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Las Vegas, la sociologa Soligo: 'Non solo casinò, sport e cultura altri punti di forza turistici'

17 giugno 2023 - 09:16

La sociologa Marta Soligo esamina il legame tra cinema e turismo, applicato al caso di Las Vegas, città che 'vive0 di casinò ma che nel corso dei decenni è diventata una destinazione anche per gli amanti dello sport e degli eventi culturali.

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A metà tra immaginario e realtà. Il cinema rappresenta l'ipotetica linea di congiunzione tra i due poli e questo vale anche per quelle località, per quelle nazioni che sono universalmente conosciute per una qualche caratteristica. Non c'è dunque bisogno di dire che quando si pensa ai casinò, la mente vola automaticamente in Nevada e più precisamente a Las Vegas. Anche grazie ai tanti film che nel corso della storia della settima arte vi sono stati realizzati. Di tutto questo, ma anche di molto altro, parliamo con la sociologa Marta Soligo, bergamasca di nascita ma da anni residente a Las Vegas, dove si occupa di ricerche nel settore del turismo all'Unlv ((University of Nevada, Las Vegas).

Il gioco d'azzardo è sempre stata una fonte di ispirazione per l'arte, dalla pittura alla scrittura, per poi proseguire con il cinema. Si può parlare di cineturismo legato al gioco?

“Io dico sempre che il cinema è uno dei modi migliori e più efficaci per promuovere una destinazione. Basti pensare a quante persone vedono un film e a quanto il cinema dura nel tempo. Posso guardare adesso un film di James Bond girato trent'anni fa, vedere un casinò in una location meravigliosa e dire 'wow, ci voglio andare', comunque è una pubblicità incredibile e quello che gli esperti poi dichiarano è che è anche pubblicità gratis il fatto che una produzione venga nella tua location.
I casinò hanno creato una fantasia, di una location meravigliosa e di un'atmosfera di classe e uniche. Quello che è interessante poi è che i film non solo promuovono il casinò ma mi piace parlare di sistemi quando si parla di turismo. Il casinò può diventare parte del sistema perché il turista di solito non gioca e basta, ma esce, va al ristorante, al bar accanto, al supermercato vicino, al negozio di fronte.”

Quando si pensa a Las Vegas si pensa alla capitale mondiale dei casinò, a una città che ha fatto appunto dei casinò e del gioco nello specifico la sua prima e unica attrattiva turistica. È davvero così?

“Con questa domanda sfondi una porta aperta! Da anni io e i miei colleghi del Dipartimento di sociologia dell'Università, soprattutto chi si occupa di sociologia urbana parla di Las Vegas come di una città a tutti gli effetti. È una città che da sempre, come sappiamo, è considerata un grande parco a tema, non autentica, falsa, fake, questo fa pensare che quando la gente pensa a Las Vegas pensa solo alla Strip, a quella veramente piccola parte della città, piena di casinò, luci attrazioni a tema, Venezia, Roma, Parigi.
Nessuno nega che il gioco d'azzardo sia veramente importante, sia uno dei cuori pulsanti di Las Vegas, però sto lavorando su un intero progetto, nel mio nuovo ruolo all'Università, incentato totalmente sulla diversificazione dell'offerta turistica a Las Vegas. Per esempio Las Vegas è diventata una delle capitali americane, per non dire mondiali, del turismo sportivo. Già prima c'erano le scommesse sportive, ora ospitiamo la Formula 1, il Super Bowl, abbiamo delle squadre ma non solo, Las Vegas attrae turismo anche per fare sport: camminate, bicicletta, percorsi nel deserto, arrampicate, attrazioni naturali incredibili. Las Vegas non è solo la Strip ma c'è pure il distretto delle arti che si sta sviluppando con gallerie, teatri, musei, musical. L'offerta culturale di Las Vegas sta cambiando, al di là del gioco.”

Nel corso del tempo com'è cambiata la percezione dei casinò come meta turistica e come si colloca oggi il gioco nell'ambito di un'esperienza turistica?

“Il gioco d'azzardo c'è da sempre e i nelle storie dei viaggiatori troviamo sempre delle componenti di gioco. Ma parliamo degli ultimi duecento anni: i casinò all'inizio sono una destinazione d'élite per l'alta borghesia, per l'aristocrazia, nei racconti di viaggio si parla di gioco nelle località balneari dove appunto l'alta borghesia andava a curarsi. È interessante vedere come spesso dicevano di andare a curarsi per le acque terapeutiche ma poi la vera terapia era più psicologica che altro, poiché c'era molto svago, divertimento, caffè, gioco, teatro. C'erano turisti che stavano in vacanza per sei mesi, un anno. Passiamo dunque da questa visione del casinò come destinazione turistica d'élite al post boom economico, dove esso diventa una destinazione di massa, come appunto Las Vegas. La sociologia del tempo libero è troppo orientata ai paesi occidentali, pensiamo anche al ruolo del gioco in quelli asiatici, come ci fanno vedere i film ambientati lì. Si può dunque parlare di un cambiamento da turismo d'élite a turismo di massa e bisogna auspicare una visione sempre più globale. Se bisogna creare delle attrazioni per creare sviluppo territoriale, è importante capire anche le implicazioni per paesi che non sono occidentali.”

Macao, Las Vegas, Atlantic City sono dei punti di riferimento a livello mondiale per il settore dei casinò e attraggono tanti turisti proprio per la loro presenza. Venendo in Italia, dove ci sono solo quattro casinò, quanto contano o possono contare nell'offerta turistica di un territorio?

“Io vedo il Casinò di Venezia, come ho già trattato in una conferenza che si è tenuta a Oslo, non come una destinazione per il gioco d'azzardo, ma anche per il turismo culturale che può attirare turisti, che non sono minimamente interessati al gioco, per altre motivazioni. Per esempio il Casinò ospita il museo Wagner poiché il compositore è morto in quell'edificio, Ca' Vendramin Calergi. Quindi l'idea è ancora una volta la diversificazione anche dell'attrazione stessa. Il casinò può diventare, al di là del turismo del gioco, un'attrazione per qualche altro motivo. Altro esempio, quando sono andata al Casinò di Sanremo c'erano dei cartonati che richiamavano il Festival, se c'è una mostra su di esso, anche chi non è interessato al gioco il Casinò lo visita. I casinò diventano quasi musei della comunità locale perché sono testimoni della storia, hanno racconti interesssanti al di là del gioco e i loro siti menzionano spessissimo il territorio.”

Tu vivi e lavori a Las Vegas: la presenza di così tanti casinò come incide nella vita dei residenti, sia negli aspetti positivi (ricca offerta di eventi culturali, sportivi, ecc.) che in quelli negativi (criminalità, gioco patologico, ecc.)?

“I residenti spesso si lamentano del fatto che Las Vegas sia percepita all'esterno come città inautentica. Questo è in larga parte dovuto ai film, basti pensare a 'Una notte da leoni' che ha rinfrescato il marketing territoriale di Las Vegas, o anche ai video musicali che mostrano gente che beve, che diventa pazza al gioco. Anche negli Stati Uniti c'è un po' di stereotipo. Dell'offerta culturale e sportiva di Las Vegas ho parlato prima, quanto invece agli aspetti negativi, non dimentichiamo che il Nevada è uno stato particolare. Qui ci sono davvero casinò ovunque, ci sono slot ovunque e quindi l'esperienza del giocatore patologico è particolarmente dura perché ovunque vada si trova circondato da giochi, continua a ricevere mail e lettere che propongono bonus e offerte. Ciò detto, a Las Vegas si vive una vita normalissima e conosco un sacco di gente che non gioca  e che non va sulla Strip. Certo, non si può negare che il gioco abbia un impatto fondamentale in Nevada e che quindi, quando parliamo di effetti diretti o indotti del gioco sul turismo, se Las Vegas esiste è grazie ai soldi del gioco e ciascuno è 'impattato' da esso.”

In Italia il "gioco" è tema marginale della ricerca universitaria. Com'è la situazione a Las Vegas?

“A Las Vegas abbiamo l'International Gaming Institute che è uno tra i più importanti centri sul gioco d'azzardo al mondo di cui sono stata dottoranda per cinque anni. L'Igi ha un approccio inter e multidisciplinare, si fa un po' di tutto legato al gioco e ci sono diversi professori che studiano il gioco d'azzardo e che hanno connessioni in tutto il mondo, sono molto legati al Giappone, la nuova direttrice Brett Abarbanel si occupa di esports e del loro rapporto con il gioco d'azzardo. L'approccio dunque non è solo multidisciplinare ma anche internazionale. Abbiamo anche collaborazioni con la University of Nevada, Reno. Quindi sì, c'è molta attenzione e di sicuro sento parlare molto di più di ricerca sul gioco d'azzardo qui a Las Vegas che in Italia, anche se pure da voi si iniziano a vedere delle cose molto interessanti soprattutto per quanto riguarda il gioco patologico.”

LEI CHI E'?! - Marta Soligo è director of tourism research presso l’Ufficio allo Sviluppo economico della University of Nevada, Las Vegas (Unlv) ed è docente di Sociology of Leisure presso il Dipartimento di Sociologia (Unlv). Ha pubblicato articoli in diverse riviste accademiche e presentato le proprie ricerche a conferenze di numerose organizzazioni internazionali e professionali, come Unwto (Organizzazione mondiale del turismo) e Asa (American sociological association).

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