trovare dei motivi di attenzione particolare:
1. il rapporto tra mance ed introiti è difforme da quello atteso normalmente;
2. un altro motivo di preoccupazione può nascere dall’incidenza dei ricavi slot troppo alta rispetto ad un periodo precedente (ad esempio, sei mesi).
Concludendo posso pensare di aver evidenziato l’utilità di un procedimento da seguire che, opportunamente integrato per la parete di interesse esclusivamente gestionale, si presenta di grande rilevanza per chi deve monitorare i propri investimenti.
Due sono state le osservazioni al termine della mia esposizione, la prima relativa al contante cambiato direttamente al tavolo e, al riguardo, ho fatto presente quanto annotato ma che potrebbe essere utile, in ogni caso, alla gestione; la seconda proponeva l’alternativa di conteggiare le mance non tavolo per tavolo ma per gioco, ovvero per i totali.
Alla seconda osservazione ho dimostrato che non è la stessa cosa e che le le medie potrebbero risultate come la storiella del pollo e due commensali, uno lo mangia per intero e l’altro guarda ma, statisticamente operando risulta che me hanno mangiato un mezzo a testa. Ciò per il concedente, ma l’utilità pratica la trova anche il gestore che, in tema di produttività e redditività vale a dire la vicinanza con un gioco piuttosto che con un altro e la considerazione del ricavo lordo, cioè mance comprese, proprio in relazione alla seconda problematica.
Non mi pare il caso di portare un esempio in quanto la questione del conteggio mance tavolo per tavolo e non per totali è facilmente ed altrettanto agevolmente comprensibile.
Concludendo posso credere di aver evidenziato la utilità di un procedimento da seguire che, opportunamente integrato per la parte di interesse esclusivamente gestionale, si presenta di grande rilevanza per chi deve monitorare i propri investimenti.
Tutto si potrà dire a supporto del metodo narrato o contro, non credo invece che sia possibile affermare la sua inutilità. Anzi, metodologia a parte, ritengo che il concedente non potrà esimersi in alcun modo dalla tipologia di controllo che mi sono permesso di esporre.
Continuo a immaginare una gestione privatizzata. La Regione o il Comune dovrebbe effettuare il controllo sulla regolarità del gioco sulla base delle disposizioni contrattuali (forse sul Disciplinare ma, in caso di gestione affidata a società a capitale privato, tassa di concessione) in due forme: una de visu e tramite l’impianto di audio-video sui tavoli, l’altro a posteriori utilizzando i dati che giornalmente e per ogni tavolo rileva alla chiusura dopo averne certificato, in ogni caso, la dotazione iniziale.
Questa è la metodologia che conosco; la descrivo e ne sono convinto.
È probabile che alcuni si chiederanno la ragione per la quale sono ritornato, ancora una volta, su un argomento che mi ha sempre appassionato sin da quando mi sono occupato di case da gioco.
Ho letto l’articolo pubblicato da gioconews.it il 16 giugno a firma Marco Fiore e, precisamente: “Alla politica affido il ruolo tutt’altro che facile di vigilare sulla correttezza delle gestioni e quello di investire i proventi dii sua competenza derivanti dal gioco d’azzardo in attività di promozione della cultura, di cura e di tutela del ‘sociale’ e della ‘salute pubblica’ in tutte le sue espressioni”.
E ancora: “Dopo questo breve excursus storico che, salvo qualche piccola diversità possiamo attribuire tutti i casinò italiani torniamo all’argomento principale: politica e casinò possono rappresentare un virtuoso connubio?”
Sulla risposta del dottor Fiore e il rimanente finale dell’articolo citato mi sono già espresso chiaramente.