Durante quaranta anni di lavoro in una casa da gioco ho svolto diversi incarichi amministrativi e tecnici, penso di aver capito molte cose sulla produzione e sul controllo di questa, mi sono occupato di mercato e di questioni fiscali, da dirigente sindacale, di interesse per i dipendenti tecnici e di altro che non è il caso di elencare; un solo fatto non mi riesce agevole comprendere, ora cerco di scriverne.
Tempo, professionalità e ricavi sia netti che lordi. Dove è la relazione che tiene uniti questi termini? Personalmente trovo che la loro coniugazione, a livello management nelle case da gioco, sia poco presa in considerazione, questo certamente a mio parere. Tento di approfondire il discorso.
Desidero precisare che l’argomento, per quanto mi è noto, non riguarda il mercato nazionale ma solo una parte e spero si arresti.
Quando sento parlare o leggo di incentivazione all’esodo per impiegati prossimi alla pensione e al tempo stesso si pensa di assumere dei giovani o di non farlo, almeno subito, mi domando se la sola preoccupazione rimasta alle gestioni sia, eventualmente, quella di chiudere il bilancio anche con un modestissimo attivo. La strada per conseguire il minimo risultato utile pare, forse, sia quella di intervenire sul costo del personale.
Che il tempo sia denaro dovrebbe essere facilmente comprensibile in una attività dove il numero delle boules alla roulette, la velocizzazione nella partita di chemin de fer, la rarità delle contestazioni e altro di questo tipo non devono rappresentare la normalità. Allora perché si verificano certe scelte gestionali e, magari, con il placet dei proprietari? Gradirei avere una risposta! A meno che si invochi una particolare situazione, ma quale?
Logicamente intervengo, come si deduce da quanto precede, di addetti al gioco e, in particolar modo, da tavolo.
La formazione di un impiegato non è qualcosa di semplice e sbrigativo, la carriera di un impiegato inizia con, ad esempio, la roulette francese tradizionale dove impara il maneggio dei gettoni e del rastrello. Forse c’è chi pensa si tratti di cose inutili ma per accedere allo chemin de fer o al punto banco occorre saper usare la paletta quasi fosse una appendice della mano, come sostenevano a ragione gli istruttori di un tempo.
Un impiegato di roulette francese tradizionale dovrà imparare a tagliare i gettoni americani alla fair ma, cominciando da bout de table, passando al cilindro e per farsi le ossa, se è bravo, ha necessità di parecchio tempo.
La professionalità si acquisisce col trascorrere degli anni sino a conoscere e poter svolgere tutti i giochi da tavolo presenti nella casa da gioco ove presta servizio. Quello di cui abbiamo potuto leggere in moltissime occasioni e che io, inizialmente, definivo impropriamente, lo ammetto ma mi piaceva, “plurispecializzazione” in luogo di un termine certamente più appropriato: multifunzionalità.
Che, a ben vedere, non è una novità, ben che meno assoluta; viene adottata in quasi tutti i supermercati, in molte banche ecc., d’altra parte è un sano principio per non dover dire: non c’è o, forse, apre tra un pochino.
Cosa c’è di meglio in una politica produttiva come quella che si attua in una casa da gioco del poter soddisfare la domanda con una offerta adeguata e garantita? Se poi l’offerta è di qualità nel senso che il personale è valido professionalmente, tutto di guadagnato.
Cosa c’è di peggio di dover fermare la partita, e questo in qualunque gioco da tavolo, per una contestazione? L’annuncio del capo tavolo con quale comunica ai contendenti, nell’esempio si tratta di roulette tradizionale, che la partita prosegue e poi si vedrà osservando le telecamere è un fatto da non vedersi accadere se non raramente. Qualcuno mi dirà che con i gettoni di colore, sempre che ogni giocatore abbia il suo, le contestazioni non avvengono; rispondo che al tavolo i giocatori sono limitati proprio dal colore ed allora si può considerare diversamente il fabbisogno di impiegati alla fair in una scelta supportata dal costo del lavoro.
Chi ha iniziato dalla gavetta, chi ha tirato la maledetta (rastrello) alla roulette, chi ha lavorato il altri tavoli ed è arrivato, dopo l’incarico da capo tavolo e da ispettore o commissario si ritrova con l’esperienza per la direzione giochi, con la professionalità acquisita negli anni passati al tavolo da gioco e con quel bagaglio di conoscenze indispensabili per godere della stima dei dipendenti e dei giocatori.
Un tempo assai lontano si ascoltavano i discorsi degli impiegati anziani, degli ispettori che insegnavano nei corsi anche di perfezionamento; tutti o quasi dicevano che la più grande soddisfazione per un direttore era quella di chiedere all’impiegato di alzarsi perché lo sostituiva.
Era o sembrava una esagerazione ma state certi che se il direttore si fosse seduto sapeva lavorare!
A prescindere da ogni altra considerazione possibile e da tutti i motivi eventualmente adducibili, non trovo il perché di voler intervenire sul personale esperto per sostituirlo con altro da formare.
Personalmente ritengo di aver elencato una parte delle motivazioni che potrebbero indurre un gestore a riflettere su alcune soluzioni che, a prima vista, appaiono corrispondere allo scopo di incidere sul costo del personale ma, probabilmente, andrebbero valutate in termini di ricavi.
Anche il costo del personale, ivi compresi i corsi di formazione e di aggiornamento, dovrebbe, a mio avviso, rientrare negli investimenti che, nei casi in discorso, sarebbe da considerarsi alla stregua delle materie prime nelle imprese industriali.
Non vorrei insistere ma lo faccio ugualmente chiedendo, poiché non mi è possibile farlo personalmente, di controllare se la mi teoria ha un valido fondamento. Ringrazio anticipatamente chi vorrà provvedere alla verifica.