Mi verrebbe da dire che al casinò della riviera dei fiori non si trova pace.
A conoscenza dei pochi dati a mie mani e partendo dal 2019, epoca precedente alla pandemia e con solo tre case da gioco in esercizio, le due roulettes (fair e francese) significavano il 9,65 percento del totale dei ricavi che era formato per il 79,98 percento dagli importi derivanti dalle slot machine. rispettivamente 44.431.092 e 35.537.169.
Una incidenza, quella delle slot, che appare preoccupante, a mio personale avviso, stante l’incremento degli ultimi tempi e mi riferisco al periodo del festival della canzone.
Su gioconews casinò.it ho letto la dichiarazione della Società di gestione in argomento ristorazione: “La nuova offerta di ristorazione dovrà giocare un ruolo strategico nel riposizionamento e rilancio della casa da gioco”.
Lo ripeto intervengo non tanto a supporto di quanto espresso dalle Ooss, quanto da una impressione che parte dal considerare il peso delle slot sul totale dei ricavi e da un ricordo nostalgico della mia infanzia.
Posso comprendere che i tempi, la situazione economica e l’incremento considerevole del gioco online può aver ridotto la frequentazione dei giochi da tavolo; parzialmente, non certamente in misura così rilevante, lo stesso si è verificato anche da qualche anno, diciamo dal 2008.
Desidero far notare, per esempio, che a Venezia, con la sede di Ca’ Noghera l’incidenza delle slot non è così alta, 56,52 percento, un totale ricavi di 92.800.764 e slot di 52.446.511. E' pur vero che lo spazio, totalmente considerato è superiore a Sanremo, idem dicasi per il numero dei tavoli e dei giochi offerti, ma il 79,98 percento è un’altra cosa.
Ribadisco, prima di procedere, che non conosco la situazione della casa da gioco rivierasca; sono in pensione dal 2001 e qualche riunione sindacale la abbiamo fatta a Sanremo ma è passato molto tempo.
Mi permetto delle ipotesi a conforto di risultati che evidenziano una così grande preponderanza delle slot: una carenza di offerta in rapporto alla domanda o un servizio alla clientela che suggerisce una revisione della ristorazione.
Sono personalmente convinto che trattasi della prima.
Sicuramente il punto banco pare, lo dicono in molti, abbia soppiantato lo chemin de fer; non mi pare vero che una location tanto bella e molto probabilmente tanto adatta non venga utilizzata per un gioco che un tempo era considerato il fiore all’occhiello di una casa da gioco.
Allo stesso modo, e in questo caso mi sento di condividere il pensiero dei dipendenti addetti al gioco, sono convinto che la roulette francese classica può attrarre giocatori di un livello più elevato come accadeva qualche anno fa; non intendo andare indietro di molto e non faccio paragoni con quando il tavolo era doppio. A quel tempo lavoravo anch’io alla roulette tirando la “maledetta” come, in gergo, chiamavamo il rastrello.
Sono convinto, più che altro dall’esperienza ultra quarantennale, che il servizio alla clientela non debba essere commisurato, in primis, dal modo con cui si organizzano bar e ristoranti; la diversificazione dell’offerta di gioco e, conseguentemente, il relativo incremento possono godere di una migliore considerazione. La citata iniziativa è stata sostenuta da molti prima e più esperti dello scrivente e, in aggiunta agli spettacoli e alle manifestazioni culturali in programma, potrebbe rappresentare la via da seguire.
In altri termini penso sinceramente che il rilancio, e con questo l’incremento dei ricavi, si ottiene dalla qualità del gioco che produce i cosiddetti proventi accessori, quindi dai giochi da tavolo più che dalle slot. Sono sicuro che il casinò di Sanremo per la sua tradizione e per la sua attrattiva particolare può trovare il suo rilancio dando alle iniziative da prendere, se vogliamo investimenti con relativo ritorno, una differente priorità.
Chiudo scusandomi se mi sono permesso quanto precede che è solo il pensiero di uno che, all’età di quattro anni, ha toccato la statua che è posta nell’ingresso del casinò. Ecco il ricordo di settantotto anni or sono!