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Cesari: 'Casinò Campione, priorità è rispetto del concordato'

05 marzo 2022 - 10:35

La presidente del Casinò di Campione, Erminia Rosa Cesari, illustra gli scenari che si aprono per l'azienda all'indomani della sua riapertura.

Scritto da Anna Maria Rengo

La nomina nel novembre scorso, per un incarico tanto delicato quanto unico: compiere, assieme ai restanti componenti del consiglio di amministrazione, ossia all'amministratore delegato Marco Ambrosini e al consigliere Carmine Garzia, tutti i passi necessari alla riapertura del Casinò di Campione d'Italia, poi avvenuta, quando Omicron ha consentito, il 26 gennaio scorso.
Un obiettivo ambizioso, nella cui realizzazione in cui pochi credevano, dopo la dichiarazione di fallimento della sua società di gestione il 27 luglio del 2018, e dopo le tante vicende giudiziarie che infine hanno portato prima all'annullamento della dichiarazione di fallimento, e poi al ritorno “in bonis” della società stessa, e che è stato certamente portato avanti dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Roberto Canesi, ma pure dal Cda di fresca nomina, alla cui guida, nel ruolo di presidente, c'è ora Erminia Rosa Cesari, classe 1952 e una lunga e prestigiosa carriera all'interno del ministrero dell'Interno e ricoprendo più volte il ruolo di prefetto in diverse province italiane.

Quali sono stati i motivi che l'hanno spinta a candidarsi e ad accettare il ruolo di presidente del Casinò Campione d'Italia?

“Durante la mia lunga carriera prefettizia, nel 1992, mentre ero vice capo di Gabinetto presso la prefettura di Imperia, il Casinò di Sanremo venne commissariato. All'epoca, quando ciò accadeva, la sua gestione veniva di solito affidata ai prefetti. Il prefetto Umberto Lucchese mi volle al suo fianco nello svolgimento di questo compito e dunque rimasi al Casinò di Sanremo dal 1992 fin quasi alla fine del 1995, quando venni inviata a Biella con il compito di aprire la nuova Prefettura.
L'attività della Casa da gioco mi ha immediatamente affascinata, è un mondo che non conoscevo e quindi ho avuto modo di apprezzare il funzionamento di un'azienda contraddistinta da grande velocità decisionale, che nella pubblica amministrazione non si verifica così spesso, come pure dalla possibilità di verificare nell'immediatezza la bontà della decisione assunta. Al Casinò di Sanremo mi sono occupata dei problemi del personale, dell'ufficio fidi, e a questo mondo un po' particolare, che ho avuto modo di conoscere, sono sempre rimasta legata, in quanto l'esperienza vissuta è stata diversa dalle altre attività lavorative che ho portato avanti quando facevo il funzionario prefettizio. All'interno del casinò ho conosciuto sindacalisti e professionalità di tutto rispetto e che mi sono sempre rimaste nel cuore, pur non essendo io una giocatrice. E così, quando è capitata l'occasione, ero già in pensione da tre anni, ho pensato di partecipare al bando indetto dal Comune di Campione d'Italia per individuare i componenti del consiglio di amministrazione del Casinò. È stata una sfida ma a me le sfide sono sempre piaciute e poi l'altro elemento che mi ha spinto, al di là della tipologia dell'azienda da gestire, è il fatto che si può dare una grossa mano alla collettività. Il Casinò Campione è l'unica azienda di rilievo del territorio, e da essa derivano azioni a favore della popolazione da parte del Comune e posti di lavoro per i residenti”.

Come intende rapportarsi, nel corso del suo mandato, con il ministero di riferimento dei casinò, il Viminale, e con la proprietà, il Comune, anche alla luce del percorso concordatario ancora in corso?

“Con il Comune ci deve essere una totale sintonia per il raggiungimento degli obiettivi fissati per la Casa da gioco. La sua riapertura è stato il primo step, il prossimo sarà a giugno, e comunque gli obiettivi fissati per il Casinò hanno un interesse diretto per tutti. Per quanto riguarda i rapporti con il Viminale, per ora non ci sono problemi particolari da affrontare con esso”.

Il Casinò Campione ha finalmente riaperto le sue porte a gennaio dopo tre anni di grandissime e numerose difficoltà. Quali primo bilancio può tracciare di questo primo mese di attività e quali sono i nodi ancora da sciogliere, sia per quanto riguarda l'iter concordatario che la gestione “ordinaria” della Casa da gioco?

“Per quanto riguarda l'iter concordatario è assolutamente necessario restare all'interno del piano. Bisogna fare attenzione particolare ai costi della gestione per evitare degli esborsi eccessivi rispetto a quanto contenuto nel piano. Dall'altra parte, un'attenzione altrettanto particolare va riservata agli introiti, alla gestione del gioco, all'accoglienza dei clienti all'interno delle sale, così da offrire loro ciò che desiderano. A tale proposito, deve essere chiuso il contratto per l'affidamento della gestione del ristorante, mentre per quanto attiene l'organizzazione dei tornei di poker è necessaria ancora una riflessione su quello che sarà il partner cui verrà assegnata questa particolare attività (tant'è che è stata avviata una ricerca in proposito Ndr). Ancora, per quanto attiene la locazione degli spazi commerciali dell'edificio, stiamo ancora cercando soggetti adatti: prima che il consiglio di amministrazione si insediasse era stato fatto un tentativo ma non erano arrivate offerte”.

Per quanto riguarda la vicenda dei controllori comunali, il cui corpo non esiste più dopo la dichiarazione di dissesto dell'ente e il conseguente e radicale ridimensionamento della sua pianta organica, ci sono novità?

“Allo stato attuale non ci sono problemi, poi sarà il socio unico, perchè tutto dipende da lui in questa materia, a decidere che cosa fare”.

Pensando alle complesse vicende che hanno portato il Casinò sull'orlo del fallimento e il Comune in stato di dissesto, e che sono tuttora oggetto di una vicenda processuale, cosa auspica per il futuro dei due enti?

“Alla Casa da gioco, come a tutte le aziende, deve essere riservata un'attenzione quotidiana sulle attività e sul bilanciamento dei costi e dei ricavi, tenendo anche conto che non si può fare pubblicità della stessa. Ma i giocatori sono molto interessati anche alle attività collaterali, tipo la ristorazione attraverso la quale essi iniziano o finiscano la loro serata, o che consente di avvicinare persone che non hanno mai frequentato il Casinò. Da tenere in considerazione anche l'organizzazione di eventi particolari, come spettacoli, mostre, il che va di pari passo con l'idea che il Comune ha di considerare il Casinò non solo come un tempio del gioco ma anche come una opportunità di offrire alla collettività, non solo campionese, momenti di incontro con l'arte, la musica, la letteratura, lo spettacolo in genere. Penso che anche il sindaco Roberto Canesi abbia interesse di utilizzare gli spazi della Casa da gioco pure per offrire cultura al territorio. Il risanamento della società di gestione è una grossa sfida vinta, il Casinò non poteva restare chiuso così com'era, doveva riprendere l'attività per dare posti di lavoro, respiro e ossigeno a tutte le attività. Speriamo che il Casinò diventi 'una' delle attività presenti a Campione d'Italia”.

Prima di arrivare alla guida del Casinò Campione d'Italia lei ha avuto una lunga esperienza, in ruoli apicali e prefettizi, presso il ministero dell'Interno. Lei ritiene che esistano ancora una “questione femminile” e una identità di genere da tutelare in Italia?

“Sicuramente in alcuni settori sì, anche se io personalmente ho avuto un'esperienza fortunatamente positiva. Al Viminale, se si fa un'analisi dei prefetti in servizio, forse la percentuale di donne è addirittura più elevata degli uomini. Nell'arco della mia carriera è stata apprezzata l'abnegazione, la dedizione e ogni avanzamento è stato dettato dalle attitudini e dal merito. Non si è mai guardato all'essere uomo o donna, ma alle qualità soggettive della persona. E quando ho intrapreso la carriera prefettizia, lunga, ho quasi sempre avuto a che fare con prefetti uomini, una sola volta donna, ma mai comunque ho avuto alcun problema”.

Lei pensa che le quote rosa abbiano ancora ragione di esistere, anche nei Cda delle società a partecipazione pubblica?

“Nei ruoli apicali delle aziende nella maggior parte dei casi ci sono uomini e anche la carriera politica è intrapresa più da essi che dalle donne. Anche se non sono molto favorevole all'individuazione di quote rosa, queste significano che c'è ancora bisogno di una tutela del soggetto”.

 

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