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Bilancio Comune Campione, occhi puntati su Roma

15 giugno 2022 - 08:13

La sezione d'appello della Corte dei Conti esamina il ricorso presentato dal Comune Campione contro la bocciatura del suo piano di riequilibrio finanziario.

Grande attesa e occhi puntati sulla capitale, a Campione d'Italia. Oggi 15 giugno si discute infatti, presso le sezioni unite della Corte d'appello di Roma, il ricorso che il Comune di Campione d'Italia ha presentato contro la delibera di bocciatura del suo piano di bilancio stabilmente riequilibrato da parte della Corte dei Conti lombarda.

Si tratta dunque di una giornata cruciale per l'enclave, sia in senso amministrativo che per la collettività, perchè un eventuale rigetto del ricorso potrebbe aprire a scenari quali un possibile nuovo commissariamento del Comune. Difficilmente, tuttavia, già oggi si conoscerà l'esito del ricorso, vista peraltro la complessità degli atti in discussione, anche se probabilmente il dispositivo arriverà prima della sentenza con le motivazioni. E ovviamente, da parte del Comune, c'è l'auspicio che "vinca la ragionevolezza" e che venga dunque riconosciuta la bontà delle argomentazioni presentate a supporto del ricorso stesso.

LA DELIBERA DELLA CORTE DEI CONTI

Nella complessa delibera della sezione lombarda, la Corte dei Conti aveva evidenziato "la natura non transitoria della criticità in cui versa il Comune, che contrae anticipazioni di tesoreria per importi tutt’altro che esigui, tali da trasformarlo da strumento di correzione degli squilibri temporali in una sorta di finanziamento vero e proprio, determina un ulteriore aggravio e danno a carico del bilancio dell’Ente, costretto a sopportare il costo ingiustificato di ulteriori interessi passivi, non quantificati nella documentazione pervenuta, che si somma agli interessi sui consistenti mutui contratti.
Il ricorso all'anticipazione di tesoreria rappresenta, dunque, un indice sintomatico di incapacità da parte dell’Ente di far fronte ai pagamenti con le entrate ordinarie e la reiterazione nell’utilizzo di detto strumento (...) è senza dubbio un elemento negativo della gestione finanziaria che diviene ancora più preoccupante nel caso di specie, in quanto strumento che rappresenta uno degli elementi su cui la stessa Amministrazione comunale costruisce il piano di riequilibrio".

I CREDITI NEI CONFRONTI DEI CASINO' - Quanto al casinò, "emerge chiaramente come le risorse che dovrebbero essere trasferite dal Casinò risultino concentrate soprattutto negli ultimi anni del piano di riequilibrio e siano tutt’altro che certe, sia perché dipendono dagli utili futuri del Casinò e sia perché non formano oggetto di accordo ad oggi tra il Comune e la Casa da Gioco. Non va trascurato che questi importi al netto della parte dedicata alla spesa in conto capitale (2.700.000-1.055.000 = 1.645.000 Chf.) per gli anni 2027 – 2028 e 2029, pari a 4.935.000 Chf. costituiscono il 12 percento delle risorse destinate al ripiano del disavanzo".

La Sezione riteneva, quindi, che "le entrate con cui l’Ente prevede di ripianare la massa passiva siano in gran parte incerte, allocate negli ultimi anni del Prfp, non formano oggetto di accordo con la società partecipata, non sono, infine, sostenute da previsioni analitiche del piano industriale, che si arresta all’anno 2026. In altri termini, il piano industriale che dovrebbe rappresentare, in termini di credibilità e possibilità di realizzazione delle auspicate entrate a sostegno del piano di riequilibrio, risulta coprire soltanto parzialmente il periodo di durata del piano di riequilibrio stesso".
Quanto ai "finanziamenti erogati in passato proprio per la ristrutturazione della Casa da gioco e che hanno, in parte, causato, la grave situazione di squilibrio finanziario dell'Ente", anche sotto tale profilo "emerge la debolezza del Prfp, considerato che per l’intera durata del piano il Comune dovrà ripagare un ammontare complessivo di Chf. 17.339.966,40 alle banche finanziatrici (la somma delle rate rinegoziate dal 2021 al 2029 è pari a Chf. 11.220.429,85 per il mutuo 1 e a Chf. 6.119.536,50 per il mutuo 3), mentre, come risulta dalla Tabella alla sezione 4) nella sua risposta, il Comune prevede di ricevere trasferimenti dal Casinò soltanto per Chf. 7.343.006,12. E' di piana evidenza lo squilibrio tra il contributo della partecipata e il debito pregresso che il Comune si è accollato a vantaggio di un immobile di cui gode in usufrutto la Società partecipata fino al 2041".

Ricordando che secondo quanto stabilito dal d. lgs. n. 175/2016 Tusp in materia di società partecipate, tra i prerequisiti per il mantenimento di una partecipazione pubblica vi è la stretta necessità “per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali” ovvero “la produzione di un servizio di interesse generale”, secondo la CdC "in realtà il mantenimento della Società Casinò Campione Spa non sembra rispondere a nessuna di queste condizioni". La CdC evidenzia che "in questa direzione si muove anche il Consiglio di Stato che, nella sentenza n. 04723/2021 in merito all’art.192 del Codice degli appalti sulla legittimità del ricorso al modello di gestione in house dei servizi pubblici indica come requisito essenziale, oltre al fallimento del mercato, la sussistenza di benefici per la collettività".

E rincarava: "Solo la capacità di valorizzare un bene immobile, quale il palazzo comunale dove è collocato il Casinò, con criteri di mercato, capace di fornire un flusso di risorse, duraturo e quantificabile, potrebbe giustificare, ai sensi della norma, una società come quella in esame. Ebbene, va sottolineato che, in contrasto con quanto previsto dalla riportata norma, nel caso di specie dalla delineata programmazione emerge, nel medio termine, un flusso in direzione opposta, ossia dall’Ente al Casinò, rappresentato dagli oneri a carico del Comune derivanti dall’ ammortamento dei richiamati mutui".
Dunque, "da tutti gli elementi sopra esposti e dalla documentazione in atti, il disegnato rilancio del Casinò non risulta idoneo a supportare adeguatamente e concretamente, sotto il profilo finanziario e di certezza delle auspicate risorse, il Prfp oggetto di esame".

IL RICORSO DEL COMUNE

Da parte sua, il Comune di Campione d'Italia ha affidato agli avvocati Gennaro Terracciano e Chiara Cacciavillani il compito di predisporre e presentare il ricorso, altrettanto corposo nelle sue argomentazioni. Di seguito, i punti salienti che riguardano il Casinò, tenendo presente che ci sono numerosi altri rilievi oggetto sia di bocciatura che, appunto, di ricorso.

IL RUOLO DEL CASINO' - "Ridotta la spesa per il personale, e con la riapertura del Casinò – il cui piano industriale, valutato come attendibile dal Tribunale di Como con il decreto 15 giugno 2021, prevede consistenti flussi in entrata –, non soltanto è prevista, a partire dal 2022, la ripresa della corresponsione di contributi in favore del Comune (in via progressivamente crescente), ma i proventi da gioco saranno destinati (ovviamente dopo il pagamento da parte della procedura concordataria dei creditori privilegiati e di quelli chirografari) al pagamento del credito del Comune; infine, una volta pagata la massa dei creditori (tra i quali il Comune), l’incremento dei proventi del Casinò darà luogo, a concordato chiuso, all’incremento dei contributi da devolvere al Comune", si legge nel ricorso.

Ma secondo quanto si legge nel ricorso commissionato dal Comune, "È appena il caso di rilevare che, contrariamente a quanto afferma la Sezione di controllo, il piano industriale del Casinò, ammesso al concordato, ha sì un orizzonte temporale di cinque anni – perché così stabilisce la legge fallimentare – ma reca ben chiare previsioni a proiezione ultraquinquennale e reca specifiche clausole volte non solo al soddisfacimento dell’integrale credito maturato dal Comune, ma anche all’assolvimento dell’obbligo convenzionale di corresponsione di contributo finanziario in favore del Comune".

Nel ricorso, ben 42 pagine, gli avvocati si soffermano anche sui rilievi mossi dalla Sezione di controllo della Corte dei Conti in merito alla "affermata criticità della partecipazione del Comune in Casinò Campione Spa" e al fatto che, sempre secondo la Sezione, si è delineato un assetto tale per cui la partecipazione comunale, lungi dal realizzare lo scopo di cui all’art. 4, comma 3, t.u.s.p., anziché vedere un flusso finanziario da partecipata a Comune, “vede un flusso opposto, da Comune a partecipata, attraverso l’ammortamento dei mutui contratti dal Comune per la costruzione dell’immobile in cui la sua partecipata opera”.

Gli avvocati Terracciano e Cacciavillani sottolineano invece che è innanzitutto pacifico che “il Casinò ha sempre rappresentato la principale azienda del Comune di Campione d’Italia, arrivando a generare nel 2017 (ultimo esercizio completo) oltre 96 mln di euro di ricavi complessivi, registrando un afflusso di ingressi pari a 672.000 unità e dando lavoro a ben 492 dipendenti” (dati tratti dal ricorso per l’ammissione a concordato preventivo, ammesso dal Tribunale di Como con il decreto del 15 giugno 2021; la relativa documentazione è stata acquisita dalla Sezione di controllo in sede istruttoria).

Non solo. Ivi si legge che “il Casinò di Campione, negli ultimi anni, ha dimostrato una sostanziale tenuta, registrando ricavi da gioco stabilmente intorno o superiori a 90 mln di euro”.
L’analisi di sensitività posta alla base del piano concordatario della società mostra, inoltre, che il Casinò di Campione ha posizionamento di assoluto vantaggio nei confronti dei competitors, sia nazionali, sia svizzeri sia europei, in ragione delle sue dimensioni (si tratta del Casinò più grande d’Europa).

Sempre dagli atti della procedura concorsuale si evince che la crisi della società si è determinata per effetto di “rigidità gestionali registratesi nel corso degli esercizi precedenti, dovute anche alla convenzione con il Comune, in quanto la contribuzione dovuta dalla società era slegata dagli effettivi risultati economici della Casa da gioco”.
Riassuntivamente, nel periodo 2013-2017 a fronte di un Ebitda complessivo di 77 mln di euro, il contributo al Comune è stato pari a 105 mln di euro, per una differenza negativa di 26 mln”.

A ciò si è aggiunto – quale concausa dello squilibrio economico-finanziario della società rilevata nella procedura concordataria – “l’aumento progressivo, a partire dall’esercizio 2014, del costo del lavoro, arrivato a superare il 50 percento dei ricavi totali dovuto a un surplus di organico” (ivi).
Il piano concordatario (industriale) è caratterizzato da “radicale discontinuità rispetto al passato” in punto di conduzione aziendale – “altamente professionale e indipendente dai condizionamenti che hanno causato la crisi della società” – e da un forte riduzione dell’organico.

"Le principali assunzioni del piano, così come rilevato nella Relazione preliminare dei commissari giudiziali (prof. A. Danovi e avv. G. Minniti) sono, per quanto qui di interesse, il progressivo aumento dei ricavi, da € 41 mln dei primi dodici mesi di riapertura (si ricorda che il Casinò era chiuso da luglio 2018) a 80 mln euro dell’ultimo esercizio di piano, rispetto al dato del 2017 di oltre € 91 mln. Si tratta, dunque, di assunzione assolutamente prudenziale", si sottolinea nel ricorso.

Inoltre, "diversamente da quanto assume la Sezione di controllo, il piano concordatario prevede che il contributo in favore del Comune, stabilito a partire dal 2022, vada progressivamente implementato, in corrispondenza del recupero, da parte del Casinò, della propria capacità di produrre flussi positivi in entrata.
Si evidenzia che il Casinò, riaperto al pubblico – dopo la cessazione delle restrizioni per contrasto alla pandemia da Covid-19 – il 26 gennaio 2022, in questi primi mesi di attività ha raggiunto delle performances migliori di quelle esposte nel piano concordatario".
Appare quindi evidente che la destinazione parziale delle somme a ripiano del debito sia prudenziale e del tutto attendibile; "è infatti del tutto ragionevole – ed è comunque comprovato dai primi mesi di gestione – ritenere che le somme introitate dal Casinò saranno maggiori, derivando anche dal rimborso, ancorché parziale, dei rilevanti crediti pregressi del concordato.

È infine da segnalare in merito, evidenziano i due legali, che le somme derivanti dal Casinò, destinate annualmente a ripiano del debito, risultano comunque rispettivamente coperte dal Fondo rischi appostato (fondi di riserva e altri accantonamenti)". 

 

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