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Bacchetta: 'Speranza riapertura Casinò, ma niente come prima'

13 luglio 2019 - 07:15

Germano Bacchetta, ex dipendente del Casinò Campione d'Italia, esprime i suoi auspici per la riapertura della Casa da gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo

“Questo primo anno di chiusura del Casinò l’ho vissuto con grande tristezza, ovviamente l’angoscia e l’ansia hanno contraddistinto tutte le mie giornate. Il vedere ogni giorno il Casinò chiuso, non mi ha permesso di distogliere un attimo il pensiero della perdita del mio posto di lavoro a cui ero tanto affezionato”.

Questo lo stato d'animo di Germano Bacchetta, ex addetto marketing clienti del Casinò, che racconta: “Ho passato trent’anni della mia vita come dipendente del casinò e non avrei mai e poi mai immaginato che un giorno l’azienda che amavo moltissimo, potesse chiudere... anche se da qualche anno comunque eravamo tutti consapevoli delle grandi difficoltà in cui si trovava la Casa da gioco. Ecco perché nel 2012 fu siglato un contratto di solidarietà: proprio per salvare quei famosi 210 esuberi proposti dall’amministratore di allora, Carlo Pagan e con esso l’intero sistema paese. Quello doveva essere un momento di ripartenza e di fiducia in un futuro che senza dubbio non era affatto roseo, ma alla fine, nonostante i numerosi e pesanti sacrifici durati fino allo scorso anno, il risultato finale è arrivato come un fulmine a ciel sereno con il fallimento del Casinò e l’immediata chiusura, un vero colpo per chi ci ha sempre creduto. Il giorno della chiusura, 27 luglio 2018, ero al lavoro, quando mi chiesero di uscire in quanto venivano apposti i sigilli da parte dei curatori fallimentari, in quel momento mi è crollato il mondo addosso. Alla mia età, 52 anni, non riesco a immaginare come reinserirmi nel mondo del lavoro. Non ero mai entrato prima d’ora in un ufficio di collocamento e quando vi sono stato non ho potuto trattenere le lacrime. A volte mi sembra di vivere in un incubo, illudendomi di svegliarmi presto. Ora vivo nella speranza di una prossima riapertura che spero al più presto, pur rendendomi conto che nulla sarà più come in passato”.

Di cosa vive oggi? E di cosa vivono i suoi concittadini?

“Oggi vivo dell’indennità di disoccupazione italiana che, purtroppo, a Campione d’Italia, territorio caratterizzato dal carovita svizzero, non mi permette di far fronte a tutte le esigenze primarie. I miei concittadini residenti in Campione d’Italia vivono anch’essi con grande difficoltà. Parte delle poche attività presenti nel paese sono state obbligate a chiudere a causa della gravissima crisi conseguente alla chiusura del Casinò. I dipendenti comunali non percepiscono lo stipendio da ormai più di un anno. La chiusura della Casa da gioco ha comportato l’impossibilità di trasferire il denaro necessario al Comune affinché possano essere soddisfatte le esigenze primarie dei cittadini, nonché il pagamento degli stipendi ai dipendenti. I pensionati, un altro tasto doloroso, non ricevendo più alcuna integrazione pensionistica dal comune, con la mera pensione si sono trovati ai limiti dell’indigenza".

C’è il rischio, secondo lei, che la comunità sia destinata a morire?
 
"Non voglio nemmeno immaginare che il mio paese possa morire e mi impongo di non cadere assolutamente nel pessimismo. La speranza, credimi, è quello che mi dà la forza di andare avanti e di affrontare ogni giorno".
 

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