La difficile ripartenza dei casinò italiani dopo il lockdown
L'esperto Mauro Natta analizza il difficile momento vissuto dai casinò italiani nel periodo successivo alla chiusura forzata.
Quanti risultano i ricavi dei casinò italiani appena riaperti e quale la qualità? Sicuramente non si possono esprimere che opinioni; non disponiamo di alcun precedente, le risultanze di questi pochi giorni probabilmente consentono una prima indicazione di come il trend possa evolversi, di quali azioni intraprese sono state le più fruttuose e, ed è questa un importantissimo rilevo, la qualità sia della domanda sia della partecipazione.
Non pare che ci possa nascondere, più che altro per il prosieguo dell’attività, che la limitazione dell’uso del contante può aver influito e possa continuare a farlo sul trend del mercato. Correre, eventualmente, allo studio di rimedi alla nuova situazione sarà un compito al quale nessuna gestione potrà sottrarsi.
Non ritengo si possa nascondere che l’obbligata lentezza della partita, chi più chi meno, ha prodotto un calo nella produttività solitamente coniugabile con la velocità e precisione di esecuzione. Questo è una conseguenza logica delle modalità imposte giustamente dai protocolli. E’ più che una certezza. La situazione attuale dopo la riapertura non è la sola ma è ben altra cosa di quella precedente.
Ma lasciamo la storia e torniamo a una situazione che ci vede reduci da una guerra o, forse, da una prima battaglia da considerarsi vinta.
Mi permetto di esporre una proposta applicabile alla attuale situazione. La concessione alla casa da gioco è indubbiamente del Comune e la gestione può essere affidata nella forma che meglio si crede ad una società a capitale misto. E’ più che normale che da parte pubblica, a tutti i livelli, siano messi in azione tutti i mezzi per accertare le qualità del capitale privato. Al Comune rimane la partecipazione di minoranza e l’obbligo del controllo e della soddisfazione di ogni clausola contrattuale.
Un CdA formato da esperti del ramo, un Ad di nomina della maggioranza e un ristretto numero di persone alle quali affidare la politica produttiva ecco l’indispensabile. Il personale, invece, è già disponibile, forse si renderà necessario adeguarlo al nuovo; ma ciò che rileva maggiormente è la professionalità dello stesso, la conoscenza della clientela di due anni or sono e la concreta possibilità di incrementarla. Mi sento obbligato a ripetere ciò che diceva mio nonno: il porto lo fanno i marinai. Il materiale è, salvo qualche piccolo intervento di revisione, presente in azienda e, reperito quanto indispensabile capitale e forma esecutiva, non pare esistano condizioni ulteriori per prendere tempo. In tema di attrezzatura di gioco perché non imitare la partecipazione societaria che hanno fatto altri? Mi viene a mente la Casinos Austria. Chi di dovere dovrebbe intervenire esprimendosi sui tempi e sui modi, gli abitanti di Campione hanno il diritto, mi pare, di conoscere il loro futuro.