Produttività e redditività, gli elementi per una scelta ponderata. Da sempre l’individuazione della produttività è stato l’assillo di un gestore di casa da gioco. È noto che ogni gioco offre un vantaggio per il banco ma, certamente, non si può promuovere l’utilizzo di un determinato “prodotto” per detta motivazione.
La produttività si ottiene esaminando tanti aspetti: la domanda, la resa effettiva considerando le cosiddette ore tavolo e la forza lavoro impiegata non per il costo, la resa teorica fornita dalla parametrazione del ricavo con le presenze, il posizionamento dei tavoli, l’incidenza di un prodotto sul totale dei ricavi ed altro ancora che ogni gestore deve conoscere bene.
Il tutto ha un inizio che permette con una certa tranquillità di pensare a un marketing mirato sia al contenimento dei costi sia al ritorno degli investimenti (raffronto costi/benefici) che il divieto di pubblicità pare rendere maggiormente attuale.
L’avvio consiste in una procedura che è particolarmente utile per il controllo a posteriori sulla regolarità del gioco, una modalità di rilevamento di tutti i risultati del tavolo (introito, mance, ore effettive di apertura, minimi e relative variazioni, casi particolari, ecc.).
Non è detto che una tale procedura, esposta in modo riassuntivo, non possa essere incrementata allo scopo di fornire ulteriori notizie anche a conforto di possibili anomalie alle quali porre rimedio.
Produttività e redditività, ecco il vero problema. Per la prima si intende quanto ho cercato di descrivere; per la seconda la differenza tra ricavi e costi per produrre la prima ivi compresi, in proporzione, le spese generali di produzione,
In buona sostanza ecco la questione che, per mio conto, dovrebbe porsi il gestore di un casinò: tenuto dovutamente conto della domanda di gioco quale è il prodotto più conveniente alla luce dei relativi costi per produrlo?
Tanto per esemplificare, rende maggiormente la roulette francese o la fair roulette? Non ho alcun dubbio che ogni gestore, in specie se ha ridotto l’utilizzo della prima, parziale o totale a favore della seconda, si è posto.
E allora cosa si dovrebbe considerare: il personale occorrente, il minimo di puntata, le ore di apertura, l’importo delle mance (quota gestione) e in ultimo, non per rilevanza, la frequentazione sulla base delle presenze in sala giochi.
Se al dato precedente aggiungiamo quanto necessita per ricavare la relativa redditività nel modo indicato, è possibile affermare di aver raggiunto l’obiettivo per dar corso alla decisione da attuare.
In tema di “resa teorica fornita dalla parametrazione del ricavo con le presenze” che, probabilmente perché teorica, interessa poco, aggiungo che la prima operazione dovrebbe, a mio parere deve, riguardare l’incidenza dei proventi slot sul totale tanto per evidenziare la portata dei giochi da tavolo.
A seguire la parametrazione di cui sopra che se non altro può indicare, pur sempre teoricamente ma da valutare opportunamente e per un periodo non breve, la direzione nella quale il marketing può operare con profitto. Se ne ricava anche una indicazione per tentare di prolungare i periodi positivi e restringere quelli negativi; il tutto nell’ottica del ritorno degli investimenti, il criterio dal quale non ci si deve allontanare.
Come al solito non pretendo di aver indicato una via ma solo una delle tante che possono senz’altro esistere. La mia breve esperienza da libero professionista mi ha permesso di verificare quanto ho narrato.
Esaminando i risultati delle case da gioco italiane e anche quella di San Marino (incremento 34 percento), non solo del mese di marzo ma del primo trimestre 2022, non si può restare indifferenti vedendo quelli di Sanremo.
Il raffronto con Venezia, come recentemente ho avuto occasione di scrivere, non mi pare calzante a causa della differenza degli spazi destinati al gioco considerando le due sedi di Ca’ Vendramin e Ca’ Noghera, invece con Saint Vincent è proponibile. Non è il caso di accennare a Campione che ha appena riaperto dopo tanto tempo.
Una caratteristica che posso trovare in Sanremo, osservando Venezia e Saint Vincent, e anche questo l’ho già scritto, è la carenza di offerta di gioco ovvero la limitata scelta che viene data al frequentatore/giocatore. Questi si trova le slot, la roulette francese sperando che l’apertura, ora, sia settimanale, la fair roulette, il punto banco, il poker e il black jack.
È da notare il trend dello chemin de fer a Venezia; un gioco richiesto per una sfida tra giocatori per vedere chi è il più bravo e/o fortunato.
Clientela che, nella sicurezza che garantisce il casinò mettendo a disposizione impiegati e materiale di gioco, trova l’occasione per mettersi alla prova.
E se lo chemin non attira tutti o, forse, non è possibile prenotarsi ecco che il punto banco mette a confronto il giocatore con la casa tramite un gioco validissimo sostituto.
Purtroppo sono costretto a ripetermi ma l’incidenza dei ricavi slot sul totale pare confermare la mia personale convinzione in merito alla carenza di offerta.
Ho potuto anche leggere che il reparto giochi è di 69 unità. Non conosco se il personale in parola è abilitato per svolgere ogni gioco presente e con l’occasione mi scuso per aver riportato il discorso sulla multifunzionalità.
Chi ha proceduto alle scelte, è da ritenere che abbia operato a ragion veduta. Ma se il fattore occupazionale, in questo caso diretto, è una pur logica preoccupazione della proprietà, probabilmente si presenta l’occasione buona. L’incremento dell’offerta di gioco procurerebbe anche occupazione nell’indotto turistico.