Per chi non mi conosce una premessa: ho quaranta anni di esperienza come dipendente di una casa da gioco italiana sia in campo amministrativo sia in quello tecnico; sono stato dirigente di una organizzazione sindacale e, forse, qualcuno si ricorda di me. Probabilmente, con l’età sono diventato curioso.
Ora cercherò di evidenziare tre momenti, tutti riferiti al casinò di Sanremo, che mi hanno complicato la vita nel cercare di comprenderli, non ci sono riuscito anche con tutta la buona volontà. Spero che qualcuno sappia capirli, personalmente ho ritenuto veramente difficile e complicato il da farsi tanto che ho gettato la spugna arrendendomi.
La prima. Non è molto che ho potuto leggere che per il Comune di Sanremo il rilancio del casinò è essenziale per la sostenibilità finanziaria dell’Ente, ciò nel documento unico, approvato dal consiglio comunale, di programmazione 2023 – 2025. Si legge ancora: “La specificità del Comune di Sanremo è legata alla presenza delle entrate provenienti dal Casinò municipale qualificate come entrate tributarie in forza della concessione (…) Diventa quindi essenziale per la sostenibilità finanziaria dell’Ente il mantenimento dei flussi finanziari (…) il rilancio del casinò i cui proventi negli ultimi anni sono andati via via decrescendo”.
La seconda. Ho letto con attenzione l’articolo “Casinò Sanremo, sì al rinnovo dell’incentivo all’esodo”. Trovo difficile comprendere alcune cose, molto probabilmente perché non rammento l’accordo sullo stesso tema del 2021. L’accordo rinnovato sostiene che: “consentirà risparmi all’azienda e vantaggi ai dipendenti, un atto gestionale assolutamente in linea con gli indirizzi dell’organo amministrativo e della proprietà, richiesto dai lavoratori, che potrà consentire al management di mettere in atto la tanto agognata riorganizzazione e procedere con maggiore efficienza ed efficacia alla predisposizione del piano delle assunzioni”.
L’accordo in discorso è stato siglato soltanto da tre organizzazioni sindacali.
La terza. Le organizzazioni sindacali che non intendono firmare l’accordo in questione hanno dichiarato che sono “ben consapevoli dell’importanza di avere uno strumento utile all’abbattimento dei costi aziendali, qual è appunto l’incentivo all’esodo (...)”.
Nell’accordo del 2021 queste organizzazioni oggi non firmatarie avevano domandato al Cda di inserire un impegno concreto a nuove assunzioni. Richiesta purtroppo nuovamente non accolta. Pare appunto questo un motivo del contendere. E aggiungono: “tale richiesta è principalmente a tutela della qualità dei servizi attualmente offerti, a tutela dei lavoratori in forza, a tutela della Casa da gioco stessa, che ormai necessita improrogabilmente di nuovo personale per la propria sussistenza”.
Si legge ancora che “pur comprendendo la necessità di continuare a razionalizzare le risorse, non vorremmo che il continuo svuotamento di unità si traduca in ulteriori appalti esterni, magari di quei servizi non ritenuti strategici, con conseguente diminuzione di lavoratori dipendenti direttamente della Casinò di Sanremo Spa”. Questa è la conclusione dei non firmatari.
A mio personale parere non può nutrirsi dubbio alcuno sul fatto che la qualità dei servizi, e mi permetto ancora di citare ancora una volta la Sala Diamond di San Marino, è la caratteristica più rilevante in un contesto produttivo nel quale la pubblicità specifica è vietata.
È dalla qualità dei servizi alla clientela che origina fidelizzazione, gioco di pregio che, sempre a mio avviso, è più difficoltoso reperire e lo si può fare con un adeguato incremento dell’offerta. La qualità dei servizi comporta anche il poter fruire di personale professionalmente valido che gli appalti esterni, mi pare, ben difficilmente sono in grado di produrre.
A prescindere da ogni altra possibile considerazione e tenuto conto della mia scarsa conoscenza della situazione se non quella dei ricavi di gioco suddivisi tra giochi da tavolo e giochi elettronici osservo che l’incidenza dei secondi sul totale mi pare eccessiva. Oserei pensare la quantità a discapito della qualità.
Come ho scritto non rammento l’accordo del 2021. Quindi, se possibile, sarei curioso di conoscere se l’incentivazione all’esodo comprende tutto il personale o se è rivolto ai soli addetti al gioco. Probabilmente si parla di tutto il personale, forse in maggioranza tecnici. È forse ritenuto più che necessario, ai fini della riorganizzazione, assumere giovani? In questo modo valuto quanto già riportato in precedenza: “un atto gestionale assolutamente in linea con gli indirizzi dell’organo amministrativo e della proprietà, richiesto dai lavoratori, che potrà consentire la tanto agognata riorganizzazione e procedere con maggior efficacia ed efficienza alla predisposizione del piano delle assunzioni”.
Sicuramente non desidero conoscere il piano di impresa 2022- 2025 e mi chiedo se il rilancio, nel quale la riorganizzazione appare la parte dominante, dipenda come pare dipendere, naturalmente per me, dal fattore nuove assunzioni.
Se, invece, fosse l’incremento dei ricavi derivanti dai giochi da tavolo che si vuole raggiungere, non è agevole comprendere come lo si possa realizzare con personale meno esperto e professionalmente valido. Mi stupisce, e non poco, la poca considerazione dell’immagine che il dipendente palesa dell’azienda alla quale è legato in forma continuativa. Ciò a mio avviso è quanto mi sento di rilevare forse per quanto richiamato in premessa.
È solo una mia personale convinzione ma per avviare un rilancio non esistono tante strade e passare a una maggiore incidenza dei giochi da tavolo sul totale dei ricavi la ritengo una via obbligata. Rammento, nell’occasione, la rilevanza dei proventi accessori quale conforto al costo del personale.
Non posso e non voglio pensare che l’utile sia ottenibile solo dalla riduzione dei costi, in specie quello per i dipendenti, come è già avvenuto, e non sia, invece, considerato l’incremento dei ricavi. È fattibile e possibile, almeno ci si può provare.