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Casinò e tecnologia, matrimonio rinviato

22 aprile 2023 - 11:29

Il rapporto tra i casinò e la tecnologia resta ancora complesso e non ancora del tutto approntato.

levi-meir-clancy-jdIT3puximI-unsplash

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In un mondo in cui la tecnologia e la digitalizzazione la fanno da padrone resta difficile il rapporto con queste due realtà e il settore di cui scrivo, quello dei casinò.

Un vero e proprio controsenso - e ne parlo per esperienza diretta seppure ormai datata - perché l’introduzione di processi organizzativi mediati e assistiti dall’introduzione della tecnologia, in particolare per il settore informatico, risale, nelle case da gioco italiane, ai primi anni ’80.

Un approccio che al tempo era  finalizzato a semplificare e ad ottimizzare alcuni aspetti importanti del business quali l’organizzazione del lavoro nell’area dei giochi, che presentava e presenta tuttora aspetti gestionali alquanto complicati, così come le procedure di “accounting” e, non ultimo, il Crm, quindi la gestione della clientela a fini commerciali e di marketing.

Posso affermare, senza tema di essere smentito, che per le aree che poco sopra ho citato, i casinò sono stati veri e propri pionieri nel beneficiare dell’innovazione tecnologica che progressivamente si è estesa a tutti gli aspetti cardine della gestione aziendale.

In base a queste premesse, parrebbe che il rapporto con la tecnologia sia sempre stato per i casinò una prassi consolidata. Non è stato così, purtroppo, perché nel momento in cui si è reso necessario combattere la concorrenza derivante dall’allargamento del business ad altri operatori, avvenuta nei primi anni 2000, invece di approfittare delle nuove opportunità offerte dal cambio del quadro normativo di riferimento si è optato per una forma di protezionismo, a mio parere del tutto ingiustificata, che di fatto ha isolato irrimediabilmente le case da gioco dal contesto di sviluppo e di crescita che il settore ha prodotto nel tempo.

Quanto sopra vale ancor di più in ambito di gioco online che non è stato mai considerato obiettivo da perseguire, se non marginalmente, vanificando la possibilità di diversificare le fonti di business e di agganciare il cambiamento che la tecnologia ha generato e genera ogni giorno senza soluzione di continuità.

È molto difficile analizzare il perché di questa scelta, forse i tanti, anzi troppi anni di monopolio assoluto del mercato - se si esclude quello illegale che ha sempre prosperato - hanno contribuito a consolidare una cultura del “noi bastiamo a noi stessi” che però a posteriori si è rivelata sbagliata.
L’aspetto più negativo di questa filosofia secondo me è stato il privarsi della possibilità di sfruttare appieno le potenzialità commerciali offerte dalla tecnologia in termini di aggressione di nuovi target di clientela, in particolare i giovani, sottostimando il ruolo che come segmento di mercato hanno in termini di veicolazione e promozione del prodotto.

Il mio non vuole essere assolutamente un j’accuse: conosco molto bene i parametri di redditività dei segmenti storici della clientela sui quali i casinò hanno creato i propri successi, ma sposare le nuove tendenze non avrebbe sicuramente penalizzato l’andamento dei ricavi prodotti dai succitati segmenti, anzi ne avrebbe generato dei nuovi, seppure meno redditizi, contribuendo nel contempo alla veicolazione di un prodotto ormai maturo e datato come il gioco d’azzardo.

Si è inoltre persa per strada l’opportunità di promuovere, attraverso i canali di comunicazione social, i servizi collaterali che restano importanti per attrarre una clientela poco interessata al gioco, ma che amerebbe comunque provare l’emozione del giocare in un contesto elegante e divertente in cui trascorrere il proprio tempo libero.

Quest’ultimo aspetto ha assunto un ruolo chiave nel momento in cui è scattato il divieto di pubblicizzare il gioco d’azzardo, con ogni mezzo, provvedimento che di fatto ha penalizzato fortemente i casinò che si sono trovati a fronteggiare un’emergenza difficilmente rimediabile soprattutto in ambito di ricerca di nuova clientela. 

Il cosiddetto treno è ormai passato e cambiare attitudine pare essere impresa irrealizzabile. Ma io non dispero, anzi, sono certo che il ricambio generazionale ai vertici di queste aziende non potrà che  favorire quella necessaria e doverosa contaminazione con il mondo esterno in ambito digitale che restituirà ai casinò il ruolo che meritano nell'ambito dell’entertainment.

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